Now I won't settle for less

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Drabble nata da uno dei miei attacchi di emicrania lancinante.


Cazzo. Porca di quella... No, non si metterà a smadonnare perché ha già fatto troppi torti al bambino che è stato senza aggiungere pure questo. Però la tentazione è forte.
Ben gli sta, per aver osato anche solo pensare che Simone aggiungesse una buona dose di melodrammaticità ai suoi attacchi di emicrania, soltanto per guadagnarsi un po' di coccole in più.
E mica servono certi mezzucci, basta chiedere e lui s'immola volentieri alla giusta causa di curare gli infermi.
Che poi lui non può fare molto di più che zittire tutti con un'occhiataccia e un dito sulle labbra, mordersi la lingua quando gli viene qualcosa di buffo in mente da raccontare a Simo perché dovrà aspettare, portargli la pastiglia che gli hanno prescritto al centro cefalee — che lo stordisce per un paio d'ore, ma riporta il dolore a livelli sopportabili a detta di Simone... e ora capisce fin troppo bene cosa intendeva — e infine stargli accanto nella penombra della sua camera accarezzandogli dolcemente la schiena finché il suo ragazzo non si è ripreso del tutto.

Be', ora che si trova nei suoi panni si chiede se sia abbastanza. Perché è entrato in questa stanza che voleva lanciarsi dalla finestra o prendere a testate il muro fino a perdere i sensi, piuttosto che continuare a sentire come se gli stessero trapanando il cranio. Che a malapena riusciva a tenere gli occhi aperti, perché la luce gli dà fastidio e poi vede pure delle macchiette nere come quando si preme le mani sugli occhi per scacciar via le lacrime.
E ancor prima della medicina, del silenzio assoluto e delle tende tirate, sono le mani di Simone a portargli sollievo. Dita esperte, ruvide, che gli provocano un brivido quasi di piacere mentre gli massaggiano le tempie, il setto e la zona intorno agli occhi.
Dovrà imparare anche lui come fare; non vuole assolutamente essere da meno.

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