Xenia ed altre due serve condussero Antoinette nella sua camera da letto, dove la fecero sedere davanti alla sua toletta e cominciarono a smontarle quella mostruosità che aveva al posto di un'acconciatura. Molte mani sfilarono le piccole forcine dai suoi capelli, tirandole inevitabilmente un po' troppo forte le trecce, quando restavano impigliate. Le pizzicava lo scalpo, man mano che si allentava la tensione, e tirò un sospiro di sollievo.Una volta che furono rimossi tutti gli ornamenti, una fanciulla le pettinò i capelli. Il chitone le venne tolto subito dopo, anche se Antoinette provò dei sentimenti ambivalenti quando le venne portato via. Era un indumento di una tale, rara bellezza che sentì subito la mancanza del luccichio del tessuto, per quanto fosse stato scomodo e pesante da portare indosso. Nondimeno, infilò un semplice chitone bianco, e si strofinò con le mani i segni rossi che il vestito da sposa le aveva lasciato sulla pelle, nei punti in cui le era andato particolarmente stretto.
«Avete bisogno di altro?» le domandò Xenia. Antoinette scosse la testa, e Xenia lasciò la stanza con le altre domestiche.
Sedette sul letto e lasciò le gambe a penzoloni da un lato, per una volta incerta sul da farsi. Stavolta non sentì Xenia chiudere la porta a chiave. Per quanto grande fosse la tentazione di scappare, non aveva alcun posto in cui andare, né il desiderio di ripetere gli eventi dell'altra notte. Cheryl, quella volta, non si sarebbe accontentata di un solo assaggio. Inoltre, quella sera, col banchetto nuziale e tutti gli ospiti, i corridoi non sarebbero stati altrettanto deserti, nel caso in cui Cheryl avesse deciso di umiliare Antoinette per il suo ennesimo tentativo di fuga.
Si sentiva lo stomaco sottosopra. Sarebbe stato facile dare la colpa al cibo elaborato, ma era più che altro il pensiero di quello che sarebbe successo di lì a breve. Se solo non fosse rimasta così incantata da quel narciso!
Ora sarebbe stata al sicuro nelle stanze di sua madre, e non a prepararsi per consegnare la sua verginità?
Nessuna risposta le riuscì comunque a dare conforto. Antoinette si infilò a letto e si tirò le coperte fin sopra il mento, provando a non piangere sul latte versato. Scansare il pensiero di qualcosa non faceva che peggiorarlo, e così la sua mente continuò a girare in circolo, finché, finalmente, si addormentò.
Si risvegliò quando avvertì un peso che stava facendo sprofondare l'altro lato del letto. Aprì gli occhi e si trovò Cheryl seduta accanto a sé, con l'incarnato dorato sotto il bagliore della candela. Aveva ancora addosso il chitone dal matrimonio, anche se si era tolta la cinta decorata. Antoinette la guardò portarsi una mano nei capelli e sfilarne un unico, lungo fermaglio. La chioma si sciolse e le ricadde morbidamente attorno al viso, incorniciandolo.
«Mi verrebbe da dire che dormi tanto profondamente da sembrare morta, ma i morti, solitamente, non riescono a trovare riposo. È un tuo talento particolare?» le domandò Cheryl.
Antoinette si irrigidì. Aveva ancora la mente annebbiata dal recente risveglio, e si scrollò di dosso gli ultimi rimasugli del sonno.
«Ho sempre dormito come un sasso.»
«Io non lo definirei nemmeno dormire.»
Non dormivano tutti allo stesso modo?
Antoinette non riusciva a ricordare un tempo in cui non avesse sognato la terra, che la chiamava sempre a sé col suo abbraccio accogliente e protettivo. Fece spallucce e distolse lo sguardo.
«Da quello che la gente dice dei vostri orari, un po' di riposo gioverebbe anche a voi.»
Cheryl rise e si allontanò dal letto.
«Vero. C'è sempre qualcosa che richiede la mia attenzione. Ma non stasera.»
Si avvicinò ad un comodino e scoperchiò una caraffa di vino, prima di versarsi un calice.
«Ne vuoi un po'?»
Sulle prime, Antoinette scosse la testa, ma poi ci ripensò ed annuì. Cheryl versò un secondo calice e li portò entrambi con sé sul letto. Antoinette si mise seduta, spinse via le lenzuola ed infilò le ginocchia sotto di sé. Si tenne il calice in grembo per un minuto, racimolando il coraggio di bere. Era stato fatto con dei grappoli raccolti in superficie, quindi non c'era motivo di tentennare in quel senso, ma non era del tutto sicura se un calice intero sarebbe stato troppo, o magari non abbastanza. Si ritrovò quasi a rimpiangere che Cheryl non l'avesse presa nel sonno, così non avrebbe dovuto affrontare le conseguenze del suo matrimonio da sveglia.
«Posso aiutarti?» le domandò Cheryl.
Antoinette abbassò lo sguardo e si accorse che le stavano tremando terribilmente le mani, e che un terzo del vino le era finito sulle gambe, macchiando di rosa il chitone in più punti. Cheryl tolse il calice dalla sua presa agitata e glielo portò alle labbra. Dopo qualche sorso, Antoinette reclinò la testa, e Cheryl poggiò il calice su un comodino. Afferrò il mento di Antoinette e le impose di guardarla negli occhi. Le labbra di Cheryl si incurvarono in un leggero sorriso, i suoi occhi erano profondi come pozzi di acqua naturale. Moglie. Era sua moglie. Antoinette non sapeva come tenere quella parola a mente senza che la sua coscienza tracimasse.
Si paralizzò quando Cheryl si sporse per baciarla. Si protese disperatamente verso la terra, perché la riportasse in quello stato di beata incoscienza del sonno, ma non ci fu modo di trovare la pace mentale di cui aveva bisogno, non con le labbra di Cheryl che bruciavano contro le sue, e col calore delle mani della regina che le racchiudevano le spalle.
«Sei tesa come la corda dell'arco di Artemide,» le commentò Cheryl.
«Non dobbiamo... non stasera, vi prego. Possiamo far finta che sia accaduto. Non lo dirò a nessuno.»
La mano destra di Cheryl cadde sul ginocchio di Antoinette.
«Un matrimonio non è valido se non è stato consumato.»
Le diede un bacio appena sotto l'orecchio, facendole il solletico col suo respiro.
«Ma io non ho...»
«Mmm?» Cheryl si scostò per guardarla.
Era la prima volta che Antoinette la vedeva coi capelli sciolti: le addolcivano la mascella volitiva, dandole un aspetto più delicato. Aveva le labbra leggermente annerite dal vino.
«Era non ha benedetto questo matrimonio, quindi non è... definitivo.»
Cheryl si voltò per un momento, chinandosi per slegare i suoi sandali.
«Zeus ha avallato quest'unione. E lei non ha alcuna ragione di sfidare lui, né me, su questa questione.»
«E Demetra?»
«Imparerà ad accettare il nostro vincolo. Come te, col tempo.»
«Mai.»
«Questo è tutto da vedere.»
Cheryl si passò una mano fra i capelli.
«Ora basta. Voglio vedere mia moglie senza veli.»Quando Antoinette non mosse un dito per soddisfare la sua richiesta, Cheryl sospirò.
«Preferiresti che ti spogliassi io?»
Antoinette scosse la testa. Qualunque cosa, pur di tenere le mani di Cheryl lontane da lei per un altro po'.
Allungò le dita verso la fibula che aveva sulla spalla, e trafficò con la fibbia finché non riuscì a slacciarla. Il suo chitone scivolò via, rivelando la forma del suo strofione. Antoinette si spostò sull'altra spalla e compì la stessa manovra, prima di poggiare le spille sul tavolo. Cheryl l'aveva già vista nuda, ma stavolta sembrava diverso. Erano sposate. Visto che era una dei sei fratelli più anziani, Cheryl era di grado superiore a lei. Era chiaro che si aspettasse che Antoinette esaudisse tutti i suoi desideri coniugali e, se lei non si fosse comportata come richiesto, Cheryl avrebbe avuto tutti i diritti maritali di punirla. Il pensiero di quello che Cheryl avrebbe potuto esigere da lei le fece ardere le guance.
«Anche il resto, moglie mia.»
Antoinette agognò il velo avvolgente delle tenebre, giacché il lume della candela, per quanto flebile, illuminava fin troppo nitidamente l'espressione famelica di Cheryl.
Si portò le mani dietro la schiena e trafficò col nodo stretto dello strofione. Già era difficile da sciogliere in condizioni normali: ora, in quel preciso momento, le sue dita maldestre sembravano fatte di piombo. Cheryl non fece una singola mossa per aiutarla, ma si adagiò sui suoi cuscini, ancora vestita da capo a piedi.
Infine, Antoinette riuscì a snodare il tessuto, e la benda le cadde sui fianchi, rivelando i suoi seni. Le corse un brivido addosso, e l'aria fredda le fece venire la pelle d'oca. Antoinette rimase in attesa, senza strofione, con indosso solo il suo perizoma che le copriva il sesso. Si mise in ginocchio sul letto, con le mani congiunte in grembo. Si immaginò di essere un piccolo arboscello, che stava piantando le sue radici nel terreno. Non c'era vergogna nel piegarsi sotto la forza del vento. Ogni sacrificio sarebbe valso la pena, se avesse significato la sopravvivenza. Rimase a sbirciare con la coda dell'occhio Cheryl che si portò il calice alle labbra, ne bevve un sorso e lo poggiò di nuovo sul comodino accanto al letto. Quando Cheryl, subito dopo, le diede un bacio, Antoinette sentì il sapore acido del vino. Quelle note acri le scaldarono la gola. Stava vagando con la mente verso la caligine fragrante di un vigneto estivo quando Cheryl le diede un pizzico sul braccio, forte. «I tuoi doni sono estremamente interessanti, cara moglie, e non vedo l'ora di conoscerli meglio. Ma non è questo il momento.»
Antoinette sbatté le palpebre, e le lacrime le offuscarono temporaneamente la vista. L'aroma delle uve mature sui tralci svanì, rimpiazzato dal sego che stava bruciando e dalla debole fragranza di asfodeli. Si aggrappò alla testiera del letto, aspettando che svanisse quel giramento di testa.
«Mettiamo subito in chiaro una cosa. In mia presenza, tu non farai nulla di tutto ciò.» Cheryl sventolò una mano in aria. «Com'è che si chiama?»Non aveva davvero un nome, era così e basta. Ma Cheryl stava aspettando che lei le desse una risposta, neanche troppo pazientemente.
«A me piace pensarlo come... abbracciare la terra sognante.»
«Sì. Quello.»
«Ma...»
«Cos'è?»
Antoinette si mordicchiò l'interno della guancia.
«Io non ho mai... nonsono neanche sicura di poter... fermarmi, ecco.»
Dal modo in cui Cheryl inarcò un sopracciglio, fu lampante che non era quella la risposta che si era aspettata.
«Cos'ha combinato Demetra con te? No. Dovrai imparare a controllarlo.»
Gli occhi di Antoinette si riempirono di lacrime.
«Ma io...»
«È facile desiderare di evitare qualcosa, non è così? Ma la vita è costellata di sofferenze, cara Antoinette, e fingere che sia altrimenti non è d'aiuto. In questo momento vorresti sparire, non è vero?» Antoinette annuì, senza parlare. «Beh, fermati. Trattieniti. Ho bisogno che tu mi senta, quando ti tocco.»
Cheryl poggiò una mano sulla guancia di Antoinette e le strofinò il labbro inferiore col pollice. Antoinette chiuse gli occhi, poi sussultò, quando le unghie di Cheryl le scavarono nella pelle.
«No. Guardami.»
I lineamenti solitamente rigidi di Cheryl erano ammorbiditi dalla luce della candela. Il suo chitone senza maniche lasciava in bella mostra i suoi bicipiti tonici. Il suo corpo avrebbe potuto benissimo essere stato scolpito da Prassitele in persona, dai suoi seni piccoli ed alti, alla curva sinuosa della sua vita. Le sue dita lunghe ripresero ad accarezzare la guancia di Antoinette mentre, con l'altra mano, le fece pressione su una spalla fino a farla sdraiare sul letto, prima di allungarsi sopra di lei.
I capelli di Antoinette si sparsero sul cuscino, e lei si paralizzò, fin troppo consapevole del chitone di Cheryl che le stava sfiorando i seni nudi. Non che fosse da biasimare la qualità del tessuto – era un lino soffice, finemente intessuto.
Era stato coltivato in superficie, ma tanto di quel tempo prima che la fibra aveva quasi perduto ogni ricordo del tocco del sole sui suoi steli.Cheryl le pizzicò uno dei capezzoli, ed Antoinette squittì in protesta.
«Ti capita molto spesso, a quanto pare,» commentò Cheryl. «Tutte le volte che lo farai, io ti farò del male.»
Antoinette la fissò con un muto risentimento, ma Cheryl non stava prestando attenzione al suo viso. Fece correre le mani sul corpo di Antoinette. I suoi polpastrelli caldi si muovevano con sicurezza. Antoinette digrignò i denti e fece del suo meglio per resistere ma, quando la pressione del ginocchio di Cheryl contro la sua coscia svanì dalla sua percezione, fu come cadere in uno stagno placido e tiepido... Cheryl afferrò entrambe le mani di Antoinette e gliele portò sopra la testa. Trasferì la sua presa di modo da tenere i polsi di Antoinette con una sola mano, stritolandoglieli con un tale vigore che le sembrò che le si stessero macinando le ossa. Antoinette gridò, quando tutte le sensazioni precedenti di sollievo e di tepore evaporarono.
Si dimenò nella presa di Cheryl, coi sensi presi d'assalto tutti insieme dall'orrido sfregamento del suo chitone, dal modo in cui ogni lembo di tessuto le premeva contro il corpo, e dal peso caldo del corpo di Cheryl che la inchiodava al letto.
Se non avesse potuto vagare da nessuna parte, allora avrebbe dovuto sentire – ma lei aveva anestetizzato i suoi sensi per tanto di quel tempo che aprirsi alla piena coscienza sarebbe stato come svegliarsi e ritrovarsi nel Tartaro.
«Respira, Antoinette.»
Inspirò, faticando a riempirsi i polmoni di aria, con Cheryl che la stava schiacciando. Sembrava quasi che stesse roteando il soffitto, così si concentrò sulla respirazione, imponendosi di rilassarsi, finché si fermò. Ma Cheryl non le liberò ancora le mani.
«Lasciatemi andare.»
«Aspetta.»
Cheryl si chinò e le baciò il sale sulle guance. Solo allora mollò la presa su Antoinette, prima di cominciare ad accarezzarle tutto il corpo. Si fermò sui fianchi, sciolse i lacci che tenevano assieme il perizoma di Antoinette e lo tirò via. Antoinette allungò le mani per coprirsi, ma Cheryl scosse la testa.
«No. Mani all'indietro, dov'erano prima.»
Quando Antoinette non si mosse, Cheryl sospirò, con le labbra contratte. Alzò una mano e le diede uno schiaffo in faccia.
«Quando do un ordine, mi aspetto che venga eseguito. Anche da te. Specialmente da te.»
«Non avete il diritto!» esclamò Antoinette, portandosi una mano sulla guancia. Sentì il sapore del rame sulla lingua.
«Il mio diritto mi è stato conferito da un dio,» le fece sapere Cheryl, con la bocca piegata da un lato, come se le pesasse dover essere riconoscente a Zeus di alcunché. «Non farmelo dire un'altra volta.» Antoinette portò lentamente le mani sopra la testa, coi palmi all'insù. Cheryl le riprese i polsi, le drizzò le braccia, poi prese il perizoma di Antoinette e lo usò per legarle assieme le mani, prima di assicurarle alla testiera del letto. Ad Antoinette pizzicava la guancia. Ne esplorò con cautela l'interno, e sentì di nuovo il sapore del rame. Doveva essersi morsa per lo sgomento.
Cheryl le diede un bacio sulla guancia, cosa che gliela fece pulsare, poi le afferrò le gambe da sotto le ginocchia, gliele sollevò e gliele fece divaricare. Se c'era mai stato un momento in cui Antoinette aveva avuto bisogno della terra sognante, era ora, ora, ora. Ma non osò cominciare a vagare con la mente, quando Cheryl le posò una fila di baci lungo l'interno della coscia, senza fermarsi finché non raggiunse il centro. Le dita di Antoinette si strinsero per formare due pugni, quando Cheryl trovo il suo sesso.
I movimenti della lingua di Cheryl le fecero inarcare la schiena, ma non riuscì a sollevarsi dal letto, poiché Cheryl le stava tenendo le mani premute contro le cosce. Cheryl fece una pausa e sollevò la testa, con le labbra scintillanti al lume di candela.
«Sei ancora qui. Bene.»
Accarezzò il fianco di Antoinette, come se volesse sottolineare la sua approvazione, poi riabbassò la testa. La sensazione datale da Cheryl era più morbida e meno pressante di quando si era toccata da sola. Antoinette provò a muovere le mani, ma i lacci le segarono i polsi, troppo stretti perché potesse starci comoda. Le cordicelle non solo la tenevano ancorata al letto, ma al suo stesso corpo, poiché il bruciore mordace non faceva che mantenerla costantemente nel presente.
I suoni sommessi della lingua di Cheryl sulla sua carne erano osceni. Antoinette cambiò posizione, e poggiò un piede sulla spalla di Cheryl per provare a spingerla via, ma era come se la dea fosse fatta di pietra. Strattonò di nuovo i lacci, ma era probabile che la sua pelle si sarebbe rotta prima della testiera del letto o delle cordicelle annodate.
Cheryl non si fermò. Se le sensazioni fossero state sgradevoli, o banalmente una fonte di distrazione, Antoinette non se ne sarebbe data tutta quella pena. Ma non riusciva a negare le abilità di Cheryl.
Quante amanti doveva aver avuto nel corso degli anni?
Ce n'era mai stata qualcuna sdraiata in quello stesso letto?
