Sogno.

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Chiudo gli occhi, sento la testa che gira e le vertigini, così pian piano, scivolo in un sonno profondo. Riapro gli occhi, ma non mi trovo più a casa mia, sono in strada, vicino all'università di Bonn durante una giornata di pioggia, mi guardo attorno, confuso e in allerta. "Perché sono qui? Come ci sono finito qui? Starò sognando forse?" Mi guardo attorno, e mi avvicino ad un tabellone per vedere che giorno é, inutile dire che non c'è né una data né un'ora. Nel momento in cui mi volto per andarmene, mi arriva addosso una ragazzina, che sbatte contro di me, mi guarda rapidamente poco prima di allontanarsi. Io la osservo e noto che la ragazzina ha i ricci neri, legati in una treccia e indossa un vestito azzurro, la ragazzina corre sotto il cornicione di una casa, tutta bagnata. "É... Irideya? É la vittima? Che ci fa qui?" Comincio ad avvicinarmi con sguardo sospettoso e circospetto, ma poi il mio sguardo viene catturato da un uomo che come me si avvicina, ma sta dall'altra parte della strada. Sgrano lo sguardo quando lo riconosco, vedendo il cameriere del The Brauhaus Bonn. Mi avvicino, ma lui sembra non vedermi, borbottando qualcosa a bassa voce con un sorriso stampato in volto. «Dolce ragazza dal viso d'oro, morbida e dolce, sacra come per i romani il ramo d'alloro, tranquilla, bellezza sopraffina, non sarai mai sola...» Io alzo un sopracciglio, ascoltandolo, nello stesso momento in cui lui mantiene lo sguardo fisso su di lei. Irideya lo nota e fugge via, correndo verso un vicolo. Il cameriere le corre dietro, gridando «Mia amata cerva, non correre mesta, fermati e aspettami, il mio cuore piange per te, avanti mia bella sposa, torna dal tuo cacciatore.» Io sgrano lo sguardo e gli corro dietro, gridando allo stesso modo.
-Fermati, lasciala stare, ti dichiaro in arresto dannato maniaco.-
Corro rapido verso di lui, ma l'uomo entra nel vicolo prima che io possa afferrarlo. Nel momento in cui arrivo davanti al vicolo, alzo un sopracciglio, sia lui che la ragazzina sono completamente scomparsi e davanti a me si prospetta solo un corridoio di mura. Io entro, guardandomi attorno con sguardo nervoso e i pugni serrati, mi muovo ad ampie falcate, fino ad arrivare all'uscita del vicolo, dove stranamente mi trovo in Markplatz. Il mio sguardo sfreccia ovunque, fino a vedere la ragazzina in compagnia di due ragazze, non hanno un volto chiaro, sembrano solo dei fantocci che camminano assieme a lei. Irideya parla, o meglio, le sue labbra rosee e strette si muovono, ma da esse non esce suono. Io guardo la scena con attenzione, e dietro di lei, a qualche metro di distanza, c'é lui, il cameriere, ma che ora ha un taglio di capelli corto e brizzolato, totalmente biondo, per cui dalle mie labbra esce un mormorio di sorpresa.
-Edward Müller...-
Lui non sembra sentirmi, continuando a camminare e seguire le ragazze.
«Angelo dall'alto sceso, ti prego, lascia andare quelle plebee e torna da me, lasciati chiudere nell'etere, ti prego mia bella e amata lepre, torna dal lupo che ti vuole mangiare...» La ragazza si volta, sgrana lo sguardo e comincia a correre verso la fermata del tram, che si é fermato e ha aperto le porte, lui subito la segue. Le ragazze che stavano vicino ad Irideya si dissolvono nella polvere, intanto lei fugge con le labbra aperte in un muto grido. Io corro dietro di loro, questa volta non me li lascio scappare, salto nel tram che sta partendo, e le porte si chiudono alle mie spalle. Chiudo gli occhi per un istante e li riapro qualche istante dopo, con mia somma sorpresa mi ritrovo nella stanza della ragazzina, una stanza atona, con solo un letto. Lei é seduta a gambe incrociate sul letto indossando un pigiama giallo pastello, sulle gambe ha un tagliere e una mannaia tra le mani. Sul tagliere c'è una grossa lingua di vacca cruda che lei comincia a tagliare in pezzi, in silenzio. La osservo con sguardo disgustato, mentre mi salgono i conati di vomito e con la coda nell'occhio, all'angolo della mia vista periferica, vedo una figura muoversi davanti alla finestra, Müller, che sorride con sguardo allegro. Prima che io possa fare qualsiasi cosa, Irideya prende un pezzo di lingua, se la porta alle labbra e la morde. Io mi sveglio in un lago di sudore e con il respiro corto, tremante, mi tiro a sedere di scatto e mi guardo attorno, poi osservo il mio riflesso nello specchio di fronte al letto e mi massaggio le tempie, mormorando.
-Ugh... Che mal di testa... Dannazione, devo andare a lavoro.-
Mi alzo dal letto, dolorante, e mi dirigo in bagno per lavarmi e prepararmi.

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