CAPITOLO 6

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NICOLO' POV'S

Quando arrivai davanti all'università quel giorno avevo già che sarebbe stata una giornata impegnativa. Eravamo appena scesi dalla macchina dopo aver posteggiato nel parcheggio all'interno dei cancelli e già sentivo gli occhi puntati su di me. Notavo la reazione dei ragazzi che erano intenti a parlare a bassa voce guardandomi e non facevo a meno di pensare che, come ogni mia previsione, tutti sapevano cos'era successo, e non si impegnavano molto a tenerlo segreto.

Imboccai il viale alberato con Lara alla mia destra e Matteo alla mia sinistra. Anche loro si accorsero che ci stavano fissando tutti.

<< Che avvoltoi>> digrignò i denti Lara guardandosi intorno.

<< Avevi qualche dubbio?>> chiese annoiato Matteo, che era intento a cercare di chiamare Sofia al telefono.

<< Non prestategli attenzione, cerchiamo di goderci la bella giornata>> affermai cinguettando allegramente.

Dopo quella serata non ero riuscito ad uscire di casa per giorni, continuavo a domandarmi se per caso avessi sbagliato qualcosa io nella relazione tra me e Paolo, continuavo ad esaminare quella scena per capire se potevo aver frainteso in qualche modo, ma c'era poco da fraintendere. Il giorno dopo era incominciata a circolare una foto che ritraeva quella ragazza a cavalcioni su Paolo, e questo non aveva per niente aiutato il mio periodo di autocommiserazione. Anzi, dopo aver elaborato cosa era successo, mi chiusi in camera a piangere tutte le mie lacrime. In quel momento avrei voluto prendere a schiaffi il me del passato, mi facevo pena da solo, piangere per un coglione del genere?

La cosa positiva era che in quel momento tutte le emozioni come l'amore o il profondo senso di tristezza e malinconia erano scomparsi, per lasciare il posto all'incazzatura e al completo disagio per aver reagito in quel modo. Sicuramente Matteo si sarà fatto qualche risata vedendomi mangiare gelato in pigiama alle undici di sera per due settimane consecutive.

Dopo due settimane i miei mi avevano mandato dai nonni, che in quel momento si trovavano a Londra per un viaggio, e io accettai da un lato grato per poter cambiare aria.

Al rientro ero diventato un'altra persona, quel viaggio mi era servito eccome.

.................

In quel momento ero appena uscito dal bagno; il corridoio era quasi vuoto, erano quasi iniziate le lezioni e io ero in super ritardo. Mi trovavo ancora nello stabile centrale e per arrivare alla mia facoltà ci avrei impiegato cinque minuti. Appena finito il discorso del preside avevo avuto una chiamata urgente che mi aveva portato a salutare tutti e a dirigermi in bagno. Ci avrei messo relativamente poco, se non fosse che la porta aveva deciso di bloccarsi e di farmi perdere mezz'ora aspettando che qualcuno mi sentisse.

Usci dal bagno velocemente e mi bloccai vedendo una figura familiare in fondo al corridoio.

Paolo stava venendo verso di me, ma non credo si fosse ancora accorto della mia presenza; aveva lo sguardo basso e camminava lentamente.

L'avevo ormai superata, ma quello non voleva dire che volessi incontrarlo, tantomeno parlare con lui. Ero bloccato, mi guardai intorno alla ricerca di una via di fuga quando notai il lungo corridoio che portava agli uffici accademici.

Incominciai a camminare all'indietro senza perdere di vista il ragazzo che stava agenzando verso di me. Appena girato l'angolo in cominciai a camminare sempre più velocemente guardandomi continuamente indietro sperando di non veder spuntare Paolo dall'angolo. Percorsi qualche metro fino a quando qualcosa di duro non mi fece fermare bruscamente, non mi resi conto di cosa fosse appena succedo, mi ritrovai solo per terra e con un gran male al sedere.

TU ED IODove le storie prendono vita. Scoprilo ora