Dalla conoscenza che aveva del proprio corpo, Antoinette sapeva di essere vicina all'orgasmo. Si raddrizzò, provando ad angolare i suoi fianchi di modo da ridurre il contatto con la lingua di Cheryl, ma la tenacia con cui la dea la stava tenendo inchiodata al letto le rendeva impossibile ogni ulteriore movimento. La lieve ondulazione dei suoi fianchi servì solo ad infiammare quelle sensazioni, finché, all'ultimo, non fu più in grado di trattenersi. Antoinette si affondò le unghie nei palmi e rivolse la faccia verso il cuscino, imponendosi di non urlare, quando Cheryl la spinse negli spasmi incontenibili del piacere.
Quando fu tutto finito, Antoinette rimase sdraiata lì, sfibrata, troppo stanca per muoversi, ad ascoltare il battito martellante del proprio cuore. Si sentiva la pelle fastidiosamente accaldata, e l'aria fredda riusciva a darle solo un filo di sollievo. Le candele si erano consumate, ed ora rimaneva solamente un bagliore grigiastro a penetrare dalla finestra. Cheryl si drizzò a sedere, ed il suo peso si sollevò dal letto. Antoinette rotolò su un fianco, unì le ginocchia e se le portò al petto. Se avesse avuto le mani libere, si sarebbe avvolta nel suo stesso abbraccio. Sentì Cheryl versarsi altro vino, poi il rumore di alcuni oggetti che venivano spostati.
Cheryl tornò al letto ed offrì un calice ad Antoinette, tenendoglielo lei stessa in bilico sulle labbra. Antoinette bevve un sorso. Era ben annacquato, come se lo serviva lei di solito. Il suo sapore acido e fresco l'aiutò a idratare la gola secca. Cheryl posò giù la coppa e le slegò i polsi. Antoinette gemette quando le tornò la sensibilità ai polpastrelli, e si massaggiò i segni rossi nei punti in cui i lacci le avevano scavato nella pelle. Cheryl scostò i capelli dal viso di Antoinette, che trasalì.
Era stata così stolta da persuadersi che quell'incubo fosse finito?
«Sei rimasta cosciente,» si congratulò Cheryl. «Mi ha fatto piacere.»
«Non per assenza di desiderio di sparire.»
«Ancora meglio. Desiderare qualcosa e resistere all'impulso è il tipo di disciplina su cui sono costruite le civilizzazioni.»
«E perché voi non resistete agli impulsi?»
Cheryl si bloccò, ed Antoinette si domandò se non si fosse spinta troppo in là. Ma, subito dopo, fece un sorriso.
«Perché dovrei? Sono rimasta ad attenderti a lungo, Antoinette, figlia di Demetra. Non mi sarà negato un solo attimo in più.»
Posò due dita sotto il mento di Antoinette e le diede un bacio. Antoinette sentì il sapore del sale della sua stessa eccitazione, con una nota acida che le pervase la lingua. Antoinette si scostò e le diede uno schiaffo. Cheryl consentì al colpo di andare a segno, ricevendo il palmo della mano di Antoinette sulla propria guancia. Quando Antoinette ritirò la mano per sferrare un altro schiaffo, Cheryl la afferrò.
«Penso che uno sia sufficiente.»
Antoinette scostò di scatto la mano, ma la presa di Cheryl era inflessibile.
«Lasciatemi andare.»
«No.»
Cheryl spostò la sua attenzione sul collo di Antoinette, ed i suoi denti si chiusero attorno ad un punto soffice appena al di sopra della catena d'oro che portava al collo. Antoinette ricacciò indietro un urlo, e si aggrappò con la mano libera alla spalla di Cheryl, provando a scansarla. Cheryl si scostò e diede un'occhiata al lavoro che aveva appena fatto. Infilò un dito sotto la collana e strofinò il metallo col pollice.
«La mia collana ti dona. Come i segni sul corpo.»
«Siete una depravata.»
«Diresti la stessa cosa, se fossi un dio? Il peccato di un uomo è il piacere di un altro.»
Antoinette rimase in silenzio. Se Cheryl fosse stata un dio, Antoinette non si sarebbe sentita in obbligo di origliare alla festa di Zeus, tutti quegli anni prima, e forse non avrebbe destato l'interesse di Cheryl. Di sicuro sarebbe stato un esito più positivo per entrambe.
«Ti ho catturata, Antoinette, ed intendo tenerti con me. Per te sarà molto più semplice se lo accetterai.»Cheryl sorrise, coi suoi due occhi scuri come le profondità del Tartaro. «Ma i tuoi sforzi non sono meno dolci di quanto sarà la tua capitolazione finale.»
Antoinette afferrò il lenzuolo e se lo tirò sopra il seno. Arretrò finché la testiera del letto non le si conficcò in mezzo alle scapole, mettendo fra lei e Cheryl quanta più distanza possibile. Il letto era fatto di legno d'ulivo, e le giunture di tasselli di quercia. Cominciarono tutti ad intonare per lei delle melodie discordanti, ma Antoinette rimase fin troppo memore dell'ordine di Cheryl, per consentirsi di cadere preda dei loro canti allettanti.
