Alice era immobile sul divano, totalmente impreparata a ciò che stava per accadere. Eric era brillo, totalmente privo di freni inibitori e decisamente poco lucido.
«Perché?» gli chiese. «Quell'uomo mi farà del male. È convinto della mia colpevolezza e vuole convincere anche te!»
Eric si sedé acconto a lei, il divano si flesse sotto al suo peso. «Non hai nulla da temere, se sei innocente. Ti difenderò a spada tratta, se così fosse.»
«Tu non mi difenderai affatto. Hai paura di lui.» Si alzò per allontanarsi da quella vicinanza sgradita, ma Eric la afferrò per un braccio e la strattonò di nuovo giù. «Lasciami andare.»
L'uomo la fissò con occhi languidi, appannati dall'alcol che aveva tracannato per tutto il pomeriggio. «Ti ho perduta per sempre, vero?» Con una rapidità che Alice non si sarebbe mai aspettata da un uomo ubriaco, le fu addosso, schiacciandola tra sé e il divano. Evitò le sue labbra, disgustata dalla puzza di scotch, e riuscì a liberarsi di lui piazzandogli una ginocchiata tra le gambe e facendolo cadere a terra. Scattò in piedi e corse verso la porta, ma appena spalancò l'ingresso, si immobilizzò dov'era.
Un sorriso da folletto e due occhi neri come la pece ebbero l'effetto di un basilisco che pietrifica le sue vittime.
«Te ne stavi già andando?» esclamò Moriarty, facendo sporgere il labbro inferiore in una finta espressione triste. «Non è molto educato da parte tua, quando c'è un ospite.» Spostò l'attenzione alle spalle di Alice e il disgusto si impresse sul suo volto alla vista di Sikes a terra, piagnucolante e con le mani sul cavallo dei pantaloni.
«Come vedi, Eric non è esattamente un gentiluomo» disse Alice, la voce ferma, per quanto le riuscì. «Perciò sì, gradirei andarmene.»
Moriarty batté lentamente le palpebre e altrettanto lentamente tornò a guardare lei, fissando i graffi dovuti alle schegge del bicchiere. Sembrava un serpente in procinto di attaccare. «Non posso farti questa cortesia, carina» sorrise. «Torna a sederti, da brava» disse richiudendo le porte dietro di sé.
«E se non volessi?»
Lui strinse le spalle e si produsse in un'espressione noncurante. «So essere molto persuasivo» disse estraendo una pistola. Non gliela puntò contro; la tenne in mano, il braccio lasciato rilassato contro il fianco.
Alice non obiettò e indietreggiò fino al divano per sedersi.
James si avvicinò e sbuffò teatralmente osservando Eric. «Alzati, idiota. Devo decidere a chi dei due fare un buco in testa e se resti lì a contorcerti come un verme, non ci metterò molto a scegliere.»
Sikes si appoggiò ai gomiti e lentamente si arrampicò per sedersi anch'egli sul divano.
Moriarty sfoggiò un sorriso soddisfatto e allargò le braccia. «Bene! Ora possiamo cominciare!»
*
C'era qualcosa di enormemente sbagliato. Qualcosa si stava infilando tra gli ingranaggi della mente di Sherlock e non gli permetteva di vedere il quadro completo. Prima Mycroft li avvisava dell'arrivo di Moriarty alla Sikes Tower, informazione estrapolata dalle telecamere a circuito chiuso che avevano hackerato. Poi, mentre erano in un taxi che dopo gli incitamenti di John correva a tutto spiano, Lestrade aveva telefonato - sempre al dottore – dicendo che una pattuglia aveva fermato Kaspar Rides alla guida del furgone segnalato. Ora, mentre Sherlock e John stavano andando alla sede della Sikes Natural Products, gli uomini di Mycroft, se non Mycroft stesso, stavano torchiando Rides per avere informazioni. Quello che al detective non tornava, era la coincidenza: Kaspar Rides sembrava sparito nel nulla, per poi riapparire esattamente quando Moriarty si recava da Eric. Doveva esserci dietro un piano, un piano che lui ancora non riusciva a vedere.
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SHERLOCK - Il caso Alice Holland
Fiksi PenggemarQuando una fidata agente dell'MI6 scompare durante una missione sottocopertura, Mycroft Holmes decide di ingaggiare suo fratello per ritrovarla. Si tratta di Alice Holland, una giovane spia che sembra avere l'inedita capacità di generare apprensione...