Chiusi la portiera una volta seduto. Il mio respiro affannato era l'uno suono che riuscivo a percepire all'interno della macchina. Portai le mani sulle ginocchia e cercai di portare quanta più aria possibile ai polmoni, con lunghi respiri.
Era finita, l'ultima persona che doveva sapere di me era stata informata sui fatti, e anche bene aggiungerei. Non avrei mai pensato però che l'informatore sarebbe stato una persona così vicina a me. Portai lo sguardo sulle mie mani, ormai intente a stringere il tessuto dei miei pantaloni. Incominciai a picchiettare le dita sulla mia gamba, nel disperato tentativo di calmarmi e ricacciare giù l'attacco di panico che stava risalendo dallo stomaco.
<< Va tutto bene>> cominciai a ripetere a bassa voce, solo per cercare di sentire altro rispetto al mio respiro irregolare, o al mio battito cardiaco.
Non sapevo cosa mi avesse fatto più male, se Matteo che racconta beatamente i cazzi miei alla sua fidanzatina o che questa fidanzatina fosse proprio la persona che mi aveva reso gli anni del liceo un inferno. Ogni tipo di pensiero o di possibile futuro incominciò a sfrecciare davanti ai miei occhi. Troppo, questo è troppo.
Non mi resi neanche conto che le portiere si erano aperte. Girai lo sguardo di poco, senza alzarlo, e vidi la mano di Leonardo abbassare il freno a mano, per poi mettere in moto la macchina poco dopo.
Alzai lo guardo e lo puntai sullo specchietto retrovisore, e mi resi conto solo in quel momento che nei sedili posteriori erano seduti Matteo, Lara e Tommaso. Abbassai di nuovo lo sguardo, portandomi un braccio intorno al ventre.
Sentivo il dolore al petto intensificarsi, non riuscivo a tenerlo sotto controllo, ci riuscivo ogni volta, perché quella volta no? ma non potevo scoppiare davanti a lui, cosa avrebbe pensato? Non potevo, non volevo.
Incominciai giocare con le dita, toccando con il pollice la punta di tutte le altre dita della mano, sperando di distrarre il mio cervello. Non dovevo salire in macchina, dovevo tornare a piedi, sapere di essere chiuso dentro una scatola di latta stava solo peggiorando la situazione.
Sentii all'improvviso la radio accendersi, non riconobbi subito la cantone che stava passando in quel minuto, non riuscivo a focalizzare bene le parole, ma riuscivo a percepire le note, la melodia; mi concentrai su quella, cercai disperatamente di concentrarmi sull'individuare quali strumenti sentivo, sulla velocità del ritornello.
Incominciai a riconoscere le parole, era una nuova canzone di Bruno Mars.
Ripetei il testo nella mia mente, mi concentrai solo su quello. Andai avanti così anche per le cinque canzoni successive, mentre avevo la testa appoggiata allo schienale e gli occhi chiusi.
Non mi resi neanche conto che eravamo arrivati davanti a casa. Leonardo aprì il cancello ed entrò con la macchina nel viaggetto, per poi spegnere il motore.
Eravamo arrivati, eravamo fermi.
Mi slacciai velocemente la cintura, per poi aprire lo sportello per scendere dall'auto. Fecero tutti lo stesso. Avevo bisogno della mia stanza, del mio letto.
<< Grazie per oggi, e scusa per il giretto in commissariato>> disse Matteo rivolto a Tommaso.
In quel momento anche solo sentire la sua voce mi faceva ribollire il sangue. Mi appoggiai con la schiena sulla macchina, in disparte.
Salutammo il ragazzo ed entrammo in casa. Ero totalmente senza energie, in quel momento non sapevo neanche se sarei riuscito ad arrivare in camera senza stramazzare al suolo.
<< adesso ti scusi per me? Con lui poi? >> sentii solo la voce di Matteo dietro di me. Non capivo che emozioni provasse in quel momento. Non riuscivo a capire bene neanche le mie.
<< Matte, in questo momento non riesco a discutere>> dissi continuando ad andare verso le scale.
<< Certo, come sempre>> mi imbeccò.
Mi fermai sul posto.
<< Almeno ti rendi conto che hai alzato le mani ad una persona?>> dissi girandomi per poi andare verso di lui.
<< non è una persona, è Paolo, se lo meritava; e poi non hai sentito quello che stava dicendo ai suoi amichetti del cazzo, insomma, dovresti essere più incazzato di me>> Sbottò.
Non ci rendemmo conto di aver attirato l'attenzione di Rosa, che uscì dalla cucina con un mescolo in mano, sporco di sugo.
<< Forse è meglio che ci calmiamo prima di continuare questa discussione>> intervenne Lara.
<< cosa è successo?>> intervenne Rosa.
<< se lo meritava...>> ripetei; quelle parole erano così impresse nella mia mente.
<< anche quell'uomo usava queste parole>> mi lasciai sfuggire, e a quelle parole lui si bloccò.
<< Matte, vorrei proprio sapere cosa ti passa per la testa in questo periodo, picchi la gente...non ascolti nessuno>> dissi ricacciando le lacrime dentro.
<< A Sofia le hai raccontato anche i particolari?.....O ti sei soffermato su quanto è stata gentile e accogliente la tua famiglia con me?>> dissi.
<< Che cazzo stai dicendo?>> disse venendo verso di me.
<< perché glielo hai detto?.....insomma mi hai mai considerato tuo fratello?...o per te sono solo uno da tollerare?>>gli urlai praticamente addosso. Mi si chiuse la bocca dello stomaco; quelle erano domande che mi ero sempre fatto, ma che non avevo mai espresso, forse per paura della risposta. Sentii una lacrima scendermi lungo il viso. Ero appena esploso, non succedeva mai, non ero il tipo che alzava la voce, non ero il tipo che urlava alle persone.
Matteo era in piedi, davanti a me, completamente stupito e scioccato allo stesso tempo della mia reazione, come dargli torto, lo ero anche io.
Feci un passo in dietro, per poi girarmi e correre su per le scale.
Cosa avevo appena fatto?
SPAZIO AUTORE:
ciao a tutti, spero che il capitolo vi sia piaciuto anche se leggermente più corto rispetto agli altri, ma non preoccupatevi, sto già scrivendo il prossimo, non tarderà ad arrivare.Fatemi sapere cosa ne pensate con un commentino e ricordate di lasciare una stella:):)
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TU ED IO
ChickLitNel cuore di una metropoli, la vita di Nicolò prende una svolta inaspettata quando un nuovo vicino si trasferisce nella casa accanto alla sua. Tommaso, un giovane affascinante, entra nella sua vita come un fulmine a ciel sereno, portando con sé un'i...