Anziché inseguirla, Cheryl si alzò e si avviò verso la finestra. Abbassò le imposte, finché non rimase solo un minuscolo spicchio di luce ad illuminare il pavimento. Antoinette non si era resa conto di quanto si fosse assuefatta alla luce, finché venne avvolta dalle tenebre.
Udì i lievi scatti di fibule che venivano sganciate, ed il fruscio del tessuto. I passi di Cheryl si fecero più vicini, lenti e decisi. Il letto scricchiolò quando le sedette accanto. Per quanto fosse ben conscia della presenza di Cheryl, Antoinette sobbalzò lo stesso, quando le posò una mano sulla spalla.
«Non hai bisogno di questo,» le comunicò, tirandole via il lenzuolo dalle dita. Premette il naso nell'incavo del collo di Antoinette ed annusò. Una dea più savia di Antoinette sarebbe stata in grado di costruirsi un immaginario differente a proposito di Cheryl: avrebbe potuto inventarsi che Cheryl non fosse la sua rapitrice, ma un'amante segreta, che ella poteva incontrare solo nell'oscurità. Simili fantasie le avrebbero potuto arrecare sollievo, ma Antoinette non era in grado di fare affidamento sulla finzione. Cheryl era ammantata da un profumo di asfodeli che la distingueva pur senza il beneficio della vista.
Quel fruscio del tessuto di poc'anzi doveva essere stata Cheryl che si era spogliata poiché, quando Antoinette spostò una mano, sfiorò per sbaglio la coscia nuda di Cheryl.
Ritrasse la mano come se si fosse scottata e se la strinse con l'altra in grembo, ora fastidiosamente consapevole del calore che si irradiava dalla pelle della dea. Cheryl affondò la mano nei capelli di Antoinette, le sollevò il viso e le diede un bacio. A differenza della struttura muscolosa del suo corpo, le labbra erano insolitamente soffici.
Dopo un momento, Antoinette si ritrovò a rispondere al bacio. Si paralizzò non appena si rese conto di quello che aveva fatto, ma Cheryl non la sbeffeggiò per quello. Piuttosto, prese Antoinette fra le sue braccia e la mise sdraiata sul letto, prima di infilare il ginocchio in mezzo alle sue gambe per divaricargliele. Doveva aver emesso un qualche suono angosciato, poiché Cheryl si fermò.
«Riesci a tenere le mani lungo i fianchi?» le domandò Cheryl. «Anche quando ti fa male?»Antoinette non sapeva cosa rispondere, così non disse nulla. A Cheryl sembrò bastare lo stesso come risposta. Si sporse da un lato del letto per raccattare un lembo di tessuto, probabilmente uno strofione dismesso. Fece mettere Antoinette su un fianco e le legò assieme i due avambracci dietro la schiena, dai gomiti ai polsi. Quantomeno, quel tessuto più largo era più comodo di quanto fossero stati i lacci del suo perizoma, ma le tirava all'indietro le spalle in un modo che la faceva sentire ancora più esposta, nonostante le tenebre.
Cheryl rimise Antoinette nella posizione originale, anche se adesso le braccia legate le premevano nella spina dorsale. Si risistemò, provando ad allontanarsi dalla pressione del ginocchio di Cheryl, fino a che non andò a sbattere con la testa contro la struttura del letto. Cheryl si chinò sopra di lei. Abbassò la testa, e le sue labbra si chiusero su uno dei capezzoli di Antoinette. Quella sensazione inedita le fece correre una scarica lungo il corpo, e si sentì ansimare. La bocca di Cheryl era calda, morbida ed inaspettatamente gentile. Tornì il capezzolo duro con la lingua, poi si staccò e vi soffiò sopra dell'aria fredda. Ripeté le medesime attenzioni sul suo gemello, fornendole una tale distrazione che Antoinette non si rese conto che la mano di Cheryl era scivolata giù, verso il suo sesso, se non quando ormai era troppo tardi.
«No,» gemette, quando Cheryl le infilò le dita dentro, prendendosi la sua verginità. Antoinette urlò, poi si paralizzò, con le lacrime agli occhi, troppo terrorizzata di muoversi, per paura di cagionarsi un danno ancora maggiore. Lo stiramento delle dita di Cheryl dentro di lei era una sensazione nuova, e del tutto sgradita, che non sarebbe mai riuscita a scacciar via soltanto con la propria volontà. Cheryl mosse le dita, le tirò fuori, poi la penetrò di nuovo. Antoinette non aveva mai sperimentato un simile disagio, nemmeno quando era inciampata e ruzzolata in fondo ad un burrone, dalle parti delle scogliere di Mykonos. Si lamentò e si morse il labbro così forte che sentì il sapore di icore.
«Sss, mia cara.»
Il pollice di Cheryl prese a compiere dei piccoli cerchi sull'apice del sesso di Antoinette, che la distrassero ulteriormente, ma non abbastanza da cancellare il dolore. Antoinette rimase sdraiata, con la guancia poggiata sul cuscino, che ormai era piuttosto umido per via delle sue lacrime. Ma le dee guarivano in fretta, e lei non faceva eccezione. All'affondo successivo, il dolore aveva già cominciato a scemare, mentre la sua carne torturata si stava rimarginando, ma non abbastanza da restaurare la sua verginità. Cheryl sembrò accorgersene, poiché aumentò il ritmo, fissando un'andatura confortevole. Nelle tenebre, Antoinette riusciva a scorgere soltanto il vago profilo della sua faccia, ed il luccichio rifrangente del suo sguardo. Antoinette non pensava che sarebbe stata in grado di raggiungere di nuovo il picco del piacere così alla svelta, non in quel modo, ma Cheryl non accennò a volersi fermare.
La frizione costante trasformò il dolore sommesso in un bruciore sgradevole. Antoinette gemette, provando ad angolare i fianchi in modo da alleviare il dolore. Con la mano libera, Cheryl le accarezzò la guancia coi polpastrelli. Si chinò su di lei, e diede un morso leggero al labbro inferiore di Antoinette, se lo in infilò in bocca, poi lo lasciò andare.
«Non piangere, adorata,» le sussurrò in un filo di voce gutturale. «Il tuo corpo è stato fatto dagli dèi per ricevere piacere.»
Quello era vero anche per il più infimo degli schiavi, ma ciò non rendeva piacevole il tocco della frusta. Eppure, Antoinette non riusciva a negare di provare... qualcosa. Cheryl sfilò repentinamente la mano, lasciando un vuoto che anelava di essere riempito. Fece girare Antoinette su un fianco ed andò a sdraiarsi dietro di lei, infilandole un braccio attorno alla vita per tenerla stretta a sé, mentre le dita dell'altra sua mano ripresero il loro dovere. Tre dita finirono dentro Antoinette, mentre il pollice le sfregava l'esterno.
La pressione del corpo nudo di Cheryl contro il suo le fece accapponare la pelle. Era disturbante accorgersi di quanto i loro corpi si incastrassero fra loro, così uniti, come se Antoinette fosse stata destinata a quel talamo nuziale. Raggiungere di nuovo il picco del piacere sarebbe stata una forma di tradimento da parte del suo stesso corpo, poiché equivaleva ad accettare tacitamente la sovranità di Cheryl. Non poteva darle quella soddisfazione.
«No. Sono tutta indolenzita,» si lagnò, picchiando coi talloni contro le tibie della regina. «Dovete fermarvi.»
Cheryl poggiò le labbra contro l'orecchio di Antoinette.
«Già solo per quello continuerò anche dopo che avrai finito.»
Antoinette ruotò la testa e si scagliò all'attacco, alla cieca. Agganciò il lobo dell'orecchio di Cheryl coi denti e lo morse, poi indietreggiò sconvolta, quando l'icore le spillò in bocca. Cheryl si limitò a ridere e a far rimettere Antoinette a pancia insù.
«Basta così, o debbo imbavagliarti?»
«Andate a...»
Antoinette si fermò. Tutte le normali imprecazioni non funzionavano negli Inferi.
«Oh, mia cara. Ho qualcosa per te.»
Cheryl si alzò dal letto, lasciandola vuota e dolorante. Tornò, non con un bavaglio, come Antoinette aveva temuto, ma con qualcosa di decisamente più minaccioso. Al buio, non riconobbe la forma di quell'oggetto, finché l'estremità non le sbatté contro l'interno coscia, quando Cheryl tornò a coricarsi sul letto. Gridò inorridita, provando a premere le ginocchia fra loro, ma Cheryl gliele sollevò e le spalancò con un gesto brusco.
«Sss. Gli inservienti potranno pensare che sia diventata una sanguinaria, e potrebbero fare irruzione nella speranza di salvarti.»
«Non è divertente!» sbottò Antoinette. Al posto della voce le uscì un gemito strozzato, quando Cheryl la penetrò nuovamente, non con le dita stavolta, ma con un fallo di cuoio che si era allacciata addosso a mo' di perizoma.
Lo stiramento fu peggiore di prima, ora che il suo corpo appena sverginato si sforzava di accogliere un simile spessore.
