CAPITOLO 4

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Harry James Potter sedeva alla sua scrivania, esaminando le pergamene con i rapporti dei suoi sottoposti con attenzione. Era molto soddisfatto della sua vita, sollevò lo sguardo per sorridere alla foto in movimento che teneva incorniciata. Ginny e i loro tre figli lo salutavano, con un gesto della mano. James, Albus e Lily stavano crescendo in fretta. I due maschi erano entrambi a Hogwarts e presto anche Lily avrebbe iniziato la scuola di magia. Sua moglie, era stata a lungo una giocatrice professionista di quidditch, ma si era ritirata da un paio d'anni e ora lavorava come reporter per la Gazzetta del Profeta. Quando i figli erano ancora piccoli, la famiglia Potter era solita trascorrere ogni domenica alla Tana dei Weasley, che erano da tempo per lui una vera famiglia. I figli di Hermione e Ron, ora anche loro a Hogwarts, lo avevano sempre chiamato zio Harry. Dalla fine della guerra, aveva vissuto una vita tranquilla e serena, stimato e rispettato da tutti. La sua pacatezza e la sua calma non finivano mai di stupire chi lo conosceva da sempre. Era infatti stato un ragazzino piuttosto impulsivo ed indisponente, refrattario alle regole e a volte ribelle. Ora, era il prototipo del marito perfetto e del padre amorevole. Ginny si sorprendeva, sempre, dell'infinita pazienza di Harry con i loro tre figli. Aveva realizzato il suo sogno di diventare Auror, dimostrando anche sul lavoro insospettabili doti di lungimiranza e diplomazia che i suoi superiori avevano sempre apprezzato. Da un paio di mesi era stato promosso a capo del suo ufficio e nessuno ne era stato sorpreso. Era in ottimi rapporti con tutti i colleghi, si comportava sempre in modo rispettoso e cordiale con i superiori. Il suo amico Ron, che dopo un breve periodo come Auror lavorava ora con il fratello al negozio di scherzi, lo fissava spesso con la fronte corrugata chiedendogli: "Ma come fai, Harry?". Il bruno si limitava a scrollare le spalle, mentre il rosso continuava, prendendolo in giro: "Sei così perfetto che non sembri umano! Non litighi mai con Ginny, passi ore ad ascoltare i tuoi figli, sul lavoro sei concentrato e non ti lamenti mai! I miei genitori non fanno altro che lodarti, per non parlare di Hermione! Sono geloso, amico mio!". Alla fine, i due ridevano insieme, seduti a bere una burrobirra o sugli spalti di una partita di quidditch.

Era soddisfatto della sua vita, certo. Aveva tutto. L'affetto della famiglia, la compagnia degli amici, le soddisfazioni di un lavoro che amava. Ma era tutta una questione di equilibrio: la luce e il buio, il bianco e il nero, l'amore e l'odio. Per bilanciare il bagliore accecante dei suoi successi, per scacciare il senso di soffocamento e costrizione che a volte lo coglieva, aveva un segreto. E non si sentiva per niente in colpa, nel tenere nascosta una parte di sé. Era un male necessario, che lo rendeva la persona che era. Si sentiva come se la sua esistenza fosse divisa in due, mostrava in pubblico la sua parte migliore mentre relegava quella meno gradevole agli incontri clandestini con Malfoy.

LE COLPE DEI PADRI - DRARRY FANFICTIONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora