Se dovessi scegliere un giorno rappresentativo per dare l'idea di quanto fosse osceno il comportamento dei miei verso di me, sceglierei Natale, e se dovessi scegliere tra tutti i Natali, sicuramente sceglierei quello.
Non riuscendo a mettersi d'accordo su chi doveva "avermi" a pranzo, chiesero direttamente a me.
Vi rendete conto? Gli psicologi scrivono trattati sul perché vanno evitate ai bambini domande come «Vuoi più bene al babbo o alla mamma?» e a me chiesero con chi volevo pranzare a Natale.
«Vado all'orfanotrofio a farmi adottare» risposi lapidaria, e accesi l'ennesima discussione, tanto che me ne andai dalla stanza e per la prima volta nella mia vita mi chiusi in bagno e urlai. Non urlai nulla in particolare, semplicemente urlai, così vennero a vedere se per caso non mi fossi mozzata una mano, dati gli strepiti che feci.
«No, stavo solo cantando» risposi, cordialmente ironica.
Così, e ve lo giuro, decisero da chi dovevo andare tirando una monetina. La fecero tirare a me. Uscì mia madre, che esultò di più di quando veniva a vedere le mie partite a pallavolo.
Passai un sacco di tempo con Lorenzo, ma non bastava, perché lui doveva lavorare ed i suoi giorni completamente a casa furono pochi. Il soggiorno natalizio a Cervia fece piuttosto schifo e fu molto diverso da quelle cose festose ed innevate che si vedono nei film.
Mi chiusi per lungo tempo nella camera a casa di mia madre. Non avendo molto da fare, mi misi a spulciare tutte le cose che avevo ancora in giro per cassetti e mensole, trovando il pacco di cose di Barcellona.
Mi fece strano che di Barcellona avessi parlato in lungo e in largo senza far vedere a nessuna quelle poche polaroid e nemmeno i biglietti sgualciti che avevano segnato le mie tappe di ritorno.
Poi il destino mi lanciò un segno: nel biglietto di Beziers trovai i recapiti di Melanie. Non la sentivo da un sacco di tempo. Chissà se aveva ancora quel numero, se abitava ancora con i suoi. Magari era andata altrove all'università.
Era il 28 dicembre, andai in biblioteca e le scrissi una mail nel mio inglese maccheronico, ringraziandola per tutto quello che aveva fatto, scusandomi per tutto il tempo che avevo fatto passare e dicendole che erano successe tante cose e, comunque, per quella storia di me e Vale, non ero approdata a nulla e anzi, l'amicizia si era miseramente ridotta. Infine le chiesi dove abitava perché volevo rimandarle indietro i soldi del biglietto.
Appena cliccai sull'invio, mi assalì l'impressione che stessi tradendo Lorenzo e che stessi in un certo senso tradendo anche Vale, a cui avevo detto che quello di Firenze era stato un episodio isolato a causa dello stress che mi aveva prodotto la mia famiglia.
Ma lo stavo tradendo veramente?
Li stavo tradendo veramente?
E che cosa era successo in quei mesi tra il momento cui mi ero accorta di avere una vera e propria cotta per Valeria, e i giorni successivi a Firenze, in cui mi ero arresa all'evidenza che tutto quello era stato solo una parentesi, e che era meglio tornare a fare la vita di prima.
Parentesi.
Era meglio.
Mi guardai dentro. Veramente avevo contattato Melanie solo per rimandarle indietro qualche euro e sentire come se la passava?
Melanie mi aveva baciata, mi aveva toccata, e se non fossi fuggita a gambe levate, chissà come sarebbe andata. Melanie era stata la personificazione della mia adolescenza: un casino, ma di quei casini che ti accarezzano, ti baciano, e tu ne vorresti ancora, perchè sì, sai perfettamente che è un casino, un frullatore, un modo per ferirsi, e lo sarà anche domani e dopodomani e tutti i giorni a venire, ma una volta svanito, ti manca, pazzescamente.
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«Lore, ho ritrovato a casa i contatti di una ragazza che avevo incontrato a Barcellona e che mi ha aiutata a tornare indietro in tempo per il compleanno di Vale. Le ho scritto, è passato tanto tempo, mi sono dimenticata di mandarle i soldi che mi aveva prestato per il biglietto.»