«Brava ragazza,» mormorò Cheryl. Le fece correre le mani sui seni, sullo stomaco, percependo attraverso i suoi palmi ogni contrazione del corpo di Antoinette, quando affondava in modo particolarmente violento. Non era giusto, nemmeno per una pervertita. Alle donne era concesso usare quegli aggeggi solo quando i mariti erano lontani, in guerra, o durante le Dionisie. Ogni altro uso era... depravato.
Antoinette non aveva idea di come facesse Cheryl a trarre piacere da un simile atto, eppure era evidente che stesse godendo. Parlava a voce bassa, mormorando parole sconce di incoraggiamento che Antoinette non aveva mai sentito, nemmeno nei brulicanti porti dell'Attica.
Il suo corpo non fu in alcun modo in grado di resistere all'assalto di tutte quelle sensazioni. Provò a soffocare le sue urla, man mano che il suo piacere aumentava, premendo il viso contro il cuscino, ma sembrò uno sforzo inutile. Le mani di Cheryl vagarono possessive sui suoi fianchi, mentre Antoinette era scossa dai fremiti sotto di lei. Fece qualche altro pigro affondo dentro di lei, che era ancora in preda agli spasmi nei postumi dell'orgasmo, poi, per fortuna, si sfilò.
Sganciò una fibbia e buttò via quell'arnese, poi strisciò alle spalle di Antoinette e slegò il tessuto che le vincolava le braccia.
Premette il suo corpo nudo contro la schiena di lei, e la cinse con un braccio al di sotto dei seni di Antoinette. Ad Antoinette venne il singhiozzo, e le risalì la bile in gola. La ingoiò prima che potesse sopraffarla. Il battito del suo cuore era ancora troppo frenetico, ed i suoi respiri uscivano sotto forma di umidi singhiozzi. Rimase sdraiata su un fianco, con le ginocchia ben serrate e le cosce scivolose, che si stavano fastidiosamente freddando. Sentiva una terribile mancanza dell'abbraccio avvolgente della terra di Gaia.
«Sss, mio piccolo gioiello,» le mormorò Cheryl. «Va tutto bene.»
Di sicuro non andava tutto bene, ma non aveva voglia di mettersi a ribattere. Spinse via Cheryl, provando a divincolarsi dalla sua presa.
«Hai freddo?»
Cheryl trovò il lenzuolo e lo tirò su, coprendo entrambe. Antoinette non aveva freddo, ma si strinse lo stesso il lenzuolo attorno per creare una barriera fra sé e la pelle di Cheryl. Allungò una mano verso l'alto e premette il palmo contro le volute intagliate della testiera del letto, immaginando che le scure spirali di legno d'ulivo si muovessero sotto le sue dita. Ora, di certo...Cheryl fece schioccare la lingua e prese gentilmente la mano di Antoinette, riportandogliela lungo il fianco, e facendogliela poggiare sopra il lenzuolo.
«Suvvia. Sei ancora in mia compagnia, dopotutto.»Antoinette non aveva idea di come avrebbe fatto a prendere sonno senza sprofondare nei meandri bui in cui si rintanavano i bulbi durante l'inverno, ma fece lo stesso un tentativo, sapendo che qualunque forma di assopimento sarebbe comunque stata preferibile al dover dormire a fianco a Cheryl, pur conservandone allo stesso tempo la consapevolezza. Affondò la guancia nel cuscino, provando ad isolare ogni rumore esterno, e si concentrò sui tonfi del suo cuore.
«Non ti sei dimenticata qualcosa, piccola?»Antoinette si paralizzò per il terrore.
Adesso che c'era?
Che altro avrebbe mai potuto farle Cheryl, dopo tutto quello che si era già presa?
Cheryl le diede un bacio sulla nuca.
«Buonanotte, dolce Antoinette.»
«Buonanotte,»rispose lei con la voce roca.
Cheryl parve abbastanza appagata, anche se continuò a restarle sdraiata troppo vicina, con un braccio poggiato sul bacino di Antoinette.
Antoinette provò ad ignorarlo. Per quanto lo volesse, non avrebbe mai potuto rifar vagare le mani verso la testiera per trovare la terra sognante e, alla fine, si abbandonò al sonno di sua spontanea volontà, anche se non fu riposante come aveva immaginato.
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Prigioniera Degli Inferi - Choni
FanfictionConosciamo tutti la storia... Ade rapisce Persefone, figlia di Demetra, e la conduce di forza con sé negli Inferi, per.... ecc. Ma vi siete mai chiesti come la storia sarebbe andata...se... SE il dio degli Inferi fosse stata in realtà una DEA bellis...