I told you

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Era passato solo un quarto d'ora dalla discussione avuta con i miei genitori e io mi ero iniziata a porre varie domande: dovevo tornare a casa? Sarebbe tutto passato? Dovevo trovarmi una casa da sola? Come avrei dovuto fare? O meglio, cosa?
<<Quindi...tu adesso hai litigato con i tuoi>>
Aisha andava avanti e indietro, ormai quella stanza d'ospedale l'aveva percorsa tutta e nonostante fosse di pochi metri quadrati lei aveva percorso chilometri. Avanti e indietro a non finire, avrebbe fatto prima ad andare per l'ospedale.
<<Esattamente>>
Io invece ero seduta sul bordo del letto d'ospedale, con Arsen al mio fianco che da quando i miei se n'erano andati aveva la mano fissa sulla mia pancia, tenendomi stretta a lui. Per quanto io non conoscessi quasi per nulla Arsen, sapevo che in passato il mio amore l'aveva guadagnato, che ero stregata da lui e dal suo fasccino.Che nonostante fossi una stronza con tutti, lui era li per me. Quindi mi sarei fidata senza dubbi, avevo solo lui.
<<Io non ci sto capendo più niente>>
Aisha si sedette su una specie di divanetto, posto al lato della porta della stanza.
<<Cosa c'è da capire? In questa famiglia è tutto così ripetitivo>>
Il lamento di Milea proveniva dal suo solito angolo, in fondo alla stanza lontana da tutti e tutto. Ma le sue parole mi fecero confondere. Che intendeva con quelle parole?
<<Cosa intendi?>>
La mia domanda le fece apparire un mini sorriso malefico al lato delle labbra, ma non mi guardava e non mi degnò neanche di una risposta successivamente. Così mi voltai verso Arsen che si mordere l'interno guancia e la sua mano libera era tra i capelli che venivano torturati al tocco.
<<Quando si scoprì che aspettavi un bambino>>
Il suo fiato si fermò, immobile nel petto. Non fuori usciva, come se facesse fatica a parlare. Come se quei ricordi non voleva ridarmeli, come se me li volesse risparmiare.
<<Eri a casa con Aisha e me, nella mia stanza. Avevamo chiamato Aisha perche volevi che lei fosse tra le prime a saperlo>>
Guardai la riccia, con gli occhi persi nei ricordi e qualche lacrima le rigo il viso. I suoi capelli ricci erano raccolti in uno chignon basso, ma la rendeva più carina del solito.
<<E dopo aver realizzato ciò che fosse successo, avevi deciso di tenerlo. Eri incinta di quasi tre mesi, era gennaio>>
Poggiai la testa sulla sua spalla, provando ad immaginare come potesse esser stato quel momento. Ma non ci riuscii, non ricordavo la camera di Arsen e io potevo vedere solo una me con il pancione da settimo mese, un Aisha seduta e un Arsen sorridente. O almeno, credevo fosse sorridente alla grande scoperta. Dovevo chiederglielo.
<<Dicidesti anche di volerne parlare con i tuoi così quella sera andammo da loro a cenare>>
Il pomo d'Adamo di Arsen faceva si muoveva lentamente, quasi come le sue parole attente e curate, pronte a creare quella lunga tela perfetta.
<<Loro sapevano di una nostra relazione, ma quando gli comunicammo la notizia andarono su tutte le furie>>
Iniziai ad immaginarli, i miei genitori arrabbiati e ben vestiti mentre si svolgeva una cena di famiglia in casa. Sarebbe stata una scena davvero divertente.
<<Però ti chiesero una cosa ben precisa: scegliere tra loro e me. Quella domanda te la richiesero anche la sera dell'incidente, ma tu hai sempre detto che sceglievi me>>
Potei percepire un sorriso abbozzare sul mio viso, attento e curioso nell'ascolto.
<<Poi, addolorati dalla scelta ti fecero una proposta. Era quella di ripensarci, di rifletterci per bene. Dissero che loro ti avrebbero accolto a braccia aperte se avresti pensato anche all'aborto. Per loro era uno scandalo puro, la loro piccola figlia incinta. Era così che dicevano>>
Quella frase "la loro piccola figlia incinta" la iniziai ad immaginare come titolo di giornale, pronto a denigrare la mia famiglia.
<<E tu accettasti, con la unica speranza che loro cambiassero idea nel tempo. Che ci avessero ragionato, riflettuto, che si fossero calmati. Ma non tornasti più a casa tua>>
<<Dove andai?>>
La mia domanda fece sbuffare Milea, ma Arsen non le diede retta. La lasciava perdere come se per lui fosse la miglior scelta del mondo.
<<Volevi andare in una delle casa che avevi preso in eredità da tua nonna, quella in riva al mare o quella in montagna. Ma io te lo impedii, eri quindicenne e non sapevi guidare quindi, per la troppa distanza tra scuola e casa, ti dissi di venire a casa mia. Avresti terminato gli studi e ci saremmo trasferiti lì, sarebbe stata casa nostra. L'avremmo abbellita, adattata a noi, al bambino, alle esigenze familiari. Ad una giovane e inesperta famiglia>>
Il suo sguardo finì sul mio pancione, era l'unico a non farmi sentire a disagio nel farlo. Il sorriso che fece mi provocò uno sfarfallio infinito nello stomaco.
<<Così tu accettasti e mia madre era entusiasta nel tenerti a casa nostra. Lei era felice della tua scelta, anche se non ufficialmente certa. Così iniziammo a vivere insieme, nella mia camera con il sostegno di mia madre tra un vomito e l'altro >>
Finì il racconto sorridendo, sembrava felice di quel periodo. Era senza rimpianti, come se fosse la cosa migliore che gli fosse mai successa.
<<Ma si, quindi perché non torni ancora a vivere da noi. No? Questi ultimi giorni di scuola, così da scassare la minchia anche a casa>>
Che Milea non nutrisse simpatia per me era chiaro, ma cosa c'entrava lei in tutto ciò.
<<È la mia sorellastra, Rapunzel >>
Me lo affermò come se mi avesse letto nel pensiero, e io annuii. Probabilmente per apprendere meglio la notizia e tutte le informazioni che mi avevano dato. E il mio pensiero tornò alla dottoressa Jiulia e alle sue parole, "Che è tutta una finta, Keyra". Mi si gelò il sangue, le dovevo parlare. Le avrei mandato un messaggio appena avrei avuto un attimo di tranquillità.
<<In effetti, non sarebbe una pessima idea. Potrebbe tornare da voi>>
Aisha si alzò e disse quella frase portandosi le mani ai fianchi, mentre il suo viso pensieroso faceva notare che si stava morendo l'intero guancia.
<<Per me va bene, poi potremmo riprendere con il nostro "piano">>
Arsen mi baciò la testa e io alla sua frase sorrisi. La nostra vita sarebbe continuata come avevamo previsto prima della tempesta che ci ha travolto, perché è quello che succede quando il mare è in tempesta: vieni travolto.
<<Allora prendi le tue cose, poi firmiamo le dimissioni e andiamo a prendere tutta la roba da casa tua>>

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