Uscendo fuori dal bar, cammino in silenzio, mi guardo attorno e sento la testa che mi gira leggermente, l'equilibrio mi abbandona dopo poco, per cui mi sento costretto ad appoggiarmi ad uno dei muri delle case che si trovano sulla strada che affaccia sul fiume Reno. Prendo fiato e un mugolio gutturale abbandona le mie labbra. Sento poi una voce femminile che mi chiama, ben diversa da quella della dottoressa Schneider, è una voce più dolce e pacata, una voce conosciuta. Mi volto a guardare, tuttavia, nel buio della notte non riesco a distinguere al meglio i contorni della figura che si sta avvicinando. Nel buio la osservo, sembra che sia accompagnata da qualcuno, dall'altezza sembra un bambino. Mi acciglio, tentando di capire chi sia, finché la donna non arriva abbastanza vicino e la riconosco, i capelli neri e gli occhi grigi incastonati nel viso dallo sguardo pacato è inconfondibile, è Lynn Meyer.
-Finn? Che ci fai qui? Non sembri stare bene, sei praticamente piegato in due poggiato a questo muro.-
-In effetti potrei stare meglio, diciamo che è una lunga storia.-
Lei alza un sopracciglio, scrutando la mia figura con attenzione, e dietro di lei un bambino con i suoi stessi occhi grigi e i capelli castani cerca di nascondersi, anche se la sua testolina tonda fa capolino da dietro la sua gamba, osservandomi con infantile curiosità.
-E questo ometto è tuo figlio?-
La donna si volta a guardare il ragazzino, la sua espressione si rilassa in uno sguardo di amore materno e gli accarezza la testa, sistemandogli leggermente i capelli.
-Si, è il più piccolo, avanti, Hans, saluta, sii educato piccolino.-
L'ometto, spinto dalle parole amorevoli della madre, mi fa un timido saluto con la mano, tornando poi a nascondersi con la testa dietro di lei, facendomi ridacchiare.
-Scheisse, Lynn, ha preso da te tutta questa timidezza?-
Lei annuisce pacatamente, sorridendo e coccolando il bambino che si accoccola alla sua mano.
-Hai bisogno di aiuto?-
-No, tranquilla, stavo giusto tornando a casa.-
Cerco di raddrizzarmi, ma la testa mi gira e io finisco per dovermi appoggiare di nuovo al muro per non cadere. Sento le mani di Lynn poggiarsi sula mia spalla e giudicare le mie condizioni con un'espressione preoccupata.
-Oh dio, Finn, non stai affatto bene, davvero, lascia che io ti dia una mano.-
Abbasso lo sguardo, sospirando e annuisco, abbandonandomi alle cure materne della donna. Ella mi prende sottobraccio, aiutandomi a reggermi in piedi e camminare, mostrando così come non sia un semplice bel visino, ma anche una donna abbastanza forzuta.
-Va tutto bene, ora arriviamo alla fermata del tram e andiamo nel quartier vecchio di Bonn, a casa mia.-
-Non preoccuparti, posso cavarmela da solo, non ho bisogno del tuo aiuto.-
-Non dire baggianate, Finn, piuttosto, dimmi come ti senti.-
-Ho solo bevuto, ero uscito con quella blonde Schlampe della Schneider, me ne sono andato.-
Lei sgrana lo sguardo, sconvolta, ma non dice altro, scuote la testa e continua a trascinarmi.Nel momento in cui arriviamo davanti casa sua, un ragazzo dagli occhi marroni e i capelli neri come la pece apre la porta e ci lascia entrare, alzando un sopracciglio e facendosi da parte.
-Mamma, chi è questo tizio? Un altro straccione che hai salvato dalla strada?-
-Ma che dici Mike? Questo è un mio collaboratore, non si è sentito bene.-
La donna mi fa sedere su una poltrona nel loro soggiorno un po' retrò, e io sprofondo nel morbido cuscino dello schienale color noce. Mugolo stancamente, chiudendo gli occhi e sentendo le tempie pulsare.
-Mi spieghi che è successo, Finn?-
Apro lentamente i miei occhi, lei è seduta con il bambino tra le braccia, intanto il figlio maggiore è in cucina a preparare del tè.
-Io... Ero uscito con la dottoressa Schneider, mi aveva invitato a prendere una birra con lei, e sinceramente, per quanto capissi che flirtasse, pensavo restasse un semplice flirt.-
La donna alza un sopracciglio, ascoltandomi silenziosamente e annuendo, intanto suo figlio maggiore torna con una tazza di tè, che io accetto volentieri e una coperta da mettermi sulle spalle.
-E poi? Che é successo dopo, Finn?-
-Mi ha chiesto se volessi andare a casa sua e mi ha messo una mano sulla coscia, mi sono sentito dannatamente a disagio, ecco cosa é successo, mi sono alzato e lei ha cominciato a sbraitarmi contro, insultando anche Hoffmann.-
Lei sgrana lo sguardo, raggelando sul posto, si alza e si inginocchia davanti a me, mi prende una mano fra le sue, accarezzandola con fare materno.
-Come stai?-
Sospiro e scuoto la testa.
-Una vera merda.-
Ed é vero. Sto una merda, ma non solo per la donna che mi aveva toccato un'oretta fa, ma per tutto ciò che sta accadendo.
-Di recente dormo poco... Sento che tutto sta viaggiando così in fretta, mi sento offuscato sul mondo attorno a me, Lynn, non so cosa mi sta succedendo.-
Lei abbassa lo sguardo e mi accarezza la fronte, amorevole, parlandomi con tono preoccupato.
-Forse é il caso che ti prendi un attimo di riposo... Magari dovresti prenderti delle ferie e metterti in malattia.-
Io sgrano lo sguardo e la osservo, scuotendo vivacemente la testa.
-Nient'affatto, non sarà questo a fermarmi... Dopotutto dimmi, chi di noi di questi tempi non si sente così? Questo mondo va più veloce di quanto andiamo noi, siamo come i passeggeri di un treno che vedono il mondo dai finestrini, fissando gli effetti della relatività che ci porta a restare fermi in un mondo in movimento, dove tutto cambia e dove noi stessi cambiamo nel bene e nel male, dove neppure noi sappiamo ciò che siamo, dove siamo senza certezze e proprio ora, proprio ora l'unica cosa che so che mi darà pace, che mi fa sentire ancora parte di questo posto in movimento é che posso interagire con quel mondo tramite quel fottuto diario di quel maniaco assassino chiamato Edward Müller, e credimi donna, non me lo lascerò scappare...-
La guardo negli occhi e ritiro la mano, posando la tazza sul tavolino da caffè che c'è tra il divano e la poltrona su cui sono seduto, per cui mi alzo, con l'intento di andarmene sotto lo sguardo preoccupato di Lynn, ma appena poggio gli occhi sull'arco del soggiorno che da sul corridoio per accedere alla porta d'ingresso, eccolo lì, Müller, a guardarmi con un sorriso spietato, vestito da cappellaio matto e poggiato alle colonne che sostengono il piccolo arco a braccia conserte.
-Heilà, Finn.-
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An Alternative Poet
Mystery / ThrillerNella grande città di Bonn, in Germania, é avvenuto uno strano omicidio da parte di Edward Müller sulla povera piccola Irideya Grifonotte. Sarà in grado il Kriminalkommissar Finn Heinrich di risolvere il caso? Tutto sta dentro il diario di Müller, t...