Terzo Capitolo

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'Aiuto, l'ho fatto di nuovo

sono stata qui molte volte prima di adesso

mi sono ferita di nuovo, oggi

e, la parte peggiore è che

non c'è nessun altro a cui dare la colpa'

-Sia

Si dice che ciò che non ti distrugge ti fortifica. Ma come la mettiamo se sei stata tu stessa a distruggere tutto ciò che in precedenza ti fortificava? Come la mettiamo se tutto quello che avevi costruito nella tua vita,tutte le tue aspettative, tutte le tue vittorie, i tuoi successi, la tua felicità l'avessi fatte sparire in un attimo? Tutto raso al suolo, tutto piatto e vuoto,che lascia dietro di se solo un grandissimo silenzio interiore, che lascia dietro di se una solitudine immensa e un dolore incontrollabile, quello che sento io ogni volta che mi ritrovo qui, nella mia camera, con le sbarre bianche e blu alla finestra, questa camera che non lascio da due giorni, nessuno ha aperto quella porta, nessuno mi ha chiesto come mi sento. Questa situazione inizia a starmi stretta,è incontrollabile e fa male,davvero male.

Non è vero che il tempo aiuta a perdonare, probabilmente aiuta se la persona da perdonare non sei tu stesso,perché in questo caso e nel mio caso, riesci solo ad odiarti,ogni giorno di più.

"Se quel pupazzo potesse parlare probabilmente ti pregherebbe di smetterla di torturarlo"

Alzo lo sguardo verso la porta Hannah è sulla soglia.

"Ma non parla,quindi posso torturarlo quanto voglio."dico sedendomi sul letto e appoggiando la mia schiena alla spalliera di quest'ultimo. "Che cosa ci fai qui?"

"In tutta sincerità sono la tua infermiera posso venire quando voglio e poi volevo sapere come stavi" mi guarda.

"Davvero?"la guardo.

Annuisce lentamente. Odio quando fanno cosi,tutte le persone fanno così quando parlano con me, annuiscono piano,hanno lo sguardo insicuro, abbassano la testa e sorrido lievemente, come se avessero paura di una mia reazione alle loro parole, come se potessi esplodere da un momento all'altro e travolgerli nella mia pazzia. Beh non è così,quindi perché lo fanno?

Mi verrebbe da urlare ma ricordo a me stessa che non è il momento e il luogo adatto,quindi come sempre tengo a bada quest'istinto.

"Hannah dove sei stata questi due giorni?" la sfido.

"Non fare questo gioco con me Abbie,non metterla su questo piano."

"Scherzi vero?"

Eccola di nuovo,abbassa lo sguardo.

"Dov'eri quando in questi due giorni la mia attività principale era passare dal letto alla sedia ,dalla sedia al bagno e dal bagno di nuovo a letto?" serro gli occhi per poi riaprirli. "Ti chiedi come sto? Come dovrei stare Hannah? Ho dato di matto un'altra volta d'avanti a mio padre e a una decina di sconosciuti,ho bruciato forse una delle poche opportunità per uscire da qui."

"Non dire così, non è stato ancora deciso nulla."

"Hanna,è così ormai, è chiaro, sono stata lasciata in isolamento per due giorni,non dirmi che avevi da fare perché poco ci credo." "Quella maniglia non ha mai girato,il cibo mi veniva messo sulla scrivania mentre dormivo e lo trovavo freddo al mio risveglio,sembra di essere ritornati a tre anni fa, so di aver sbagliato,forse merito questo come punizione." Mi fermo per poi continuare. "Almeno ditemelo, non lasciate qui ignorando la mia esistenza."

"Abbie,questa non è una punizione, per quanto difficile ti possa sembrare,tu non meriti nessun tipo di punizione." Mi guarda,finalmente. "Ti abbiamo lasciato qui per darti il tempo di realizzare e di ritornare in te dopo l'accaduto."

"Beh ci siete riusciti,mi odio peggio di prima." Questa volta sono io ad abbassare la testa e ad avere la voce tremolante.

"Alzati da quel letto, ti porto a fare una passeggiata" va verso il mio armadio "Metti questo,ti aspetto fuori la porta." Mi passa un maglione bianco largo e leggins nero lungo.

Mi alzo e vado a lavarmi in bagno, indosso i miei abiti puliti, raccolgo i miei capelli in uno chignon disordinato e metto le mie vans nere.

Hannah mi prende sotto al braccio e mi guida nella sala ricevimenti,verso l'esterno dell'edificio e più precisamente verso il portico bianco,adiacente alla fontana.

C'è un sole fortissimo,e produce sul marmo della fontana,piccoli cristalli a contatto con l'acqua. Ci sono dottori,infermieri,pazienti anziani e giovani forse alcuni pure più giovani di me. Dopo una passeggiata ,lungo un sentiero adiacente alla struttura che mi ospita,io ed Hannah ci sediamo su delle panchine poste sotto un immensa pineta.

"A volte, quando tutto il lavoro che svolgo in una sola giornata è troppo difficile da sostenere,vengo qui,mi siedo sotto quell'albero li giù." Mi indica l'albero. "Chiudo gli occhi e mi rilasso completamente,faccio finta che il mondo che mi circonda non esisti per qualche secondo,provo ad essere per un po' un'altra persona e credimi funziona."

"Dovresti provare a restare rinchiusa per qualche giorno in una delle camere." Cerco di essere suggerire. Mi guarda incuriosita e un po' infastidita,decido così di spiegare la mia affermazione.

"Quando sei rinchiusa tra quattro mura,il tempo intorno a te si congela completamente, il mondo attorno a te non esiste per davvero,esisti solo tu, i tuoi pensieri,i tuoi sogni e le tue speranze."

"E sai cosa Hannah? Ho sognato tanto in questi tre anni, davvero tanto,credimi, ho sognato quella notte,potevo controllare tutto,come se avessi in mano un telecomando e potessi mandare avanti e indietro la storia a mio piacimento, ho bloccato di scatto la scena proprio in quel momento e mi sono messa io al suo lato,ho sognato di un mondo senza me,ed era meravigliosamente perfetto. Ho sognato di poter uscire da qui e di affrontare finalmente ciò che c'è fuori,ed ho sperato che non facesse così paura come in realtà mi fa." "Poi,però, sono tornata alla realtà ed ho capito che non posso scappare da quella che sono e Hannah sono così, malata di non so quale malattia mentale,non posso cambiare quella che sono stata, una figlia modello,una sorella presente ed una fidanzata amorevole,non sono più così,ho provato a cambiare qui dentro e prima di quest'ultimo episodio pensavo di esserci riuscita,ma non è stato così,puoi sforzarti quanto vuoi niente e nessuno cambia ciò che sei,mai."

"Perciò puoi solo convivere con il disprezzo che hai contro te stessa e con la continua paura che il passato prima o poi torni e ti sommerga trascinandoti con se."


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