~Ritrovare la luce nell'oscurità~

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La luce del mattino filtrava attraverso le tende socchiuse, ma il suo riverbero non riusciva a scaldare l'atmosfera gelida che permeava la hall dell'hotel. Era come se il tempo si fosse fermato, lasciandomi solo con i miei pensieri e la mia solitudine.

Scendendo le scale, l'assenza di vita attorno a me era quasi tangibile. La hall era deserta, priva di qualsiasi traccia di vita umana. Mi sentivo come se fossi l'unico abitante di questo luogo desolato, come se il mondo intero avesse deciso di voltarmi le spalle.

Un fogliettino posato sul tavolo attirò la mia attenzione. Era scritto da Charlie, mia figlia, e spiegava la sua assenza improvvisa insieme agli altri. Un'imprevisto all'hotel li avrebbe tenuti fuori per l'intera giornata. Un bacio affettuoso dalla sua figlia, era tutto ciò che rimaneva di loro.

Con un gesto di rabbia, gettai il foglietto nel cestino. Mi sentivo tradito, ignorato e abbandonato da coloro che un tempo consideravo famiglia. Come potevano ignorarmi così facilmente e poi fingere affetto con un semplice messaggio?

La mia mente era in tumulto, piena di domande senza risposta. Ero il re dell'inferno, il più potente tra gli esseri, eppure mi sentivo impotente di fronte a questa situazione. Non sapevo più chi ero, né quale fosse il mio posto in questo mondo capovolto.

Un senso di vuoto e disperazione mi avvolse mentre mi servivo un caffè nella mia tazza preferita. Il calore del liquido scuro era l'unico conforto che riuscissi a trovare in quel momento di solitudine. Accompagnato da alcuni biscotti, iniziai a fare colazione, cercando di scacciare i pensieri cupi che mi assalivano.

Ma anche il gusto familiare del caffè non riusciva a dissipare il senso di alienazione che mi avvolgeva. Ero un estraneo nel mio stesso mondo, un re senza regno, un'anima in cerca di conforto e comprensione.

Guardando fuori dalla finestra, osservai il mondo che si muoveva indifferente al di là delle pareti dell'hotel. La vita continuava come sempre, ignorando la tempesta che infuriava dentro di me.

E così, nel silenzio opprimente della hall deserta, mi ritrovai solo con i miei pensieri tormentati, cercando disperatamente un barlume di speranza in un mare di oscurità. Ma per ora, ero solo un'anima naufraga in cerca di un porto sicuro, sperando di trovare la forza di affrontare le tempeste che mi stavano aspettando.

La giornata è stranamente volata via, mentre io indossavo la mia maschera di normalità e affrontavo ogni compito da solo: cucinare, pulire e così via. Ero esausto, ma finalmente avevo completato tutto.

Guardai il cellulare e notai che erano già le 8 di sera. Avevo lavorato per più di 10 ore, che stanchezza! Ma poi ricevetti un messaggio da Charlie: "Ehi papà, ti andrebbe di venire al ristorante sulla spiaggia? Per favoreeeee, grazie". Cosa c'era in quel messaggio? Avevo passato l'intera giornata a faticare mentre loro erano in spiaggia. Patetico. Ma alla fine accettai, anche se avevo dei dubbi. Era quel ristorante il luogo in cui Charlie si era dichiarato a Vaggie? Argh, pensai, arrossendo. No, non poteva essere. Dopotutto, mi stava solo sfruttando per divertimento. Era solo una questione di punti, nient'altro. Indossai qualcosa di abbastanza decente e mi diressi verso il luogo indicato da Charlie.

Mentre mi avvicinavo, notai che non c'era nessuno tranne Alastor seduto in una sedia, un tavolo, un'altra sedia e delle decorazioni decisamente romantiche? O forse provenienti da quel locale... Che bomba, pensai, cercando di nascondere il rossore che stava colorando il mio volto. "Oh mio caro, sei perfetto in questa notte stellata, meraviglioso, proprio come te," disse alzandosi e baciandomi la mano mentre si inginocchiava. Dio santo, mi aveva ignorato per giorni per poi tirare fuori tutto questo... romanticismo? Ah, no, non proprio. Ma... ok, Lucifero, rimani calmo.

"La invito a sedersi su questa sedia e passare la cena insieme, che ne dice?" disse Alastor con quel sorriso affascinante. Ahhh~, wow, quel sorriso e quell'eleganza, davvero impressionante. Non sapevo come liberarmi, Alastor era come una droga, ma mi faceva sentire stranamente innamorato di lui. La mia mente mi tormentava, dicendomi di non fissarlo e di non innamorarmi dopo quanto era successo con Lilith ed Eva. Mentre parlavamo e mangiavamo, dentro alla mia testa c'era una vera e propria battaglia tra il mio cuore e la mia mente: "Ma ci sarebbe lui..." continuava il mio cuore a ripetere alla mia mente. "ERRORE! Non posso far innamorare nessuno, non lo ricordi? Dopo tutta quella disperazione, lui ha confermato di non farsi coinvolgere da nessuno e di mantenere la sua maschera di signor felicità!" diceva la mia mente, cercando di ribadire gli ordini dati anni fa…

~Nemici Opposti~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora