Interrogatorio

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La risalita dal livello in cui si trovava la cella di Crono si fece sentire sui muscoli di Antoinette che, quando tornò sulla piattaforma, aveva tutte le gambe indolenzite. Il gigante a guardia di quell'area non fu contento di vederla.
«Non vi è autorizzato l'accesso alle profondità del Tartaro,» la rimbrottò, tamburellando le dita di metà delle sue mani per l'irritazione. «Cheryl ne rimarrà contrariata.»
«Io non glielo dirò, se non lo farete nemmeno voi.»Egli sniffò, ma annuì alle guardie, perché approntassero la piattaforma. Antoinette vi montò sopra, tenendosi le mani lungo i fianchi per non far
sollevare i lembi del chitone.
L'ascesa fu molto più lenta, e le diede il tempo di pensare. Non passò molto, prima che perse di vista le guardie ed il gigante sotto di lei, e poco dopo svanì anche il chiarore delle loro torce, lasciandola totalmente al buio. Promise a sé stessa che non avrebbe mai commesso crimini tanto efferati da meritarsi una punizione in un posto come quello. Non sarebbe mai stata condannata a vivere per sempre nelle tenebre, sottoposta ad un'eterna tortura, destinata a diventare lentamente pazza, in compagnia soltanto dei suoi pensieri.
Xenia scoppiò quasi in lacrime, quando la vide riemergere sana e salva in cima al pozzo, il che costrinse Antoinette a distogliere lo sguardo. Non aveva il coraggio di guardarla negli occhi. Rinvennero i loro cavalli, che erano rimasti obbedientemente nei paraggi, e si riavviarono verso il palazzo.
«Avete trovato ciò che stavate cercando?» le domandò Xenia.
Ma il Tartaro conteneva solo domande, non risposte. «Sono felice di essere andata,» replicò Antoinette. Non era una bugia – vedere Crono e gli altri prigionieri aveva comunque rafforzato la sua convinzione di voler scappare via da quel posto.
Quando arrivarono al palazzo, uno stuolo di ancelle si avventò su Antoinette, impedendole di rientrare nella propria camera.
Le lavarono i piedi, le pettinarono i capelli, che poi avvolsero in una treccia morbida, e le servirono del cibo, che lei consumò da sola. Quando ebbe finito, Xenia non l'accompagnò nelle sue stanze, ma in quelle di Cheryl, che erano adiacenti a dove dormiva lei.
La camera da letto di Cheryl era almeno il doppio rispetto alla sua. Aveva un che di austero, con le pareti in marmo nero, alleggerite da una tappezzeria con motivi geometrici astratti. C'era una zona separata che fungeva da vestibolo, con degli abiti impilati in scaffali ordinati, e la più grande collezione di scarpe, calzari e sandali che Antoinette avesse mai visto.
Suppose che qualcosa dovesse pur spezzare la monotonia dell'abbigliamento di Cheryl – la maggior parte dei capi era di varie gradazioni di nero, ad eccezione del chitone bianco che aveva indossato il giorno del loro matrimonio e di qualche altro abito di varie sfumature di rosso, che rievocavano le profonde tonalità delle pietre preziose.
Accanto alla camera da letto v'era una sala da bagno, ma non c'era alcun contenitore che un servo avrebbe potuto usare per prendere dell'acqua.
Invece, Antoinette ruotò una leva, e l'acqua prese a scorrere liberamente da un rubinetto, prima di sparire giù in una griglia posta sul pavimento.
C'era addirittura un'altra cannella per l'acqua calda, che lei usò per mandar via il gelo che sentiva nelle mani.
«Ci abbiamo guadagnato molto da quando Dedalo si è unito alla schiera dei defunti. Avevo anche pensato di estendere ulteriormente l'impianto idraulico ma, ahimè, egli considera taluni progetti troppo servili.»
Antoinette sobbalzò e si portò una mano al petto, prima di voltarsi.
«Non vi ho sentita entrare.»
Anche quel giorno Cheryl era vestita di nero, di una tonalità scura quasi quanto le viscere del Tartaro. Forse Dedalo aveva prodotto anche il colorante, poiché Antoinette non aveva mai visto nulla di quel genere in superficie.
«Chiudila, per favore.»
Antoinette arrossì e ruotò nuovamente la leva, per arrestare il flusso d'acqua.
«A mia madre tornerebbe particolarmente utile un marchingegno del genere per le sue colture.»
«Mmm, mmm.»
