I couldn't wish for anything better

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Scesi le scale per raggiungere il piano di sotto, dovevo andare a scuola e mi ero vestita velocemente poiché mi ero svegliata tardi, dovevo prendere solo lo zaino. Quella mattina mi ero svegliata da sola, in un letto che in parte non mi apparteneva, in una stanza che possedeva più ricordi di me. Arsen non era tornato durante la notte e io mi sentivo sola, quasi abbandonata da colui che doveva rimanere con me.
<<L'hai lasciata sola, Arsen>>
La voce di Jiulia proveniva dalla cucina, Arsen era tornato. Il mio cuore iniziò a battere per la felicità, dopo esser stato prosciugato dalla tristezza.
<<Ho dovuto...sistemare delle cose>>
La sua voce era vaga, come se stesse evitando di intraprendere quel discorso.
<<Arsen, guardami>>
Il silenzio si propagò nella casa.
<<Guardami, ho detto!>>
Prese un respiro, lo sentii. Un lungo respiro, profondo.
<<Di sopra, hai un bambino e una ragazza che ti aspettano. Sono la tua famiglia, Arsen. Non fare come tuo padre>>
Sentii qualcosa schiantarsi per terra, un piatto di ceramica forse. Sobbalzai per il forte rumore.
<<Non nominarlo>>
Decisi di entrare in cucina, scendendo di corsa tutte le scale.
<<Buongiorno>>
La mia voce riempì un vuoto che si era creato, avevo squarciato il silenzio. Jiulia mi sorrise, per poi chinarsi sul pavimento a raccogliere i cocci di ceramica scheggiati.
<<Mamma...>>
Arsen si abbassò, le prese i cocci da mano e li alzò da terra per poi buttarli nel cestino della spazzatura. L'aiutò ad alzarsi e in seguito l'abbracciò. Vidi gli occhi di Jiulia riempirsi di lacrime, era pur sempre la madre di un adolescente. Arsen, nonostante stesse per diventare padre, era un adolescente e aveva anche lui i suoi momenti no con la madre. Iniziai a sentirmi di troppo, in quella cucina, iniziai a sentirmi in colpa. Avevo contaminato anche le loro vite con questa gravidanza, dandogli un peso sulle spalle forse fin troppo grande. Arsen, inoltre, non mi aveva neanche salutata quella mattina. Nonostante io fossi entrata nella stanza, nonostante lo avessi salutato lui non mi degnò neanche di uno sguardo. Iniziai a credere di aver fatto qualcosa nella stanza d'ospedale, che magari lo avevo ferito con qualche parola. Avevo sbagliato io?
<<Vieni, Keyra. Siediti, hai fame?>>
La voce di Jiulia mi arrivò alle orecchie ovattata e io riuscii solamente a negare con la testa. Il mio petto si gonfiava d'aria e si svuotava velocemente, come se quell'aria non fosse mai entrata. Andai a prendere lo zaino dall'entrata e uscii di corsa, allontanandomi da quella casa che non mi apparteneva. Una casa che in quel momento mi faceva sentire di troppo, inadeguata, una portatrice di problemi.
<<Keyra!>>
Arsen mi afferrò il polso, facendomi girare verso di lui. Lo vedevo in modo poco chiaro, la mia vista riusciva solo a percepire le lacrime che minacciavano di uscire.
<<Scusami se sono scappato ieri>>
Il suo viso era coperto da dei occhiali da sole neri, nei quali potevo vedere la mia sagoma quasi appassita. Avevo proprio un brutto aspetto.
<<Ho avuto delle cose private da risolvere>>
Indietreggiai, le talmente e mi liberai in modo calmo dalla sua presa sul mio polso e lo guardai in viso.
<<Puoi...togliere questi occhiali?>
<<Io...>>
In me si scatenò una sensazione strana, una vocina che mi diceva che lui stesse nascondendo qualcosa con quegli occhiali sul viso.
<<Arsen, togli gli occhiali>>
Lo vidi esitare per un secondo, mentre passò la mano tra i ricciolini scuri. Poi con una mano tolse gli occhiali e un brivido mi percorse la schiena in modo fulmineo. Il suo occhio era contornato da un livido violaceo, era successo quella notte? Chi era stato?
<<Cosa...>>
<<Rapunzel, non ti spaventerai per un livido, spero. Quando nostro figlio farà a botte non lo guarderai?>>
Se la rideva, mentrebio guardavo quel livido sul suo viso. Non mi spaventava ma...mi chiedevo perché lo avesse.
<<Come te lo sei procurato?>>
<<Ieri mentre risolvevo delle cose è successo. Ma ora non pensiamoci>>
La sua mano si poggiò sulla mia guancia sinistra e l'accarezzo leggermente, facendomi beare di quel contatto che in fondo desideravo.
<<Perdonami se sono andato via e se hai passato la notte da sola>>
Le sue labbra si posarono sulla mia fronte dove ci rimase un bacio e mi guardò poi negli occhi.
<<Ma non succederà più, non passerai più una notte sola>>
Poggiai la mia mano sulla sua, ancora sulla mia guancia.
<<Promettimelo>>
<<Te lo prometto, Rapunzel >>
Mi baciò il palmo della mano e se la portò sul petto, all'altezza del cuore e lo sentii battere.
<<Il mio cuore, Rapunzel, batte per te. Ora e per sempre>>

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 14 ⏰

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