Everything was fine

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<<Ci guardano tutti>>
<<È normale, in questa scuola amano i gossip>>
Eravamo a scuola ed era ormai l'ultima ora, fortunatamente ci aspettava la leggera ora di arte.
<<È normale: tu sei incinta e sei sveglia, io sono tornata dal Brasile>>
Aisha chiuse con forza e violenza l'armadietto, aveva avuto un brutto voto in biologia.
<<Già, hai ragione>>
Ci iniziammo ad incamminare verso l'aula di arte a passo lento, tanto nessuno poteva dirci niente: io ero incinta e Aisha badava a me.
<<Stasera vieni alla cena?>>
Quella sera c'era una cena aziendale, organizzata da mio padre in un ristorante tra i grattacieli del centro città.
<<Certo che ci vengo, come osi dubitarne>>
Mi diede una pacca sulla spalla facendo la finta offesa e io scoppiai a ridere. Era stato strano quel mese senza di lei, ne avevo davvero bisogno.
<<Alla buon'ora, signorine>>
Il professore di arte subito ci richiamò, non eravamo neanche entrate in classe.
<<Scusi, professore>>
<<Si, scusi. Ma Keyra ha avuto la nausea e ha preferito prendersi cinque minuti per riprendersi>>
Aisha usava la mia gravidanza come qualsiasi scusa da ormai tre giorni e lo avrebbe fatto fino alla fine della scuola. Se non finché non avessi partorito. Ci andammo a sedere in fondo all'aula per rimanere in tranquillità. La lezione stava passando velocemente ma Aisha mi guardò in viso e fece una smorfia.
<<Stai bene, Key?>>
Non mi sentivo al massimo, ma erano le nausee. Il dottore aveva detto che potevano durare anche per un altro po, ma io speravo finissero il.prima possibile.
<<Si, sto bene>>
Lei mi toccò la fronte, quasi insicura della mia risposta, e io iniziai ad avere caldo.
<<Key, sei pallida>>
<<Hai dello zucchero?>>
Aisha si girò immediatamente per frugare nel suo e nel mio zaino, alla ricerca di qualcosa di calorico. Mi era capitato già in passato di avere cali di zucchero, almeno mia madre così mi diceva. Dovevo solo rimanere calma, tutto qui. Finalmente Aisha trovò del cioccolato e me lo porse, io lo afferrai e lo mangiai immediatamente. Mi sentii meglio, ma non del tutto. Nonostante ciò, le lezioni proseguirono e la giornata scolastica terminò.

<<Quanto è alto questo edificio>>
La mia vista non riusciva a raggiungere la punta dell'edificio, era enorme. Eravamo fuori uno dei grattacieli del centro città, in una notte ricca di suoni delle città urbane, luci ovunque e persone dappertutto. Entrammo nel maestoso edificio e, grazie al portiere, raggiungemmo il ristorante. Avevo ancora dei capogiri da quella mattina ma volevo vedere come erano queste feste organizzate dai miei, cosa si faceva e se alla Keyra del presente piacevano. Per l'occasione mia madre mi fece indossare un tubino nero che metteva, per suo dispiacere, in evidenza anche la pancia. La cosa che mi piaceva di più di questo tubino, era che essendo estate e senza maniche avevo uno scollo sul davanti incrociato che metteva in risalto il seno che, a dirla tutta, era una delle cose positive della gravidanza. La cosa scomoda invece erano i tacchi brillantinati, troppo alti e forse li avrei preferiti di un altri colore, ma mia madre aveva optato per il verde. "Così siamo abinate", almeno lei così disse. Quando arrivammo all'ultimo piano, il ventunesimo, entrammo in una sala enorme dalle pareti e dal pavimento in marmo scuro. Le luci donava un eleganza maggiore siccome provenivano dai lampadari di cristallo e i tavoli erano davvero ben sistemati: posti assegnati, tavoli del tutto ordinati, colori abinati. Chissà quante sale così aveva visto Keyra. Probabilmente talmente tante da odiarle.
<<Ti piace questa sala?>>
Mio padre mi affiancò e l'unica cosa che mi venne in risposta fu annuire, annuivo solamente da quando mi ero risvegliata.
<<Sai, prima parlavi davvero tanto>>
Mi guardò in viso e io mi morsi l'interno guancia, quando qualcuno mi parlava della me del passato mi sentivo in difficoltà.
<<Ora invece, annuisci solamente>>
Sussurrò quella frase, quasi a voler evitare di farsi sentire. Cercai di darne poco peso, perché a pesare troppo c'erano già due cose:
il bambino;
la testa.
<<Key>>
Mi girai nel sentire la voce di Aisha, l'unica persona di cui ricordavo tutto. Come se lei fosse l'unica ancora a cui aggrapparmi in mezzo ad una tempesta in mare aperto. E probabilmente essere in mare aperto durante una tempesta era davvero terribile.
Mi prese immediatamente a braccetto e iniziò a camminare per la grande sala trascinandomi con lei.
<<Oggi ho conosciuto un ragazzo>>
La canzone di Olivia Rodrigo mi iniziò a suonare in mente. E si, cara Olivia: avevo proprio un déjà-vu bello e buono. Quando Aisha mi parlava di ragazzi, era finita per me: avrebbe parlato per ore e ore senza fermarsi e probabilmente non avrebbe neanche mai parlato con il ragazzo interessato. Povera me, le mie ore di agonia erano appena iniziate.

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