CAPITOLO 17

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NICOLO' POV'S

Un grosso sbadiglio e i raggi del sole mi svegliarono, aprii piano gli occhi per poi stiracchiarmi un attimo dopo.

Quella mattina il mio letto era particolarmente comodo e caldo, e neanche lui era d'accordo sul fatto che dovessi lasciarlo così presto.

Mi misi a sedere piano, per poi infilarmi le pantofole ed andare aprire la porta finestra che dava sul balcone. Era passata una settimana dal rientro del workshop, settimana infernale direi; dopo che mio fratello e gli altri avevano scoperto dello stalker, non mi era permesso neanche andare in bagno da solo, letteralmente.

Andavo a lezione accompagnato da qualcuno, tornavo a casa accompagnato da qualcun altro; per non parlare dello spostamento all'interno dell'università; i miei amici e alcuni cavernicoli prediletti della squadra di mio fratello facevano un baffo alla security di qualsiasi celebrità. Ero profondamente a disagio; l'unico posto dove mi era permesso stare da solo era a casa, ma solo perché c'erano le telecamere di sicurezza e Rosa. Ma questo era il compromesso per non averlo detto ai miei, ci mancava solo una madre impazzita e un padre pronto a mobilitare diversi agenti di polizia amici suoi per scortarmi da qualsiasi parte.

Mi vennero i brividi al solo pensiero.

Tornai dentro per poi dirigermi verso il bagno. Era sabato, e anche se non avevo lezione, sarebbe stato un giorno impegnativo lo stesso, sarei dovuto andare a fare rifornimento di materiale artistico, per poi passare a lavoro da mia madre per lasciarle dei documenti che aveva dimenticato quella mattina, il che mi avrebbe portato via metà giornata.

Non ci misi molto a prepararmi, mi feci una doccia veloce, mi vestii e recuperai uno zaino capiente per gli acquisti che avrei fatto quella mattina. Presi al volo un berretto e degli occhiali da sole e uscii dalla mia camera, scendendo le scale a passo felpato; stavo trasgredendo a quello che avevo promesso a mio fratello, ma avevo letteralmente bisogno di passare una giornata da solo, la mia batteria sociale era ufficialmente finita e dovevo uscire per forza.

Presi un muffin dal piatto che Rosa aveva lasciato sull'isola della cucina e decisi di uscire dalla porta che si trovava lì, vedendola dalla finestra intenta a curare le piante che si trovavano proprio davanti all'entrata principale.

Mi nascosi dietro al tronco di un albero nell'esatto momento in cui Rosa si girò verso la mia direzione, e fortunatamente riuscii nel mio intento di nascondermi, perché lei tornò a parlare alle piante, come se fossero delle persone.

Cosa avrei fatto però, se avessi aperto il cancello lo avrebbe sentito, e sarei stato beccato. Mi venne un'illuminazione, avrei fatto solo il Matteo della situazione; mi avvicinai al muretto alto che divideva la strada dal nostro giardino, e sperando che non ci fosse nessuno dall'altra parte da poter colpire, lanciai lo zaino verso il lato della strada. Feci qualche passo indietro ed incominciai a fare dei lunghi passi per poi saltare, appoggiandomi con un piede contro il muro per darmi ancora più slancio ed aggrappandomi sull'orlo del muretto con le mani con tutte le mie forze.

Beh, allenarmi tutte le settimane sul salto per pallavolo aveva dato i suoi frutti.

Feci leva sulle braccia e riuscii ad oltrepassare il muro, finendo sul lato della strada.

<< Ah, male male>> dissi sventolando la mano in aria dopo aver visto un piccolo graffio sul palmo dovuto alla pietra del muretto.

Mi guardai intorno per terra alla ricerca dello zaino, ma senza successo; eppure l'avevo lanciato in quella direzione.

<< Non male, hai finito?>>

Feci un balzo in dietro dallo spavento per poi girarmi verso la direzione della voce.

TU ED IODove le storie prendono vita. Scoprilo ora