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I medici l'avevano tenuta sotto osservazione per due giorni decretando che, a parte la stanchezza dovuta a sonniferi e malnutrizione, era perfettamente in salute. L'avrebbero dimessa quella sera e lei era obbligata ad annoiarsi nel letto d'ospedale e mangiare fettine di pollo e insalata totalmente sconditi e privi di ogni sapore.

Cosa non darei per una pizza!, pensò finendo il pranzo del secondo giorno di degenza. Non vedeva l'ora di uscire da lì a tornare a fare qualcosa. Nessuno le era andato a far visita, non aveva avuto notizie dai suoi superiori: né cosa fosse successo ad Eric, né se avessero acciuffato Moriarty e i suoi mercenari. Nulla. Era all'oscuro di tutto.

Erano le tre del pomeriggio quando Sherlock Holmes sgattaiolò nella sua stanza fuori orario di visita portando un vassoio di pizza e una lattina di Coca Cola.

Alice lo osservò basita mentre l'uomo si richiudeva furtivamente la porta alle spalle.

«Il capo reparto è facilmente corruttibile. Devo ricordarmelo» disse appoggiando il vassoio di pizza sul carrello che poi avvicinò al letto. Si comportava come nulla fosse, come se loro due fossero conoscenti, se non direttamente amici di vecchia data. Era perfettamente normale per lui entrare nella camera portando esattamente il cibo che lei desiderava.

Alice si sollevò dal letto e si sedé sul bordo del materasso. Il profumo della pizza le stava facendo venire l'acquolina in bocca, ma voleva prima capire cosa ci facesse lì il detective.

«Non che non mi faccia piacere questo spuntino che mi ha portato non appena l'ho espresso mentalmente... cosa abbastanza inquietante, in effetti. Ma lei che ci fa qui?» chiese, resistendo all'impulso di avventarsi sul primo spicchio di pizza.

Sherlock si allentò la sciarpa che lo aveva protetto dal freddo pungente di quella giornata. «Immagino che lei sappia chi sono, signorina Holland.»

«Sì.»

«Perfetto, questo ci risparmierà del tempo. Ora da lei voglio sapere ogni cosa. Tutto quello che le viene in mente riguardo James Moriarty.»

Lei strinse le spalle. «Non l'ho mai visto né sentito nominare fino all'altro ieri» ammise. «E comunque, signor Holmes, io non dovrei darle informazioni riservate.»

«Riservate a chi? All'MI6? Lei è abbastanza intelligente da sapere che sono il fratello di Mycroft e che quindi le inform-...»

«E che quindi, se avesse voluto, suo fratello l'avrebbe messo al corrente di quello che ho riferito ai miei colleghi» lo anticipò. Sorrise. «È qui perché Mycroft l'ha tagliata fuori, vero?»

Sherlock rimase impassibile. I suoi occhi cerulei la trapassavano da parte a parte dandole la sensazione che le stesse leggendo il pensiero.

«Be', grazie per la pizza, signor Holmes. Mi spiace non poterle essere d'aiuto» disse Alice prendendo finalmente uno spicchio e gustando il primo morso.

L'investigatore si riannodò la sciarpa. «Lo sarà, signorina Holland. Verrà a cercarmi lei stessa.»

Lei inarcò un sopracciglio per lo scetticismo. «Come, prego?»

Un'espressione furba si dipinse sul viso affilato del detective, poi Sherlock Holmes se ne andò così com'era arrivato.

*

Non era molto professionale mettersi a berciare nell'ufficio del capo. Un capannello di agenti si era appostato dietro la porta per origliare e capire perché mai la giovane e brava Alice Holland stesse sbraitando contro il loro superiore Mycroft Holmes. Era inedito e inaudito che qualcuno di loro alzasse la voce con lui, sempre così pacato eppure autoritario. Se quel capannello avesse potuto vedere attraverso i muri avrebbe visto, infatti, il signor Holmes tranquillamente seduto alla sua scrivania con le mani posate su un documento appena firmato e, di fronte a lui, l'agente Holland paonazza dalla rabbia. Il tono di voce della donna faceva sì che il motivo di tale ira non rimanesse un segreto.

SHERLOCK - Il caso Alice HollandDove le storie prendono vita. Scoprilo ora