Poesia n°3

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Torno a passi svelti nel laboratorio della scientifica, senza guardarmi attorno per via del fatto che mi sento frustrato e disgustato dalla situazione appena avvenuta e faccio quello che faccio sempre quando i pensieri o le emozioni mi sfuggono di mano, lavoro, così da chiudere fuori tutto ciò che non è necessario. Quando arrivo ed entro nell'anticamera del laboratorio, faccio un rapido accenno di saluto al dottor Hoffmann e prendo i guanti mettendoli con delicatezza. Entro nella stanza bianca e asettica con lo sguardo rivolto sul diario, mi avvicino con grandi falcate e alla fine lo apro.

29 marzo

«Bellissimo fiore.
Dolce germoglio di primavera,
ti verrò a trovare questa sera.
Tra le mie fauci,
piccolo coniglietto correrai
e mai più da me via scapperai.
Da quella bella finestra
io ti guarderò,
ed infine io ti prenderò.»

"Cosa cazzo ho appena letto?!" Sgrano gli occhi, il cuore mi batte all'impazzata nel petto e scuoto la testa. "Lui l'ha presa addirittura prima di aprile, l'ha rapita già a marzo e non come sospettavamo, non l'ha rapita per strada, ma l'ha prelevata direttamente da casa sua..."  Raggelo e chiudo il diario, fissandolo per qualche istante ancora sconcertato, dopodiché esco dal laboratorio con il viso ancora impallidito; Hoffmann mi vede, e notando la preoccupazione e la rabbia sul mio viso, mi afferra la spalla. Mi giro a guardarlo, con espressione furibonda, poi mormoro in tono grave.
-Cosa vuoi, Hoffmann?-
-Cosa voglio? Che diamine ti sta succedendo, eri già arrivato nervoso, e ora stai correndo fuori come un tornado, che hai?-
-Oh, bhe, si dia il caso che avevamo sbagliato tutte le nostre congetture, la ragazzina non é stata rapita i primi di aprile, é stata rapita la notte del 29 marzo, e non solo dannazione, quel maniaco le é entrato in casa.-
Hoffmann sgana lo sguardo a sua volta, confuso, e poi lo abbassa con quel suo fare pensieroso di quando qualcosa non gli torna.
-Non é possibile, i testimoni oculari che sono stati interrogati dicevano di averla vista di giorno mano nella mano con un uomo i primi di aprile.-
-I testimoni oculari avevano preso un palo per un cazzo evidentemente, perché dentro quel diario c'è scritto che lui l'avrebbe presa il 29 marzo.-
Lui scuote la testa e alza gli occhi al cielo.
-Heinrich, é una dannata poesia, Müller potrebbe aver scritto qualche cazzata che stava nella sua immaginazione, io consiglio di far leggere il diario anche agli esperti, qualche psichiatra ci aiuterà, non credi?-
-Hoffmann, non ho tempo per questo, ok? Devo parlare con i miei agenti e far controllare la casa della signorina Gigliani d'accapo.-
Con uno strattone mi libero dalla presa e sospiro, uscendo fuori dal laboratorio e sbattendo le porte, generando in questo modo rumore. Tutti gli agenti di polizia presenti negli uffici in quel momento si voltano verso di me confusi e io li scruto uno ad uno.
-Ascoltatemi bene, tutti.-
I poliziotti si guardano prima tra di loro con espressioni perplesse e poi guardano me.
-Voglio che andiate tutti a perquisire di nuovo la casa della signorina Irideya Gigliani per la seconda volta e che lo facciate subito.-
Loro mi guardano stupefatti, e nel momento in cui dal gruppo si solleva un brusio, una donna alta e con un fisico muscoloso, dai capelli rossi e gli occhi scuri alza la mano.
-Kriminalkommissar Heinrich, per fare ciò abbiamo bisogno di un secondo mandato, e a noi non é arrivato un bel nulla al momento.-
Io alzo gli occhi al cielo, sbuffando, e scuoto la testa mettendomi le mani sui fianchi.
-Farò la richiesta il prima possibile, ma ora andiamo, non abbiamo tempo per fare richieste e aspettare ore o giorni, nel caso in cui, mi prenderò io stesso le conseguenze, chiaro? Ora muoversi, truppa.-
Gli uomini e le donne presenti diligentemente si muovono, dirigendosi alle macchine, mentre io guardo nella direzione dell'ufficio del Kriminalhauptkommissar Fischer, cosciente del fatto che dovrò averci a che fare di nuovo a breve.

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