Torno alla macchina della polizia, salgo e mi dirigo verso gli uffici, sbuffando, con sguardo iracondo e accigliato. La mia mente viaggia senza fare dei veri e propri ragionamenti, solo vuote parole di stanchezza. Dopo aver passato una mezz'ora, arrivo alla stazione di polizia, parcheggio e scendo dall'auto, e in quell'istante vedo Hoffmann e Meyer camminare a braccetto e ridacchiare tra di loro. Io alzo un sopracciglio e mi avvicino incuriosito, mentre li sento chiacchierare.
-Oh Theo, e poi mio figlio maggiore é letteralmente scivolato e ha fatto cadere la torta dritta sul povero gatto che passava davanti a lui.-
-Mia cara Lynn, non dirmi queste cose o mi farai piegare qui terra dal ridere.-
Loro ridacchiano e io faccio un accenno di sorriso, affiancandoli.
-Di cosa parlate?-
-Ah, Finn, sei tornato, bhe, Lynn mi stava spiegando come suo figlio maggiore abbia sporcato il gatto di torta al cioccolato.-
-Si, mio figlio é davvero un pasticcione certe volte... Ma dicci, Finn, com'è andata alla casa della ragazzina?-
Io sbuffo e scuoto la testa, abbassando lo sguardo.
-Non ho voglia di parlarne... Piuttosto, andiamo ad alcolizzarci? Non ne posso più, ho bisogno di una birra.-
Theo annuisce, pensieroso e guarda sia me che Lynn.
-Andiamo al The Brauhaus Bonn come sempre?-
Lynn ridacchia e annuisce, allegra.
-Si, per favore, lì hanno quelle tovagliette così belle, e servono quella trilogia di gnocchi vegetariana... Ah, da leccarsi i baffi.-
Io annuisco, e camminiamo verso la stazione del tram Bonn-Hauptbahnhof per andare a Markplatz.
-Io credo che prenderò una bistecca invece, e una birra, la Bock credo.-
Loro annuiscono, poi arriviamo alla fermata del tram, saliamo rapidamente, e passiamo il resto del viaggio a chiacchierare su come Lynn ha litigato con la sua vecchia suocera per via del fatto che ancora la odia per aver lasciato il suo primo marito 10 anni fa. Quando arriviamo a Markplatz, camminiamo verso il nostro Pub di fiducia godendoci l'atmosfera calda dell'inizio estate e scherziamo fra di noi. Una volta arrivati al Pub, andiamo a sederci e da noi arriva di nuovo il cameriere del giorno prima, stessi capelli biondi alla radice e tinti alle punte, stessi occhiali da sole a coprire gli occhi azzurri. Io sospiro e distolgo l'attenzione da lui, tornando a guardare i miei colleghi che ordinano.
-Allora signori, cosa desiderate sta sera?-
-Comincio io, vorrei la trilogia di gnocchi vegetariani per favore, e solo dell'acqua vicino.-
Il ragazzo annota, annuendo, poi guarda Theo e sorride.
-E per lei cosa posso portare invece?-
-Per me il filetto di aringa rhein alla casalinga e vorrei un vino... Un Riesling per favore.-
Il ragazzo annota tutto e annuisce, poi mi guarda e sorride.
-E per lei?-
-Portami una bistecca e una birra, la Bock.-
Il ragazzo finisce di scrivere sul taccuino, sospirando, dopodiché si aggiusta gli occhiali.
-Bene, tornerò tra poco.-
Il ragazzo si allontana rapidamente, andando a prendere gli ordini agli altri tavoli, e io prendo un sigaro dalla tasca nell'istante in cui tengo d'occhio il cameriere, lo accendo e guardo i miei colleghi.
-Quel ragazzo continua a non piacermi, mi insospettisce.-
Theo alza gli occhi al cielo, annoiato, poi mi mette una mano sulla spalla.