Cheryl andò a sedere alla sua scrivania e spostò una pila di rotoli da un lato. Aveva rivolto la sedia di modo da poter stare seduta e guardare allo stesso tempo Antoinette.
«Vieni qui e raccontami della tua giornata.»
Antoinette rientrò nella zona notte. Aveva i palmi sudati, e se li dovette asciugare strofinandoli lungo i fianchi. Non aveva fatto nulla di male.
Perché allora Cheryl le faceva un simile effetto?
La metteva a disagio stare in piedi, quando Cheryl era seduta, quindi si accomodò anche lei in fondo al letto, visto che non c'erano altre sedie a disposizione. «Oggi ho visitato il Tartaro.»
«Capisco. Xenia non ti ha istruita a proposito dei tuoi doveri coniugali, e non ti ha detto di andare a farti consegnare i tuoi doni nuziali?»
Antoinette provò a leggere l'espressione di Cheryl.  Sembrava tranquilla, ma il suo sguardo conteneva una tale intensità che Antoinette avvertì il bisogno di distogliere il proprio.
«Mi pare che mi abbia menzionato qualcosa del genere.»
«Eppure, non è stato fatto. Cos'hai fatto nel Tartaro?»
Antoinette si rialzò in piedi. Camminò verso la finestra ed aprì le imposte, chiudendo gli occhi quando la fresca brezza serale spirò su di lei.
«Lo sapete già, no? Perché me lo state chiedendo?»
«Mi fa piacere sentirmelo raccontare da te. Gradirei che non ti allontanassi, mentre ti parlo.»
«È un interrogatorio? Non ho commesso alcun crimine.»
«Torna qui e mettiti seduta, Antoinette.»
«No.»
«Non forzarmi la mano.»
Oh! Ma che faccia tosta!
«Fate pure come vi pare, tanto non vi importa niente di quello che penso io!» sbottò Antoinette, alzando all'ultimo la voce. «Mi avete trascinata qui contro la mia volontà. Avete preso la mia verginità. Mi avete tolto la libertà! Ora non fate finta che io abbia una qualche voce in capitolo in tutta questa storia!»
Non c'erano abbastanza oggetti a portata di mano per i gusti di Antoinette, ma si accontentò afferrando un vaso ornamentale e lanciandolo a Cheryl, seguito
da uno specchietto e poi da un busto – che sembrava di Atena, ma che avrebbe potuto benissimo essere di una delle sue fedeli e, infine, una volta che rimase a corto di utensili duri, attaccò con ogni singolo cuscino che c'era sul letto.
Aveva la vista accecata dalle lacrime, ma non rimase sorpresa quando Cheryl le andò incontro e le afferrò entrambi i polsi, stritolandoli nella sua morsa.
«Se desideri comportarti come una bambina, allora ti tratterò come tale,» sancì Cheryl, con una voce bassa, morbida e pericolosa.
Avanzò, forzando Antoinette ad arretrare, finché non si ritrovò con la schiena al muro. Lo sguardo di Cheryl si addolcì, e lasciò andare una delle mani di Antoinette per sporgersi ed accarezzarle il livido che aveva sul collo.
Antoinette girò la testa e diede un morso al pollice di Cheryl.
«Oh!» commentò Cheryl, ritraendo la mano.
A quel punto Cheryl la spinse, e lei cadde sul letto, facendo scricchiolare la struttura nell'impatto.
Cheryl salì sul letto dopo di lei e la prese per la treccia. Posizionò Antoinette sulle sue ginocchia e le tirò il chitone fin sopra la vita, scoprendole le gambe.
«Lasciatemi andare. Mi state facendo male!»
esclamò Antoinette, allungando le mani dietro di sé per provare a scansare quelle di Cheryl.
Cheryl serrò la presa attorno alla treccia di lei, ed usò l'altra mano per tirar giù il perizoma di Antoinette, fino all'altezza delle cosce. Fece correre la mano sulle natiche scoperte di Antoinette e le accarezzò le gambe.
«Non mi toccate!»
Cheryl aggiustò la sua presa sui capelli di Antoinette e la fece girare per un momento, di modo da poterla guardare in faccia.
«Voglio che tu sappia che io non provo rancore nei tuoi confronti. E, per quanto sia delusa dalle tue azioni, questa non è una punizione. Lo sto facendo solo perché ne hai bisogno.»
Ad Antoinette bruciavano gli occhi per le lacrime.
«Di cosa ho...?»
La fece ruotare nuovamente, e lei si ritrovò di nuovo a faccia in giù, sul grembo di Cheryl. Le lasciò andare la treccia e le risistemò il chitone. L'aria fredda sulla pelle nuda di Antoinette la fece rabbrividire.
