1. «Non hai paura di me?»

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Jeon Jungkook era venuto al mondo all'alba dell'ormai lontano primo settembre 1723 in una piccola cittadina situata nel nord della Francia, nella regione della Bretagna e sin da bambino il padre lo aveva sempre portato ad esplorare il mare che si affacciava sullo Stretto della Manica.

Jungkook era il più piccolo della sua famiglia, aveva un fratello di dodici anni più grande di lui che si era imbarcato per la prima volta quando lui aveva appena sei anni, voleva fare il marinaio e girovagare per il mondo, stava lontano da casa per lunghissimi mesi ma quando tornava portava sempre con sé un regalino per il più giovane di casa, una conchiglia, un drappeggio di qualche altra nave, una pallottola ormai esplosa, un fiore colorato, una pagina di giornale scritta in una lingua sconosciuta e poi raccontava, parlava per ore e ore e ore e Jungkook rimaneva seduto sulle gambe del fratello maggiore e ascoltava attentamente ogni singola frase, osservandolo con occhi spalancati e curiosi.

Aveva anche una sorella, la secondogenita della famiglia. Avevano dieci anni di differenza e a lei piaceva cucinare. Spesso Jungkook la osservava in cucina mentre aiutava la madre ad impastare il pane o come arricciava quei cornetti deliziosi che si gonfiavano e diventavano croccanti dopo essere stati cotti. Lui si sedeva sulla sedia accanto al tavolo della cucina, la sorella gli elencava gli ingredienti utilizzati, i passaggi da seguire alla lettera e a volte, quando cucinavano un dolce, lei gli permetteva di scegliere quali decorazioni disegnare in cima col cioccolato. Jungkook era goloso, gli piacevano le cose dolci, adorava affondare i denti nelle pagnotte di pane e poi osservare il segno che rimaneva sulla mollica. Purtroppo però anche la sorella più grande era uscita di casa molto presto, aveva conosciuto un giovane nobile proprietario di estese proprietà a Parigi, si erano innamorati e sposati quando lei aveva appena diciannove anni. Si era trasferita a vivere da lui e Jungkook era stato costretto ad osservare l'adorata sorella uscire di casa con due valigie, salire sulla carrozza del marito e sparire in fondo alla strada. Ricevevano due lettere al mese e quando il postino consegnava loro la corrispondenza da Parigi, lui faceva sempre i salti di gioia. La sorella era felice, la capitale era meravigliosa, dopo pochi mesi aveva fatto sapere alla famiglia di aspettare un bambino. Jungkook all'epoca non aveva neanche ancora compiuto dieci anni e tutte quelle novità lo avevano un po' rattristato.

Fortunatamente però aveva anche un'altra sorella più vicina alla sua età, avevano solo quattro anni di differenza. Quando erano nati i primi due figli, la famiglia di Jungkook viveva solo grazie al lavoro di pescatore del padre e il guadagno non era mai stato sufficiente per farli studiare. Poi però il fratello maggiore si era imbarcato e aveva iniziato ad inviare ingenti somme di denaro a casa per la sua famiglia e la sorella più grande si era sposata, il marito aveva pagato la dote ai genitori e grazie a questa piccola fortuna, sia Jungkook che l'altra sorella erano stati iscritti a scuola e la loro casa si era colmata di libri, manuali, dispense. Leggere era una passione che gli era stata trasmessa dalla sorella, durante i primi mesi in cui andava a lezione doveva esercitarsi nella lettura, si sedevano di fronte al caminetto per stare al caldo e lei leggeva a voce alta, seguendo le righe col dito indice ed insegnando al fratellino la pronuncia corretta di ogni singola lettera. Quando era arrivato il suo momento di andare a scuola, Jungkook sapeva già leggere e scrivere brevi parole. Crescendo e rimanendo spesso da soli in casa, quello era diventato il loro passatempo preferito. Sceglievano un libro a testa e facevano a gara a chi leggeva più pagine in meno tempo, raccontandosi poi le trame a vicenda. Una volta il fratello maggiore era tornato dopo un lungo viaggio e gli aveva portato in dono due segnalibri dal Sud Africa. Jungkook non sapeva neanche dove fosse il Sud Africa e il regalo successivo da parte della sorella trasferitasi a Parigi era stato un Atlante.

Bite me, poison me, save me | kooktaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora