4. There's just inches in between us

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Eppure resta che qualcosa è accaduto, forse un niente che è tutto.
-Eugenio Montale.

Delia

Prima di oltrepassare la soglia della porta, mi fermo per qualche secondo.

Devo essere forte, devo dimostrare sia ad Alexander che a me stessa che posso farcela, che posso affrontare a testa alta anche un uomo come lui.

Lui non alza lo sguardo, è seduto dietro la sua scrivania ad osservare delle carte.

Educato, a quanto pare.

Il suo ufficio me lo aspettavo più grande, credevo che avesse bisogno di uno spazio abnorme solo per farci rientrare il suo ego, ma invece è una stanza di medie dimensioni.

È tutto prettamente sulle tonalità del grigio e del nero, non c'è nemmeno un pizzico di bianco che da luce all'ambiente.

Se non fosse per le enormi vetrate, probabilmente quella stanza sembrerebbe una specie di cimitero moderno.

La sua scrivania è trasparente, di vetro, e mi permette di vedere la posizione in cui è seduto.

Le linea perfetta delle spalle scende fino a stringersi nel punto vita, che riconduce alle gambe ben tese e ai piedi ben saldi a terra.

Statico come un gran blocco di marmo, se non fosse per il rigonfiamento del petto, fasciato da una semplice camicia bianca, che regolarmente si alza e si abbassa, come se volesse dimostrarmi che è un essere vivente anche lui.

Difficile crederci in queste circostanze.

Ancora non si degna di rivolgermi uno sguardo, il sangue inizia a ribollire nelle mie vene ma decido di mantenere la calma e di schiarirmi la voce per richiamare la sua attenzione.

«Buongiorno, signor Harris, io sono la signorina-»

«Foster, prego si accomodi», termina la frase lui per me, ancora tenendo lo sguardo su quelle scartoffie.

Mi avvicino alla scrivania e sposto leggermente la sedia girevole in pelle nera per sedermi.

Nella stanza regna il silenzio, si sente solo il rumore dei miei tacchi e lo scricchiolio della pelle ad ogni mio movimento, seppur impercettibile.

Dopo qualche secondo, finalmente alza lo sguardo, facendo scendere i suoi occhi su tutto il mio corpo in un baleno.

Un leggero sorriso gli compare sul volto dopo aver terminato la sua 'breve ispezione'.

«Noto con piacere che oggi le sue mani sono libere, signorina Foster.»

Fa un breve cenno alla mia figura.

«Per mia fortuna», aggiunge sottovoce con il capo chinato, come se non stessimo a due metri di distanza in una stanza insonorizzata e non sentissi ogni suo singolo sospiro.

Cerco di rimanere impassibile, di non modificare in nessun modo l'espressione del mio volto.

Voglio dare tutta me stessa, e lo farò.

Twist of FateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora