Qualche tempo dopo, Cheryl offrì un banchetto per festeggiare un qualche avvenimento oscuro nella storia dell'oltretomba, od un qualche dio dimenticato.
Le giornate festive nell'aldilà non erano uguali a quelle in superficie: Antoinette sapeva che, prima o poi, avrebbe dovuto studiare il loro calendario, ma non era mai stata una sua priorità.
Le pietanze al suo tavolo erano palesemente più scarne di quanto fossero state in occasioni precedenti. Antoinette si gingillò col cibo che aveva nel piatto, passando dall'uno all'altro. Torte di grano, un'ennesima volta, con un po' di pesce, ma le verdure erano malamente appassite, e non ce n'erano altre che si potessero definire fresche.
«Cheryl,» esordì, «che stagione è in superficie?»
Cheryl si fermò col calice a mezz'aria. Lo riposò sul tavolo.
«Estate, penso.»
«Di nuovo?»
Ad Antoinette cadde il coltello. Si guardò le mani. Non avrebbe mai potuto essere pallida quanto Cheryl, ma la sua pelle aveva perduto il bagliore donatole dal sole, e le sue lentiggini erano sbiadite. Aveva trascorso più di un anno laggiù, eppure non poteva dire di essersi resa conto dello scorrere del tempo. C'erano tante di quelle cose da fare: i suoi piccoli progetti infrastrutturali, la cura e la manutenzione del suo boschetto, ovviamente, e le varie incombenze ufficiali che svolgeva in qualità di consorte della regina.
Aveva perduto la connessione con le stagioni, si era allontanata da tutti i cicli naturali. Nient'altro avrebbe potuto spiegare la sua percezione distorta del tempo. Se fosse andata avanti così, avrebbe finito per dimenticarsi perfino della sua identità passata, proprio come il povero Cerbero, solo che lei non avrebbe avuto bisogno dell'acqua del Lete per spezzare la propria mente.
La semplice permanenza lì – arenata in un mondo separato dai ritmi di Gaia – sarebbe bastata a farla uscire di senno.
«Questo significa che, qualche tempo fa, è stato il nostro anniversario di matrimonio,» notò Antoinette.
Gli occhi di Cheryl puntarono circospetti il bordo del suo bicchiere.
«Sì.»
«Non ci siamo scambiate i regali.»
«C'è qualcosa in particolare che vorresti?» domandò la regina, pronunciando con cautela ogni singola parola, come se temesse la risposta. Antoinette giocherellò con la sua torta di grano, sbriciolandola. «Ti ho chiesto sempre e solo una cosa.»
«Non è vero, ma sai comunque perché non posso accontentare il tuo desiderio.»
La mano di Cheryl indugiò nei pressi della spalla di Antoinette, come se stesse per toccarla, ma poi dovette ripensarci, poiché la ritrasse poco dopo.
Antoinette scostò la sedia e si alzò. L'intera sala cadde nel silenzio. Ogni persona e divinità dell'oltretomba riunita ruotò la testa in sua direzione. Lei si voltò verso Cheryl, aspettandosi una qualche reazione, ma la regina non fece nulla per fermarla. Girò i tacchi e lasciò il salone in fretta e furia, scendendo i gradini a tre alla volta.
Non c'era bisogno che patisse tutto quello, né che assistesse alla sua lenta perdita di senno, imprigionata in quel posto, fra le sue urla sommesse. Avrebbe potuto recarsi al fiume Lete seduta stante e bere le sue acque.
Se l'era sempre tenuto come ripiego, nel caso in cui non ce l'avesse fatta più a sopportare quella prigionia ed avesse desiderato soltanto annegare i suoi dispiaceri. Ma, a quel punto, se non avesse più ricordato nemmeno chi era Cheryl, quello che le aveva fatto, per quale motivo avrebbe dovuto provare a resistere alla sua lingua vellutata, alle sue mani calde, ed al suo letto ancora più caldo?
No, quello non l'avrebbe tollerato. Il Lete non era un'opzione, a meno che non avesse voluto concedere la vittoria a Cheryl.
Stava svoltando un angolo quando, per poco, non si scontrò con un giovane amanuense, con le braccia sovraccariche di rotoli.
«Perdonatemi,» balbettò il ragazzo, a cui cadde un rotolo a terra.
Antoinette si chinò per raccoglierglielo. Mentre glielo ripassava, sbirciò il contenuto: liste di defunti, suddivisi per data d'arrivo.
«È tardi,» commentò, non senza compassione. «Cheryl ti tiene tutta la notte sveglio per lavorare?»
La faccia del giovane arrossì vivacemente, assumendo la stessa tonalità dell'acne che egli non aveva pensato di cancellare dalla propria immagine,
nemmeno ora che era morto.
«Il lavoro è un onore,» rispose, con gli occhi puntati a terra. «Ho notizie da portare all'attenzione della regina.»
Di qualunque cosa si trattasse, non doveva essere nulla di buono.
«Hai incontrato me per prima. Facciamo la strada insieme, così potrai riportarmele durante il tragitto.»
Lo scriba sussultò, ma fece come gli era stato detto. Parlava rapidamente, e camminava ancora più freneticamente.
«Il numero dei nuovi arrivati è quasi raddoppiato dallo stesso periodo dell'anno scorso.»
Antoinette si accigliò.
«È in corso una guerra?»
Egli scosse la testa.
Entrarono insieme nella sala del banchetto, ma di Cheryl non c'era traccia. Antoinette convocò una domestica.
«Dov'è la tua regina?»
«È andata alla Piana del Giudizio,» rispose la fanciulla.
Antoinette guardò l'amanuense.
«Allora andiamo.»
Il ragazzo, che era sembrato in certo qual senso sollevato di non aver trovato Cheryl, ora si voltò verso Antoinette e trasalì.
«I cavalli mi danno la nausea.»
«Ci dobbiamo arrangiare.»
Antoinette prese una torcia, si diresse alle stalle, trascinandosi praticamente lo scriba dietro di sé, e si fece preparare una carrozza. Il ragazzo si teneva i rotoli stretti al petto, e si avvinghiò alla ringhiera della biga, con le nocche bianche per lo sforzo.
Trovarono Cheryl su un piccolo promontorio che affacciava sulla Piana del Giudizio. Antoinette balzò giù dalla carrozza mentre era ancora in movimento, lasciando che fosse lo scriba ad occuparsi di fermare completamente i cavalli, e si avvicinò al punto in cui si trovava Cheryl.
Cheryl non si voltò a guardarla, quando lei si accostò. Sembrava una nullità al cospetto della vastità che la circondava. La porpora di Tiro del suo chitone appariva quasi nera, sotto la volta notturna. Il vento le smosse le gonne e fece tremolare la fiaccola che Antoinette teneva in mano per rischiarare il proprio cammino.
Abbassò lo sguardo verso la fila di morti sotto di loro. Non c'erano solo i giovanissimi e gli anziani, com'era consuetudine in quel periodo dell'anno, ma intere famiglie, inclusi adulti che, a vederli, sembravano nel fiore degli anni. Mostravano tutti segni più o meno evidenti di deperimento. Chi era senza capelli, chi con le guance scavate ed infossate. I loro connotati erano illuminati dalle torce che essi stessi portavano.
«Una carestia?» suppose Antoinette.
«Sono venuta a sapere che i numeri sono insolitamente elevati,» mormorò Cheryl, come se stesse parlando a sé stessa. «Avrei dovuto prestare una maggiore attenzione. Prima rientravano all'interno di intervalli coerenti con le fluttuazioni naturali. Ma ora...»
«Regina Cheryl,» si intromise lo scriba, gettandosi in ginocchio, qualche passo dietro di loro. «Ho analizzato i dati relativi agli ultimi mesi, e le morti continuano ad aumentare. La loro crescita sembra esponenziale.»
«Che significa?» si informò Antoinette.
Finalmente, Cherylsi voltò verso di lei, con gli occhi completamente neri, da un bordo all'altro.
«Significa che qualcuno lassù non sta facendo il proprio dovere,» dichiarò, con la voce piatta, priva di qualunque emozione.
Anche se sapeva che l'ira di Cheryl non era indirizzata a lei, Antoinette fu scossa lo stesso da un fremito. Guardò di nuovo in basso. Non c'erano margini di errore: quella gente era tutta morta di fame.
«Ci dev'essere qualche altra spiegazione,» tentò. «Mia madre non trascurerebbe mai i suoi doveri, non se questo dovesse essere il risultato. Demetra sa quali sono i tetti minimi di produzione che vanno raggiunti...»
«Demetra è un'egoista malakismeni, e lo è sempre stata!» sbottò Cheryl.
Antoinette trasalì e si portò le dita alle labbra, inorridita. Dietro di lei, lo scriba tremò sulle ginocchia, e posò la fronte a terra.
Cheryl parve notarlo per la prima volta.
«Tu,» gli disse. «Vieni con me. Devo spedire diverse missive stasera.»
Il ragazzo si rialzò rocambolescamente da terra, e fece oscillare la testa in avanti in segno di approvazione.
«Io che posso fare per aiutare?» domandò Antoinette.
La bocca di Cherylsi contrasse in una smorfia, con gli angoli rivolti verso il basso.
«Va' a parlare coi defunti. Fatti dare la conferma delle loro storie.»
«Certo,» replicò Antoinette, grata di avere qualcosa da fare. «Ci dev'essere una qualche altra ragione per tutto questo.»
«Vedremo.»
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Prigioniera Degli Inferi - Choni
FanficConosciamo tutti la storia... Ade rapisce Persefone, figlia di Demetra, e la conduce di forza con sé negli Inferi, per.... ecc. Ma vi siete mai chiesti come la storia sarebbe andata...se... SE il dio degli Inferi fosse stata in realtà una DEA bellis...