Casa di Aisha si trovava abbastanza vicina al mare e abbastanza vicina a casa mia, insomma era "abbastanza" di tutto. La sua villetta era a due piani dai colori marini accompagnati dal bianco: una classica casa da mare. Una cosa che faceva capire le origini brasiliane della famiglia, però, erano i colori forti come giallo e il verde degli accessori che davano una vivacità alla casa. Appena entrammo un enorme salotto in stile brasiliano ci accolse. I divanetti bianchi con i cuscini verdi e azzurri erano centrali e i quadri gialli davano un tocco in più di tutto.
<<Vieni>>
Aisha mi tirò di sopra, percorrendo la tesa di scale in modo veloce. Arrivammo nel corridoio e la porta verde della sua stanza si aprì sotto il tocco affrettato delle dita di Aisha. Quest'ultima subito mi fece entrare in camera e chiuse la porta. Il suo letto, grande e centrale alla stanza, era coperto da un lenzuolo verde. Sulla sua scrivania, al lato sinistro della stanza, tanti oggetti provenienti dal Brasile la rendevano molto più bella e caratteristica. Le pareti bianche erano costellate da foto, quadri, una bandiera dell'America e una del Brasile e una scritta led "Aisha" sulla testiera del suo letto. Una grande finestra, con delle tende verdi, dava alla stanza una luce perfetta che illuminava tutto l'ambiente.
<<Quindi?>>
Le chiedetti sedendomi sul suo letto, così morbido da sprofondarci e farmi addormendare. Mi sentivo così rilassata su quel letto, al contrario di Aisha che andava avanti e indietro come Taz, il diavolo della Tasmania nel cartone Looney Tunes. Che bello quel cartone, era da tanto che non lo vedevo. Il più buffo era Taz ed era anche il mio preferito, ma anche il canarino giallo era bello, come si chiamava? Ma poi era un maschio o una femmina? Il canarino mi aveva sempre confusa. Anche anche il suo nome, se ricordavo bene,mi confondeva.
<<Quindi non posso dirtelo direttamente>>
In quel momento capii che avevo perso tutto ciò che Aisha mi aveva detto, dannata me e la mia concentrazione. Come potevo non mantenere mai un discorso dal filo logico.
<<Mi stai ascoltando?>>
No, Aisha. Mi dispiace ma non ti sto ascoltando.
<<Si>>
Alla mia risposta Aisha socchiuse gli occhi incerta della mia risposta, mi conosceva troppo bene.
<<Non mentirmi>>
Titti, si chiamava Titti il canarino. Ma era femmina? O maschio? Caspita, questi erano davvero grandi problemi.
<<A che pensi, Key>>
Si sedette al mio fianco, rassegnata al mio livello di concentrazione.
<<Vuoi la verità?>>
Lei annuì, per fortuna. Non sapevo cosa inventare altrimenti.
<<Ai Looney Tunes>>
<<Che dubbi esistenziali, caspita>>
Mi stesi sul letto e la mia schiena trovò pace. Essere incinta era davvero pesante, un peso enorme.
<<Su, cosa stavi dicendo>>
Alla mia frase lei sospirò e mi guardò.
<<Giuro che ti ascolto sta volta>>
Si sedette a gambe incrociate e le mani poggiate sulle ginocchia.
<<Io vorrei, ansi voglio dirtelo ma non posso>>
C'eravamo nuovamente, "non posso o il trauma". Che mi prendesse sto trauma.
<<Perciò ti indurrò al ragionamento>>
<<Dio mio, Aisha>>
<<Pensi che mi piaccia fatti ragionare?>>
Negai con la testa, assolutamente no. Non le piaceva per niente.
<<Come proseguiamo?>>
La vidi portare una mano al mento una posizione che assumono solo i vecchi scienziati, le piaceva rendere il tutto più teatrale. Era da un po che non andavo al teatro, almeno da quando mi ero svegliata non ci ero mai andata. Chissà se mi sarebbe piaciuto, cosa avevo visto e quale era il mio spettacolo preferito. Ero a un mese e passa sveglia e ancora dovevo imparare tanto di me e mi sembrava impossibile farlo, impossibile tornare a conoscere me stessa.
<<Perciò andiamo in ospedale>>
<<Come, scusa?>>
Lei sbuffò e mi prese per il braccio facendomi alzare dal letto e ini,io a guidarmi verso il piano di sotto e poi verso la sua macchina.
<<Iniziamo dall'ospedale>>
<<Per?>>
Aisha stava per rispondermi ma nell'aria risuonò un clacson, proveniente da una macchina proprio dietro di noi.
<<Keyra, dovevi essere a casa da un pezzo>>
La voce di mia madre fece bloccare Aisha che con gli occhi mi fece capire di starmi zitta sul nostro discorso.
<<Sarei tornata a momenti>>
La sua chioma bionda apparve al mio fianco e il suo sguardo era fisso su Aisha. La fissava davvero in cagnesco.
<<Perché parlavate di ospedale?>>
Mia madre voleva sapere a tutti i costi, a quanto pareva. Ma Aisha non era del suo canto, le voleva nascondere tutto. I loro voleri si contrapponevano e io ero nel mezzo senza sapere cosa fare.Ma decisi, o meglio, mi sentii di stare dalla parte di Aisha.
<<Stavamo andando a ritirare delle analisi che Aisha ha fatto per un controllo appena tornata dal Brasile>>
<<Esatto, sa...la febbre gialla. È davvero spiacevole averla>>
Mia madre non se la bevve, questo era chiaro, ma servì per calmare le sue domande.
<<Già, la febbre gialla>>
Guardai Aisha che sembrava tranquillissima, appoggiata al tettuccio della sua macchina e dallo sguardo fin troppo in stato di relax.
<<Bene, Aisha, mi dispiace ma Keyra deve tornare a casa per studiare>>
Certo, l'unica cosa che per loro dovevo fare: studiare.
<<Gliela riporterò io, tra un pò. Giusto il tempo di andare a ritirare le analisi e la riporto a casa>>
Aisha stava giocando una carta davvero conosciuta, la carta del "per favore me la faccia venire subito risolviamo".
<<Mi spiace, Aisha. Ma non può proprio>>
<<Dai mamma, sul serio. Faremo subito>>
Mia madre negò con la testa e io sbuffai, stavo per urlarle contro ma qualcosa mi disse di non farlo e sempre quel qualcosa mi disse che in passato era sempre così. Cosa aveva quella donna che la faceva divenire presuntuosa?
<<Keyra, ha ragione tua madre. Poi ti devi anche riposare, non dormi da un po e il bambino ha bisogno di tranquillità ogni tanto, no?>>
Capii la sua strategia, non dovevamo farci scoprire e io, quindi, annuii e la salutai.
STAI LEGGENDO
Lost memory
ChickLitDopo un terribile incidente, Keyra si risveglia da mesi di coma. L'unico problema è che non ricorda nulla. Quando prova a vivere dinuovo la sua vita in tranquillità e cerca di ritrovare i suoi ricordi andati perduti, un ragazzo prova ad insinuarsi n...