«Meglio tardi che mai» rispose lui, mentre stavamo per infilarci al cinema.
Mi sentii molto più sollevata. Così azzardai.
«È stata molto gentile, veramente. Mi ha fatto dormire da lei, lo sai?»
«Ci sono persone che sono buone di natura. Fattene una ragione Stefy» mi sorrise mentre comprava gli orsetti gommosi.
«Secondo me le piacevo.»
«Chiamala scema. Sei la ragazza più fantastica dell'universo» mi rispose, senza apparentemente fare una piega.
«Lore, sei meraviglioso. Sono felice che tu non abbia problemi con gli orientamenti sessuali.»
«Con i gay e tutto il resto, dici?»
«Eh, si.»
«Ma figurati quanto mi interessa di cosa fanno. Una volta ha detto il mio capo che è andato a casa di una tipa con il water intasato, smonta tutto e dentro c'era un cazzo finto. Lei s'è messa a ridere, ridere, ridere e ha detto "Ecco dov'era il mio moroso, pensavo che mi aveva lasciato".»
«Ma sul serio?» chiesi sorridendo.
«Giuro. Cioè, me lo ha raccontato lui. Quindi vedi? Ormai ognuno fa quello che gli va, solo i preti pensano il contrario.»
Beh, onestamente non capii bene come lui avesse collegato l'omosessualità ai giocattoli sessuali, ma comunque mi sollevai dal sentirmi che non lo stavo in qualche modo tradendo.
Dopo capodanno Melanie mi rispose ed iniziò un breve scambio di mail con lei che voleva sapere tutto su come stava andando tra me e Vale. Insistette perchè installassi MSN perchè con le mail ormai non si trovava più bene e la messaggeria istantanea secondo lei era meglio.
E così, incalzandomi, mi obbligò a spiegarle meglio tutta la mia storia con Vale, riempiendomi di parole di consolazione per come era andata a finire ma anche di "consigli" per superare questa fase e trovare una ragazza adatta a me. Ipocritamente, omisi di dire che avevo un ragazzo, così mi chiese se avevo voglia di andare da lei, che frequentava l'Université de Montpellier-1 e manteneva completamente i suoi studi lavorando in un non meglio identificato complesso sportivo come preparatrice.
Cercai di divincolarmi dal problema, perchè mi resi subito conto che era un problema e stupidamente lasciai cadere il carteggio per qualche giorno.
Melanie non era stupida, tutt'altro, e quando ormai ero già tornata a Bologna mi chiese se c'erano dei problemi. Si era solo permessa di chiedere, perché in fondo ero stata io a ricontattarla.
E così, le raccontai tutto, anche le parti che avevo omesso. I morosi e il mio momento attuale. Pensavo che mi esplodesse in faccia dicendo che stavo facendo l'ipocrita e la finta, e una serie di altre cose. In realtà si limitò a chiedermi se io amavo veramente Lorenzo, mi chiese di non risponderle subito, di pensarci un po', e di darmi una risposta onesta, e qualsiasi risposta avessi dato, lei non mi avrebbe giudicato, non si possono mai conoscere del tutto le vicende altrui e quindi non ci si può ergere a giudici.
Ma io non aspettai se non un giorno, le scrissi che amavo Lorenzo, era insostituibile e riusciva a stare alla giusta distanza da me, sopportando il mio carattere testardo e a volte prevaricante. Era una agiografia del mio ragazzo, me ne rendo conto, perché anche Lorenzo aveva i suoi difetti, ma erano cose che passavano in secondo piano di fronte alla sua incondizionata fede in me.
Lei rispose con la massima serenità, dicendo che i sentimenti non hanno etichetta, mi augurava tutta la felicità del mondo e sperava di rivedermi al più presto con il mio Lorenzo, ribandendo il suo invito ad andarla a trovare. Le promisi che ci avrei pensato sicuramente, magari in primavera.
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Chimerique
RomanceStefania, o Stefy, per chi la conosce, ormai ha terminato le scuole superiori e si è trasferita a Bologna. Sembrano lontani i colpi di testa dell'adolescenza, ma la vita a volte fa strani giri.