Il mio manoscritto

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Non c'è una canzone che non sia tua.
Una, una sola, che non mi ricordi te.
Odio sapere su quali ti fisserai di certo.
Non sopporto quanto alcune siano me.
Altre sono così te da riuscire a vederti.
Nemmeno questo mi hai lasciato,
una canzone che mi faccia dimenticare
il fantasma che infesta la mia mente.
Ma posso farlo con un cuore spezzato,
posso godermi questo. Almeno questo.
Molte cose sono scivolate via con te.
Te che eri riuscita a farmi sognare
un futuro luminoso e inaccessibile.
Io che non ho mai creduto all'amore,
io che ho sempre odiato il matrimonio,
io che ho ancora paura di essere madre.
Con te lo avrei fatto, ci sarei riuscita.
Ora so che non era vero. Una chimera.
Svanita nel nulla in un solo istante
insieme all'illusione delle tue promesse.
Qui avrai un po' di pace, lo giuro.
Mi prenderò io cura di te, lo prometto.
Ed io che avevo previsto il contrario
mi sono illusa che sarebbe andata così.
Illusa. Illusa. L'amore rende ciechi.
Tu che parli ancora di un qualcuno
ipotetico, futuro, che temi di trovare,
come se non l'avessi già trovato.
Tu che mi scrivi lettere d'amore
e mi lasci messaggi in segreteria,
come se non sapessi quanto io muoia
dalla voglia di chiamarti e non lo faccia
solo perché la tua voce mi ucciderebbe.
Tu che mi informi delle tue sventure
come se potessi fare qualcosa per te.
Amore, se mi lasciassi guidare dalle idee
folli che genera il mio cuore, lo giuro,
quel molestatore morirebbe urlando.
E se potessi vedere il tuo traditore, io...
Taccio.
Non dimenticare che il ghiaccio placa
le febbri più violente e letali. Mi serve.
Non ho più paura della vecchia me,
ma devo placarla per sopravvivere.
Le vecchie abitudini muoiono gridando:
le mie stanno urlando il tuo nome.

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