La casa dei Gibbson aveva un portone blu che brillava sulla facciata bianca, e c'erano tre gradini per raggiungerlo. Si sviluppava in verticale, come molte case londinesi, con coppie di finestre che si affacciavano sulla strada e un bovindo che affiancava l'ingresso.
Alice suonò il campanello, il muso lungo per aver dovuto indossare di nuovo le vesti da suora. Non era un grosso problema, in realtà, se non fosse stato per il velo che le dava quell'insopportabile prurito alla testa.
Una donna si affacciò dal bovindo, scostando una tenda di pizzo bianco, e scrutò Alice dalla testa ai piedi.
Alice fece finta di non vederla e attese che venisse ad aprirle. Era nervosa, molto dipendeva da quella chiacchierata con Hannabel.
Fece per premere di nuovo il campanello quando la signora Gibbson aprì. Era una donna molto bella, con capelli ondulati, occhi chiari e viso simmetrico. Le labbra carnose erano pitturate di rosa e il vestito le stava abbastanza largo da nascondere la gravidanza di ancora pochi mesi.
«Salve» sorrise Alice.
L'altra la osservò di nuovo dall'alto in basso. «Salve.»
«Sono Alice, sono qui per conto dal convento di Santa Caterina» disse allungando una mano.
Hannabel gliela strinse e sorrise a sua volta. «Alla Madre Superiora serve aiuto con le spese?» domandò divertita. «Bastava una telefonata.»
Alice scosse la testa. «Non sono qui per la contabilità del convento» le riferì, riuscendo a sfoggiare quasi del rammarico. «Ha tempo di parlare, ora?»
La signora Gibbson la fissò per qualche altro istante, poi probabilmente raggiunse la conclusione che una suora non doveva essere un pericolo e aprì di più la porta.
«Sì, si accomodi.»
Alice varcò la soglia: l'ingresso presentava una scala di legno bianco che conduceva ai piani superiori, mentre sulla sinistra c'era la porta che dava alla cucina. Fu lì che Hannabel le indicò di andare. C'era il mobile col piano cottura con sportelli alternati bianchi e rossi, un tavolo tondo e quattro sedie con cuscini imbottiti; la stanza era ben illuminata grazie al bovindo, una nicchietta con tanto di seduta e cuscini.
Hannabel scostò una sedia per Alice e poi girò attorno al tavolo per metterlesi di fronte. «Gradisce un tè?»
«No, grazie. È una visita breve, non voglio scomodarla troppo» disse Alice.
La signora Gibbson giunse le mani sul tavolo, mostrando delle unghie ben curate. «Di cosa vuole parlarmi? La Madre Superiora sta bene?»
Alice si produsse in una finta espressione scoraggiata. «È molto turbata, in realtà.» Si portò una mano al petto. «Oh, non ha saputo? Cielo, credevo di sì.»
Hannabel si preoccupò. «Saputo cosa?»
Alice sgranò gli occhi. «I-io credevo...! Oh, sono così desolata, non volevo darle una notizia così tetra.»
L'altra si inclinò verso di lei. «Suor Alice, così mi spaventa. Cos'è accaduto?»
Alice fece un sospiro tremulo. «Perdoni se glielo chiedo... ma quand'è stata l'ultima volta che è stata in convento?»
«Circa tre settimane fa, a fine mese scorso, per aiutare come sempre con i conti» le rispose.
«Allora no, non poteva davvero saperlo.» Allungò una mano sul tavolo per stringere quella della signora Gibbson. «Qualche giorno fa una consorella è venuta a mancare.» Alice osservò bene la reazione della sospettata.
«Oh, è una tragedia, Suor Alice» disse chiudendo gli occhi e scuotendo la testa. «Sono addolorata per la perdita.»
Dovette ammettere che fu brava a mostrare rammarico, ma fu decisamente troppo teatrale.
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SHERLOCK - Il caso Alice Holland
Hayran KurguQuando una fidata agente dell'MI6 scompare durante una missione sottocopertura, Mycroft Holmes decide di ingaggiare suo fratello per ritrovarla. Si tratta di Alice Holland, una giovane spia che sembra avere l'inedita capacità di generare apprensione...