Chiamate.

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Esco dalla stanza, tornando verso gli uffici e dirigendosi da uno dei poliziotti seduti alle scrivanie, mettendomi le mani in tasca.
-Marilyn Vergas e Katharina Gruber, cerca questi nomi all'interno dell'elenco degli alunni dell'università di Bonn, chiamale e convocale qui, sono stato chiaro? Le voglio oggi stesso in centrale.-
Il poliziotto annuisce e subito si volta verso il computer, così io mi allontano ed esco dalla porta dell'ingresso, sentendo l'astinenza farsi sentire, per cui prendo il sigaro e lo accendo, portandomelo alle labbra e tirando un tiro. Il mio sguardo cade ancora una volta sul mondo circostante, che quasi mi acceca, e una voce si fa strada nelle mie orecchie, un sussurro a malapena comprensibile, eppure estremamente chiaro.
-Un sigaro... Perché cerchi la morte in modo tanto lento, Finn?-
Sgrano lo sguardo e mi guardo attorno rapidamente, buttando fuori una nuvola di fumo dalle narici, non vedo nessuno, eppure sono convinto di averlo sentito. Guardo il sigaro e vado a spegnerlo, scuotendo la testa "sarà meglio che io vada a lavorare invece che stare qui a perder tempo e farmi condizionare dagli avvenimenti di ieri sera." Mi volto e torno dentro, vado ancora verso il laboratorio, per leggere la prossima poesia nel frattempo che arrivano le ragazze. Arrivo sul luogo e mi avvicino al solito tavolo illuminato dalla luce bianca. Sospiro e apro il diario lentamente, ingoiando un groppo in gola.

31 marzo

«Agnello.
Mi guardi come Cristo martire
con quegli occhi verdi come il muschio sulla lapide,
mi fai sentire debole e indifeso, agnellino,
e bevo incessantemente questo dolce vino,
ti prego, non guardarmi ancora così
come se io fossi il mostro qui.
Mi sento un'inutile bestia
davanti alla dea Vesta.
Non oserò toccarti con un dito,
mi basta guardarti, e il calore ho sentito.»

"Che voltastomaco..." Arriccio il naso, disgustato e analizzo la poesia, abbassando lo sguardo, pensieroso.
"Ha fatto una citazione a cristo, dicendo che lei lo osserva come «cristo martire», questo significa che non solo lui é sceso nella sua cantina a Pasqua, ma che si é sentito in qualche modo giudicato, é la prima volta che lui mostra segni di vergogna... Inoltre parla ancora del liquido rosso, questa volta nomina il vino, forse mi sbagliavo, lui non beveva il sangue della ragazza, ma del semplice vino, probabilmente era un ubriacone. Poi sembra lui non si senta colpevole di nulla, anzi, non capisce perché lei lo guarda male... E riguardo questo calore di cui lui parla, che sia una sineddoche? Parla del calore per parlare velatamente di tutto quello che gli accade quando la osserva, spero soltanto non si sia masturbato davanti a lei." Scuoto la testa, arretrando e dopodiché mi volto silenziosamente per allontanarmi. Vado nell'ufficio e incontro casualmente la dottoressa Schneider.
-Kriminalkommissar Heinrich, aspetta, fermati.-
Io sbuffo e mi fermo ad ascoltarla, infastidito. Lei si piazza di fronte a me, sorridendo dolcemente.
-Volevo solo ricordarti del nostro appuntamento di sta sera, sai? Non vorrei tu te ne fosti scordato.-
Alzo gli occhi al cielo, infastidito e annuisco, schiarendomi la voce.
-Non ho dimenticato nulla, non preoccuparti, dottoressa, ora, se vuoi scusarmi, devo aspettare dei testimoni da interrogare, tu va pure a lavorare sul diario, é tutto tuo.-
La oltrepasso senza dire altro, lasciandola con la bocca schiusa nell'atto di voler dire qualcosa, ma senza permetterle di parlare. Così avanzo e mi dirigo nella stanza degli interrogatori ad aspettare.

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