CAPITOLO 19

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<< Hai preso le gocce?>> chiese Leo una volta saliti in macchina.

<< Si, prima>> risposi appoggiandomi al sedile, rilassando i muscoli del corpo.

Salivo in una macchina solo se strettamente necessario, e solo se a guidare era una persona che conoscevo bene; a volte avevo bisogno di prendere delle gocce che mi aiutavano ad alleviare l'ansia per non avere un attacco di panico all'interno di una scatola di latta.

Misi la cintura di sicurezza e appoggiai le mani sulle ginocchia, girandomi poi verso mio fratello.

Non ebbi il tempo di aprire bocca che il mio telefono squillò. La voglia di lanciarlo fuori dal finestrino salì lungo le vene. In quel periodo anche quello mi metteva un'angoscia addosso che non avrei augurato al mio peggior nemico.

<< Pronto>> risposi alla chiamata di Lara.

<< Nico?>> disse fermandosi poi.

Rimasi in silenzio, convinto di sentire ancora mia sorella parlare subito dopo, ma dall'altro capo del telefono non sentii più niente.

<< Lara?>> la chiamai, aveva chiamato per sbaglio?

<< Si ehm, c'è.....un problema>> rispose lei, e di sottofondo riuscii a sentire solo del gran baccano.

                                                            .......................................

Corsi dentro la stazione di polizia seguito da Leonardo.

Sorpassai l'atrio del commissariato e aprii la porta che dava sulla stanza degli uffici. Mi guardai intorno e vidi Matteo, seduto ad una scrivania; appena dietro di lui in piedi c'erano Lara, Sofia e Tommaso.

<< Cosa è successo?>> ansimai per il fiatone appena arrivato vicino Matteo.

Solo dopo mi accorsi dei lividi sulla sua faccia e del sangue asciutto che fuoriusciva dal suo labbro spaccato.

Girò la testa, e posò lo sguardo prima su di me, e poi su Leonardo.

<< Che ci fai qui?>> dissero in coro Lara e Matteo guardandolo, senza degnarmi di una risposta. Aveva gli occhi sgranati, come se avesse visto un fantasma, o semplicemente sapeva che una volta usciti di lì Leonardo gli avrebbe fatto il culo.

<< Che è successo?>> ripetei a voce più alta prendendo il mento di Matteo tra l'indice e il pollice per girargli la faccia e vedergli bene l'altra parte del volto.

<< Non è niente>> disse protestando, cercando di liberarsi prendendomi la mano e spostandola.

Sgranai gli occhi quando posai lo sguardo sulla sua mano, o meglio sulle sue nocche sanguinanti.

Gli presi il polso e lo sollevai.

<< Questo ti sembra niente?>> alzai la voce.

<< Non sono io quello messo peggio>> disse tornando a guardare dritto a se.

<< Mi potete spieg.....>> non finii la frase, i miei occhi si posarono su qualcos'altro, o meglio qualcun altro.

Nella scrivania vicina era seduto Paolo, con il volto pieno di lividi e ferite.

Sorpassai la postazione di mio fratello e mi avvicinai al ragazzo da solo mettendomi in mezzo tra loro due.

<< Voi due...>> dissi sperando che i miei sospetti non rispecchiassero la realtà.

TU ED IODove le storie prendono vita. Scoprilo ora