-Avanti, lo hai già detto ieri, é solo un uomo che fa il suo lavoro, lascialo stare.-
Io faccio un tiro di sigaro, distogliendo lo sguardo. Io e le due persone davanti a me chiacchieriamo per il resto della serata, mangiando in tranquillità, se non fosse che io più che ascoltarli parlare di gattini, mocciosi e tovagliette, preferisco osservare il cameriere che va avanti e indietro fuori dalla cucina, il tutto mentre la mia birra si svuota rapidamente e io ordino anche la seconda. "Chi é quello... Ha un aspetto davvero strano, e poi quegli occhiali da sole perché li porta, quando gli si sono abbassati ieri non mi sembrava che lui avesse alcuna congiuntivite o altro problema oculare, inoltre la luce di questo posto non é forte..." La mia mente vaga ancora, questo finché non sento qualcuno che mi richiama alla realtà, mi volto e vedo Theo, preoccupato.
-Dovresti smetterla di bere, hai quasi già finito la tua seconda birra, Finn.-
-Oh scusa papino, la prossima volta poggerò la bocca su qualche altro collo di bottiglia.-
Theo sgrana lo sguardo, arrossendo e Lynn resta a bocca aperta, mormorando.
-Non sapevo che tu... Che voi...-
Theo si volta a guardarla e le prende la mano dolcemente.
-É stato solo una volta, eravamo ubriachi e scusalo, quando é in queste condizioni é insopportabile.-
-Io non sono mai insopportabile, siete voi che siete noiosi, meine schönen.-
Io ridacchio, mi alzo in piedi, alzo lo sguardo e quasi vedo la stanza girare, così mi poggio al tavolo, mormorando.
-Merda.-
Theo sospira e scuote la testa, si alza e mi prende per un braccio.
-Lynn, va a pagare, poi torna e portiamo questo idiota a casa sua.-
La donna annuisce ed esegue rapidamente, allontanadosi. Intanto Theo mi mette una mano sul petto e una sulla spalla per tenermi in piedi.
-Ugh, Niedlich, non toccarmi in questo modo in pubblico, lo sai che non resisto.-
-Finn, ti sei rincoglionito? Sta zitto che é meglio.-
Hoffmann sbuffa e la Meyer arriva, mi prende per l'altro braccio e mi aiuta a camminare, nello stesso istante io afferro la bottiglia di birra dal tavolo. I due mi portano fuori, poi con difficoltà mi fanno salire sul tram per portarmi a casa. Durante il viaggio, io finisco la birra, poi mi accoccolo a Theo per stare più comodo.
-Sai, Theo, credo fermamente che Heinrich sia innamorato di te a questo punto.-
Theo sgrana lo sguardo, arrossendo e scuote la testa.
-Per carità, Polizeirätin, non dirlo neanche per scherzo, quest'uomo é davvero insopportabile, siamo amici ma mai nulla di più.-
-Certo Hoffmann, certo.-
Lei ridacchia divertita e scuote la testa. Alla fine scendiamo dal tram. Mi trascinano fino a casa, e quando arriviamo alla porta di casa mia, sento le mani di Theo frugarmi nelle tasche e prendere le chiavi, apre la porta e mi portano dentro, mi trascinano in camera da letto e mi fanno stendere lì.
-Allora, cosa facciamo ora, Theo?-
-Io lasciamo qui e ce ne andiamo, semplice.-
-E se avesse bisogno di aiuto? Forse é il caso che uno dei due resti.-
-Io credo proprio di no, qui non resto, e tu hai tuo figlio piccolo a casa, devi andare, inoltre sono certo che se la caverà anche da solo, sai che se ci vedesse qui domani mattina sarebbe incazzato nero perché lo abbiamo «accusato di non saper badare a se stesso», e io dentro le sue lamentele non voglio infilarmici.-
Lei sospira e annuisce, fa spallucce, dopodiché si volta per allontanarsi, lo stesso fa lui, escono dalla stanza, abbandonandomi alla mia solitudine.

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An Alternative Poet
Mistério / SuspenseNella grande città di Bonn, in Germania, é avvenuto uno strano omicidio da parte di Edward Müller sulla povera piccola Irideya Gigliani. Sarà in grado il Kriminalkommissar Finn Heinrich di risolvere il caso? Tutto sta dentro il diario di Müller, tra...