Non era preparata al primo schiaffo, così urlò, inarcando la schiena.
«Come osate!»
«È per il tuo bene.»
La mano di Cheryl affondò di nuovo sul suo sedere scoperto, stavolta con più vigore. Antoinette gridò ancora, soffocata dalle sue stesse lacrime.
«Lasciatemi andare!»
Cheryl continuò a schiaffeggiarla mentre parlava, percuotendola ad un ritmo costante.
«Avresti dovuto realizzare oramai che non è mia intenzione avere delle reazioni come questa. Prima te ne farai una ragione, prima potrai cominciare a goderti la tua nuova vita.»
Antoinette non riusciva a ricordare l'ultima volta che era stata presa a sculacciate. Forse da bambina, secoli e secoli prima.
«Basta, vi prego. Mi state facendo male.»
Sulle prime, ogni sculacciata lasciava un pizzicore iniziale che svaniva quasi subito. Ma, col passare del tempo, dopo che Cheryl ebbe percosso più volte lo stesso punto, la carne di Antoinette si era surriscaldata, e le parve come se, ad ogni colpo, le stesse avvampando un incendio sottopelle.
«Ci sono molte cose meravigliose e prodigiose che devi ancora scoprire qui. Non ti avrei condannata a questa vita, se avessi pensato che ti avrebbe resa miserabile per sempre. Ma tu dovrai trovarvi un senso per conto tuo.»
Antoinette smise di supplicare. Si infilò un pugno in bocca, provando a non urlare, e le sue lacrime imbevvero la coperta sotto la sua testa. Ad un certo punto, Cheryl le cambiò posizione, per poter cominciare a schiaffeggiarla con l'altra mano.
Antoinette si avvinghiò alla struttura del letto, ma il legno d'ulivo con cui era stato costruito proveniva dagli Inferi, quindi non le tornò utile. Provò ad impegnarsi sulla respirazione, ma tutte le volte che Cheryl scatenava una nuova esplosione di dolore le interrompeva la concentrazione.
«Basta!» sbraitò Antoinette. «Basta. Basta. Basta!»
«Che voleva Crono da te?» le domandò Cheryl.  Diede a Antoinette un altro schiaffo lancinante, poi fece una pausa. Antoinette si affrettò a riempire il vuoto del silenzio.
«Niente!» urlò, ma Cheryl la colpì di nuovo.
«La libertà! Ovviamente vuole... vuole essere libero.»
Cheryl la rimise a pancia insù. Antoinette piagnucolò, visto che quel movimento causò una frizione fra la sua pelle ed il chitone della regina.
«Cosa ti ha offerto in cambio?»
«Niente. Aspettate!» gemette, quando Cheryl tese la mano. «Ha detto... ha detto che avrebbe potuto aiutarmi. Ma io gli ho opposto il mio rifiuto.»
Aveva gli occhi spalancati e pieni di lacrime, e stavano implorando Cheryl di crederle. «Ve lo giuro sulla virtù di Atena!»
«Che altro voleva?»
Antoinette ripassò la conversazione a mente. «
Un miglioramento delle sue condizioni.»
Cheryl sbuffò.
«Chi si comporta da tiranno dispotico deve pagarne le conseguenze.»
«Sono molti anni che soffre.»
«Più anni di quelli che hai tu.»
«Quando chiudo gli occhi,» commentò Antoinette, «ho ancora davanti l'immagine di quel pozzo, l'oscurità che inghiottisce la luce. Riesco a sentirne il gelo. Io...»
Cheryl la prese fra le sue braccia, e Antoinette affondò il viso nel suo petto, con le lacrime che ora le correvano liberamente lungo le guance.
«Era troppo presto perché tu potessi vedere un posto del genere. Le attività che pianifico per te non sono casuali: sono progettate di modo da introdurti ai tuoi nuovi domini nel giusto ordine.» Cheryl fece un respiro. «Non capisci quanto tu sia preziosa? Quanto fragile? Potremo anche essere immortali, ma non siamo immuni alla sofferenza.»
Alla sofferenza... la stessa sofferenza a cui la stava sottoponendo Cheryl?
Il battito del cuore di Cheryl era stabile e regolare. Non stava nemmeno affannando.
Non era adirata, proprio come aveva detto, e allora per quale motivo doveva fare tutto quel male a Antoinette?
«Voglio tornare a casa,» mormorò Antoinette. Fece per ritrarsi.
Cheryl non la stava guardando in faccia. Allungò una mano e la poggiò sulla guancia di Cheryl, forzando la regina a voltarsi verso di lei.
«Voglio tornare a casa.»
Cheryl coprì la mano di Antoinette con la propria e le diede un bacio sulla punta delle dita.
«Stai mettendo a dura prova la mia pazienza.»
Antoinette strappò via la mano. Cheryl la schiacciò sul letto e le diede un morso nell'incavo del collo, rimarcando il livido che aveva cominciato a svanire.
Antoinette emise un suono strozzato dal fondo della gola. Cheryl la lasciò bruscamente e si alzò dal letto. Richiuse le imposte, poi fece schioccare le dita.
Le candele si smorzarono tutte in un sol colpo, facendo sprofondare la stanza nelle tenebre. L'odore acre della cera bruciata intrise l'aria.
Quando Cheryl tornò, ogni centimetro della sua pelle era esposto. Baciò il viso bagnato di lacrime di Antoinette, e le premette contro il proprio corpo, schiacciandola contro il letto. Antoinette riusciva a sentire il battito del proprio cuore come un tamburo che le batteva nelle tempie.
Il respiro le si fece corto ed affannoso, quando le mani di Cheryl cominciarono a vagarle sul corpo, sollevandole il chitone quanto serviva a scoprirle i seni. Era più facile stare con lei, quando non era costretta a guardarla in faccia, quando non doveva ricordarsi chi le stesse facendo tutto quello.
Il primo pensiero di Antoinette si rivelò sbagliato. Cheryl non era completamente nuda. Si era rimessa addosso quell'oggetto orribile, quell'attrezzo degenerato che Antoinette non aveva nemmeno il cuore di nominare. Solo che stavolta se l'era fissato attorno alla coscia, anziché averlo indossato a mo' di indumento intimo.
Lo premette contro l'anca di Antoinette, freddo e senza vita, e lei cacciò un urlo.
«Non c'è bisogno di essere spaventata,» le mormorò Cheryl.
Si girò di modo da poggiare la schiena contro la testiera del letto ed attirò Antoinette in braccio a sé, faccia a faccia. Le portò le mani nei capelli e tolse il laccio che le fissava la treccia, poi le infilò le dita nella chioma.
Al buio, le mani di Cheryl erano calde e docili, ma Antoinette non riuscì a dimenticare come le avesse sentite su di sé poc'anzi – dure e spietate.
«Voglio andare...» cominciò Antoinette.
Cheryl le poggiò le dita sulle labbra.
«Per stasera basta.» Le portò una mano in mezzo alle gambe, facendola trasalire. «Ti è piaciuto stare sulle mie ginocchia?» le domandò.
«No!»
«Bugiarda.»
Cheryl la afferrò per i fianchi, la sollevò e la calò di nuovo su di sé, impalandola sul suo fallo.
Antoinette gemette e ricacciò indietro un'imprecazione.
Aveva già pianto così tanto quella notte... eppure, nuove lacrime cominciarono a colarle lungo le guance.
«Sss. Puoi sopportarlo.»
No, non poteva. Non avrebbe mai smesso di lottare, non avrebbe mai smesso di tentare di riottenere la sua libertà.
«Sss, Antoinette. Non piangere, mia adorata.»
Cheryl le diede due baci su ogni guancia. Le fece correre le dita lungo la spina dorsale, prima di poggiare una mano in fondo alla sua schiena, per tenerla in posizione.
Era tutta una novità per lei, quella sensazione di sentirsi spaccata in due, lo stiramento delle sue pareti interne che dovevano accogliere l'invasione di
un corpo estraneo.
Antoinette rimase immobile, con la bocca aperta in un grido silente, ma poi Cheryl prese a muoversi, ed il fallo si mosse con lei. Antoinette ansimò, posando i palmi sul petto di Cheryl per reggersi. Chiuse gli occhi e strinse forte le labbra. Non avrebbe emesso un altro suono. Non le avrebbe dato quella soddisfazione...
«Muoviti con me,» la esortò Cheryl, con la voce roca per il desiderio.
L'aria sembrò abbandonare la stanza, dal momento che lei non riusciva a respirare, e men che meno a muoversi. Doveva esserci una chiave magica, un qualche incantesimo segreto da pronunciare per aprire il cuore di Cheryl e farla fermare ma, qualunque fosse, ad Antoinette mancava l'astuzia necessaria per scoprirlo.
Cheryl flesse la propria coscia impaziente, e Antoinette trasalì. Prima si fosse sbrigata a fare come le chiedeva Cheryl, prima sarebbe tutto finito.
Intrecciando le dita dietro al collo di Cheryl per trovare un equilibrio, cominciò a muoversi, dapprima solo un pochino, sollevandosi sulle ginocchia e riabbassandosi. Udì Cheryl sospirare nell'oscurità.
«Qui,» disse Cheryl. 
Prese una delle mani di Antoinette e la guidò in mezzo alle sue cosce spalancate.
Antoinette oramai aveva capito come funzionava quel meccanismo, ma non aveva mai toccato nessun'altra in quel modo prima d'ora. Cheryl era bagnata, e calda. Tanto calda. E, quando le dita di Antoinette scivolarono sul suo clitoride, Cheryl emise un gemito gravido di desiderio.
«È così che... dovrei...»
«Sì,» sussurrò Cheryl, spostandosi per spingere il bacino contro la mano di Antoinette.
Antoinette infilò due dita dentro Cheryl, e rimase sorpresa dalla sensazione che le diede. Era così bollente e stretta, eppure così aperta per lei.
Quando mosse le dita, sfregando al contempo il clitoride della regina col pollice, avvertì il fiato corto di Cheryl e sentì i suoi muscoli contrarsi. Le venne voglia di guardarla in faccia.
Che espressione aveva, quando Antoinette era dentro di lei?
Cheryl le diede un bacio sul collo e mosse la coscia, tirando il fianco di Antoinette con una mano per orientare il suo movimento.
«Non fermarti.»
Afferrò la mano libera di Antoinette, intrecciandola con la propria, e le diede un bacio sulla bocca. Sapeva delle uve di Thera. La stanza era intrisa dell'odore del sesso.
Cheryl non dovette più incoraggiare Antoinette a cavalcarla. Il corpo di Antoinette aveva assunto un ritmo tutto suo, senza che lei fosse nemmeno così consapevole di come stesse accadendo.
«Questo è...» sibilò Antoinette. «Io...»
«Non ti azzardare a fermarti.»
Alla fine, Antoinette non ebbe la certezza di chi fosse venuta per prima. Il corpo di Cheryl gravò sulle dita di Antoinette, le sue cosce le schiacciarono le dita, tenendogliele ferme. Cheryl la baciò, ancora ed ancora, mentre Antoinette ondeggiò il bacino un altro po', finché non si liberò anche degli ultimi rimasugli del proprio orgasmo.
Il silenzio che seguì sembrò assordante. Ad Antoinette sfarfallava il cuore nel petto, aveva il respiro concitato, ed una goccia di sudore le scivolò lungo la spina dorsale.
Per Artemide, doveva togliersi quell'affare da dentro. Smontò da dosso a Cheryl, prima di rotolare dall'altro lato del letto in preda allo stordimento.
Sentì Cheryl che si rialzò, poi avvertì lo scroscio dell'acqua corrente. Cheryl tornò con un panno
umido. Mondò prima la mano di Antoinette, poi in mezzo alle sue cosce.
«Posso farlo da me,» commentò Antoinette.
«Davvero? Sembri esanime al momento.»
Suppose che fosse vero. Le erano andate via tutte le forze di lottare, almeno per il momento.
Cheryl montò sul letto e le diede un bacio sulla nuca. Cinse la vita di Antoinette con le braccia, e la attirò a sé.
«Preferirei che non mi stringeste così forte.»
«Veramente?»
Ma Cheryl non allentò l'abbraccio. Le sue dita presero a compiere dei piccoli cerchi sulla pelle di Antoinette.
«Cheryl?»
«Sì?»
«Non avete fatto nulla di male a Xenia, vero? Lei mi ha consigliato di non andare, ma io non le ho dato retta.»
La mano di Cheryl si fermò.
«Tieni a lei?»
Era una nota di gelosia quella?
«La conosco appena. Ma è sempre stata gentile con me.»
«Come dici tu. Io non ho nulla contro di lei.»
Antoinette chiuse gli occhi sollevata. Si sentiva gli arti pesanti, ma la testa effervescente, cosa che le impediva di trattenere i pensieri nella mente.
Era così che funzionava il matrimonio?
Erano solo due giorni che erano sposate, eppure si sentiva già come se stesse diventando una persona diversa, ogni volta che era con Cheryl.
«Buonanotte, moglie mia,» disse Cheryl.
«Buonanotte, m... Cheryl.»
Sentì il respiro di Cheryl divenire più lento e pesante. Rimase sdraiata per un po', coi pensieri che si arrovellavano in cerchi infiniti.

Prigioniera Degli Inferi - ChoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora