Capitolo 12

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Non avrebbe mai immaginato una situazione come quella... nella sua intera esistenza non avrebbe mai creduto di poter vedere con i suoi occhi una scena di quel tipo... e non avrebbe mai creduto di muovere la propria mano sul proprio pene e rischiare lo svenimento con tanto di bava alla bocca.
Perché quello... era pura poesia... di quelle da tenere nascoste, di quelle da non mostrare a chiunque ma di raccoglierle e leggerle al buio, con la luce di una candela... vietata, peccaminosa...

Ed il suo respiro si mozzava alla vista di quelle dita che affondavano in quell'anello, in quella zona che non avrebbe mai creduto di soffermarsi a guardare in quella maniera e che avrebbe tanto voluto possedere senza trattenersi... con la voglia di spaccarlo a metà... Perché quegli occhi non facevano altro che chiedergli quello...

Katsuki, poggiato sulla scrivania e piegato alla perfezione a novanta, con le gambe divaricate e il sedere in bella vista... si preparava da solo, con due dita, avvolte da quel liquido lubrificante che faceva arrivare alle orecchie di Eijirou suoni talmente proibiti che doveva strozzare la propria erezione per non rischiare di venire come una fontana...

Ma voleva toccarlo lui... voleva esplorare con le sue stesse mani quel corpo... voleva scavare lui in quegli angoli reconditi...
Voleva ascoltare ciò che quella pelle aveva da dirgli, ed avrebbe assimilato tutto, qualsiasi cosa. Anche un semplice sussurro imbarazzato... voleva sentire i suoi modi di contrarsi e, soprattutto, voleva ascoltare i suoi gemiti sporchi e...

Virili.

Non voleva sentire una voce acuta e femminile, voleva sentire dei fottuti grugniti e dei ringhi, voleva godersi ogni cosa...

Così, si alzò, con le gambe tremolanti ed una mano sempre a sorreggere il suo membro, e si posizionò dietro il bacino esposto di Katsuki, che sollevò l'angolo delle sue labbra con il respiro mozzato ed i suoi versi osceni decisamente trattenuti.

"Vuoi vedere da vicino...?".

"No, io... - Le dita della mano libera avvolsero il polso del biondo, osservando come le dita si sfilarono lente dalla sua intimità, rischiando nuovamente di venire sul posto nell'osservare quell'anello contrarsi una volta rimasto vuoto - I-Io voglio... toccarti...". Sussurrò con voce roca, accarezzando una natica e stringendola poi con forza, prima di intrufolarsi tra lei e la sua gemella.

Passò le dita sulla pelle più turgida ed umida, aprendo la bocca dallo stupore e lasciando che quei respiri pesanti del suo migliore amico lo cullassero verso le mosse giuste... Inserendo le dita, muovendosi piano dentro quelle carni che sembravano risucchiarlo, senza volerlo lasciare andar via.
Era una sensazione familiare, perché aveva già fatto dei ditalini, ma quella era comunque una novità... differente.
E per di più... osservare quella schiena inarcata, le spalle muscolose tese e le braccia aggrappate alla scrivania... era decisamente roba di un altro mondo!

Non aveva più dubbi... l'ultimo lume di insicurezza era svanito, volato via come una lucciola nel buio, svanendo e non lasciando più traccia della sua luce...

Era fottutamente gay.

Ci prese addirittura gusto mentre spingeva quasi violentemente le dita in lui, ascoltando i suoni degli schiaffi involontari che il suo palmo dava al suo sedere ad ogni affondo... Ed ebbe anche un'altra conferma: che se non gli fosse preso un infarto in quel momento, il suo cuore era decisamente sano e soprattutto salvo per il resto della sua vita.

"C-Cazzo...! Capel... ah! D-Di...".

"No...". La mano affondò, con il quarto dito inserito e che mozzò il respiro al biondo. Il viso di Katsuki si sollevò verso il soffitto alla ricerca di aria, mentre quella mano lo impalò sulla scrivania, annebbiandogli la vista e pregando che continuasse a fargli sentire quel piacere devastante.

Perché quella era una prima volta anche per lui... non gli era mai capitato che una persona ascoltasse i bisogni del suo corpo...
Shouto lo aveva sempre preparato,certo... ma non per il piacere suo, non era assolutamente così generoso... semplicemente perché non voleva sentire strozzato il suo pene.

Quelle dita in quel momento... lo esploravano, andavano alla ricerca dei suoi punti sensibili, e stava letteralmente adorando quel momento.

"C-Chiamami... con il m-mio nome...".

La voce bassa, decisa... ansimante... una voce che fu un'ondata di puro fuoco...

"Ei...Eijirou... - Mugolò quando le dita si mossero appena dentro di lui - M-Metti... lo... dentro... t-ti prego...". Per poco non gli scesero anche delle lacrime dagli occhi, mentre quel tremore devastante di puro piacere lo percuoteva su tutto il corpo...

Ma strabuzzò gli occhi nel sentire un liquido caldo scontrarsi sul suo sedere, che scivolava lento fino ad arrivare alle sue cosce...
Il viso si voltò, incontrando la figura totalmente nuda del rosso, al quale si abbassava ed alzava ad una velocità inaudita il petto lucido e decorato da piccola goccioline di sudore che imperlavano la sua cute abbronzata.
Era un Dio... lo vedeva chiaramente come una divinità, probabilmente greca, e vedere la fine del secondo orgasmo del suo amico colare da quel pene mastodontico fu vera e propria arte.

Si sentiva compiaciuto e soddisfatto, e se fosse stato per lui si sarebbe addirittura fermato... ma non era intenzione dell'altro, perché quegli occhi sempre così buoni e così dolci erano oscurati da quel velo fatto di pura e folle eccitazione...

E vedere quel membro nuovamente eretto, lucido, dopo due orgasmi così ravvicinati tra loro era qualcosa che andava oltre la realtà... un sogno che si stava avverando.

"Quindi... Eijirou... Vuoi fermarti qui...? Ce la fai a continuare... Eijirou...?".

Per la prima volta in una sessione di sesso e passione, una risata uscì dalla sua gola, quando venne sollevato con una facilità tale da farlo sembrare leggero come una piuma  e quasi scaraventato sul letto senza fiato.

Le gambe iniziarono ad aprirsi, lente, come se il tempo avesse rallentato improvvisamente rendendo ogni sua mossa fluida ed invitante, succulenta per placare quella fame. Osservò quel ben di Dio rimasto in piedi a guardarlo dall'alto con i capelli rossi scarruffati a coprirgli la fronte, ed una gamba venne sollevata piegando poi il ginocchio, vulnerabile e totalmente in mostra verso quello che sembrava a tutti gli effetti un vero predatore pronto a far fuori la sua preda.

"Vieni qui... e fottimi, cazzo".

 e fottimi, cazzo"

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