sabato 17 maggio 2003

17 2 0
                                    

Il sabato successivo, si ripresentò un canovaccio simile. Eravamo tutte insieme a ballare alle Indie quando improvvisamente, Cinzia piombò su di noi muggendo che non riusciva a trovare Simone.

Valeria, forse senza molto tatto, le rispose «Badalo meglio, Simone tuo.»

Cinzia replicò iniziando a sfogarsi su Valeria in modo abbastanza acceso.

«Ma te non ce la fai proprio mai a stare zitta?! Hai sempre quegli abitini ridicoli e quegli atteggiamenti provocanti. Ti giuro, non avrei mai voluto dirlo, perché io sono dalla parte della massima libertà. Ma, miseria santissima, non sai che c'è qualcosa chiamato decenza?» esordì, visibilmente irritata.

Cinzia non si placò, proseguendo le sue lamentele, accusando Valeria di attirare troppo l'attenzione, e il motivo principale di tutto quello sfogo era evidentemente Simone, il suo ragazzo.

Valeria, visibilmente offesa, perse lo smalto serafico, e cercò di difendersi.

«Ma che c'entro io? Ognuno è responsabile delle proprie azioni, Cinzia. Mi metto quello che mi pare, e tutte possono mettersi quello che pare loro. Nessuna si mette l'abito da monaca solo perché Simone non sa controllarsi, chiaro?»

«Chiaro per nulla, la dovete piantare di sbattergliela in faccia ogni santo giorno! Io sono arcistufa, capito?!» replicò con la voce rotta.

Fu a quel punto che la portai via, capendo che non ce l'aveva con Valeria ma evidentemente con il genere femminile che sfortunatamente il suo moroso amava così tanto e che lei rappresentava così bene con quella cosina minima che aveva addosso.

Lasciai il nostro gruppo diviso tra chi appoggiava Cinzia e chi sosteneva Valeria, portandola fuori, a prendere un po' di aria.

«Cinzia, ok, adesso cerchiamo di stare serene, ok? Cos'è successo stavolta?» le chiesi.

Lei mi guardò con gli occhi ormai bagnati.

«La Debby gira col Eros certe sere» mi disse, dandomi tempo di contestualizzare.

C'era stato un momento in cui io e Debby, assieme alla Torricelli, avevamo girato molto assieme, ma da quando avevo iniziato l'università, ci eravamo un po' perse, dato che lei era rimasta a Cervia a lavorare.

Eros era un conoscente stupido di Lorenz che frequentava anche Simone. Anzi, a quanto pare ci girava abbastanza in quel periodo, osservando i malestri che combinava in giro, soprattutto per quanto riguardava le ragazze.

«La gente mi dice che Simone continua a passare le serate a fermare ragazze, spesso mezzo ubriaco» mi disse, con la voce tutt'altro che ferma, «E queste ci stanno. E lui, beh, lui è mezzo ubriaco quando succede, e manco si ricorda cosa combina!»

Iniziò a piangere più copiosamente, così la abbracciai, cercando di calmarla.

«Io, io Stefy, io non ce la faccio. Non ce la faccio a stare ai suoi ritmi, con l'università e lo studio. Io non ce la faccio a farci quelle cose, le chat erotiche... Io... Io vorrei solo che sparissero tutte le ragazze dai suoi paraggi, vorrei che non esistessero le Valeria del caso!»

Fece una pausa tirando su col naso.

«Io non ho nulla contro la Vale, ma santo cielo, manca solo che si condisca con olio e sale ed è pronta per farsi mangiare cruda! Io... non avrei mai pensato di dirlo, ma preferivo quando stava tappata in camera a farsi i suoi viaggi nelle chat! E di Valeria quante ce ne sono? Quante non gliene frega nulla della situazione che si trovano davanti?»

«Cinzia, io ti capisco. Ma tu devi parlare con Simone, non puoi pensare che le ragazze spariscano, o che si informino prima se ha la morosa» provai ad abbozzare.

«Stefy, io ci parlo di continuo! Ma non basta! Tu non puoi capire veramente la situazione. E' complicata e nemmeno io so esattamente com'è nella realtà. Ma è complessa e non è come sembra.»

«E come sembra?»

«Sembra che la Cinzia ha un sacco di corna perchè Fara gliele mette. O sbaglio?»

Era vero, era una sorta di segreto di pulcinella, che persino Lorenzo a volte aveva accennato: Simone, da quando Cinzia si era trasferita a Bologna, era un'anima in pena, e nell'ultimo mese aveva combinato qualche disastro con qualche ragazza che evidentemente non sapeva che fosse occupato. Puntualmente era lui che, sebbene minimizzando, aveva confessato quello che aveva combinato, dicendo che gli era letteralmente impossibile controllarsi.

«Cinzia, a me non frega delle corna, frega che tu stia bene, e tu in questo momento non stai bene, tu devi fare qualcosa soprattutto per te stessa. Poi a Simone penserai dopo.»

«Non riesco a pensarmi separata da Simone. E la gente può pensare quello che vuole, ma quelli che lui mi fa... io sono sicura che non sono tradimenti. Sono un'altra cosa, non so cosa, ma sono un'altra cosa.»

Prese una lunga pausa.

«Ti invidio un sacco» mi disse poi, «Perchè tu hai la giusta misura con Lorenzo. Anche io all'inizio mi sono domandata cosa c'entravi tu con lui. Ma mi devo ricredere. Vorrei che noi fossimo come voi.»

Avrei potuto rispondere qualsiasi cosa come «Eh ma mica è tutto rose e fiori», invece stetti zitta, e la abbracciai, domandandomi nel frattempo se ero io che abbracciavo lei o viceversa. Mi sentii una stronza ipocrita, ma me ne stetti zitta, pensando che forse non fosse quello il momento più adatto per raccontare a lei che tutto il mio "invidiabile" rapporto era costruito su un falso sentimento.


ChimeriqueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora