Chapter 3

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Le ore di lezione si erano concluse e Darcy era tornata in casetta troppo tardi, proprio come tutti ma pochi giorni da cui era entrata

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Le ore di lezione si erano concluse e Darcy era tornata in casetta troppo tardi, proprio come tutti ma pochi giorni da cui era entrata.

La ballerina era soddisfatta per come era riuscita a lavorare ed ottenere così un ottimo risultato, che sperava avrebbero apprezzato in puntata.

Arrivata in casetta si mise subito ai piedi le ciabatte, andando poi al bagno.

Una volta finita la solita doccia la ballerina notò il dolore fisico che avevano deciso di mostrare i suoi piedi, per colpa di tutti quegli sforzi.
Camminò delicatamente verso la cucina per potersi preparare un latte caldo, e poi uscire fuori in giardino.

Prese la coperta sul suo fianco e si massaggiò le tempie, nella speranza che il dolore si potesse alleviare.

Darcy fissò il suo sguardo sul suo quadernino, dalla copertina celeste con decori dalla forma di nuvole.
Si soffermò sulle correzioni in merito alla coreografia, e poi come promemoria ci scrisse sù di curare le piccole ferite sulle dita dei piedi.

La stanchezza stava prendendo il sopravvento, e le sue palpebre a stento riuscivano a restare aperte, pregando invece di chiudersi e farla cadere in un lungo e pestante sonno.

«Ti vedo un po' stanca» dalla voce cupa e impastata Holden fece la sua apparizione.

«E io invece non ti vedo proprio»

Joseph ridacchiando sotto i baffi, indicò il posto affianco alla ballerina sulla panchina, come per chiederle il permesso.

Darcy annuì e alzò la piccola coperta di pile dal colore blu, posizionandola poi di nuovo sulle sue snelle gambe.

«Se intendi ora è per il buio, me sa»

Darcy girò gli occhi per aria «Tralasciando questo, intendevo in casetta»

Holden emise un suono di disapprovazione.

«Sei giusto un po' solitario»

«Perché tu non lo sei?»
La ballerina poteva sentire il respiro di Joseph sulla sua guancia, come lo sguardo attento e silenzioso in attesa della sua risposta.

«Beccata»

Entrambi sorrisero.

«Di solito non te lo avrei chiesto, ma visto che non lo hai ancora fatto se vuoi parlarmi magari di te...»
il cantante dilungò a vuoto tentando di non incontrare quei occhi chiari e limpidi di Darcy.

«Ho iniziato a studiare danza a soli tre anni, solo grazie a delle ragazzine della classe di mio fratello che osservavo quando andavo a lezione di ginnastica artistica»

Mentre il cantante la ascoltava attento, ma con lo sguardo fisso innanzi a sé, prese dalla tasca tutto l'occorrente per potersi procurare una sigaretta e accenderla.

«Mamma non era tanto d'accordo, ma papà voleva che scegliessi il mio futuro anche se sperava in un medico, come lui. Che poi in realtà se la carriera da ballerina dovesse fallire mi fionderei assolutamente su quella di medicina»

«Ammazza, oh mica è facile»
Darcy poteva sentire dal suo tono che fosse sorpreso, ma per lei non era una sorpresa che qualcuno non si aspettasse questa sua curiosità.

«Ho praticamente dedicato tutta la vita alla danza, trascurando le amicizie e la famiglia, mettendo però in primo piano con essa lo studio. Sono una persona molto organizzata e puntigliosa sulla perfezione, ho sempre cercato di arrivare alla perfezione che credo ognuno sogni ottenere»

Holden si girò finalmente verso di lei, guardandola curioso «E i tuoi fratelli?»

«Mh, in realtà mi hanno sempre appoggiata in ogni mia decisione» la ballerina sorrise ingenuamente sentendo solo ed esclusivamente la loro mancanza «incoraggiandomi a dare il meglio di me e ripetendomi tutti i complimenti possibili»

«Quando i nostri genitori hanno divorziato era nato da poco l'ultimo della nostra famiglia, e sono stati anni difficili per me. In quel caso la danza non era nemmeno bastata per riuscire a farmi rialzare, ma un giro di terapia sicuramente.
Mia madre ha deciso di intraprendere la sua strada lasciando dietro questa, in cui provvedeva la vita di cinque ragazzi nati da un segno di un'amore destinato ad esaurirsi»

Holden le sfiorò il braccio destro, in segno di carezza, e Darcy lo accolse benevolmente desiderandone ancora, fino all'esaurimento.

Avevano parlato durante la mia prima serata che era entrata in casetta la ballerina e di sfuggita qualche volta in giardino mentre fumavano accogliendo la presenza dell'altro.
La ballerina sapeva però, da quel poco che aveva guardato su witty, che era veramente chiuso in sé stesso, e a stento si poteva notare in mezzo a tutta quella folla durante i daytime troppo preso dal duro lavoro in cui ci si cimentava fino allo sfinimento. Ed era una tra le poche cose che li accumunava, e entrami lo sapevano bene.

«Visto che alla fine non siamo così diversi, te lo avevo detto l'altra sera, io riesco a riconoscerlo un'altro grifondoro come me»

Darcy alzò un sopracciglio accigliata, sollevò il capo di scatto «E chi ha detto che sono un grifone» la guardò silenzioso «Sono al cento per cento un corvonero»

Holden in modo teatrale spalancò la bocca «Scusa?»

La ballerina annuì fortemente come risposta.

«Non lo avrei mai detto»

«Ho notato» Darcy sorrise da sola, sapendo come fosse noiosa.

«Ao, che ne potevo sapere» Holden la spintonò giocosamente ma delicatamente, assolutamente non con l'intendo di ferirla.

La ballerina alzò le mani in aria colpevole, tentando di difendersi in modo inutile.

Quando cadde il silenzio poteva risentire il sonno farsi sempre più vicino, e dopo il terzo sbadiglio Holden appoggiò una mano sul capo di Darcy tra i capelli lunghi e scuri.

«Mi sa che è il momento di andare a letto, crocerossina»
Il cantante le sorrise divertito dalla espressione della ragazza, sognante e da ebete, aspettando solo di poter chiudere le palpebre che si erano fatte pesanti.

«Notte» Darcy si alzò stiracchiandosi, e lasciando Joseph lì al freddo nel buio cupo.

Silent Eyes || Holden Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora