Chapter 11

460 26 0
                                    

Darcy non poteva crederci

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Darcy non poteva crederci.
Certo erano nel pieno inverno, ed era ovvio che la gelida temperatura avesse il controllo .

Ma pareva che le sue difese immunitarie non si erano ancora abituate agli sbalzi di temperatura.
Si era infatti presa una febbre scottante, con tanto di mal di gola.

Non sopportava stare in quelle condizioni, sopratutto mentre era nel corso di realizzare uno dei suoi sogni.
E aveva voglia di continuare ad imparare.

Inoltre non riusciva a stare ferma nel suo letto, e essere rimboccata le coperte o farsi portare da bere dai suoi compagni, facendola sentire insignificante e insicura.

Darcy si alzò di colpo a sedere sul letto.
Si appoggiò alla tastiera e si strofinò gli occhi, mentre lentamente si risvegliava.

Accese l'orologio elettronico sul suo polso, la luce dello schermo l'accecò.
Segnava le 4.32.

Nella sua mente si immischiò un pensiero vago, morbido e cangiante per essere messo a parole, oltre la portata della comprensione post-risveglio.

Il suo stomaco brontolava, ma la sua mente non sapeva di cosa.

Darcy scivolò velocemente fuori dal letto.
La stanza fredda le punse la pelle fredda, e le gambe sapevano dove dirigersi.

Una volta arrivata in cucina, prese a fissare una sagoma nera ricurva su se stessa, intenta a camminare senza esitazione.

Darcy, nonostante il freddo, poteva sentire il suo corpo essere un fiore di sangue che scorreva, caldo e rapido, e le martellava così forte il cuore da raggiungerle le orecchie.
Sentiva i rumori dei passi e del ticchettio dell'orologio posto sulla parete allontanarsi, come se fosse rinchiusa all'improvviso in una bolla di preoccupazioni.

«Perché mi guardi male?»

«Aò Joseph, mi hai fatto spaventare»
Darcy portò una mano dritta al cuore, sentendolo battere in modo prestante.
Sentì la risata del ragazzo espandersi per la cucina.

«E menomale che il rimbambito ero io, eh.»

«Ma statte zitto va'.»

La ballerina ridacchiò di come non sapessero che battibeccare.

«Aò, e daje come sei cattiva.»

«Shh.» Darcy portò un dito sulle labbra in segno di far abbassare il tono della voce al ragazzo.

«Scusa, scusa.» Holden alzò entrambe le mani per aria e finse un mezzo inchino, provocando una risata genuina da parte della ragazza.

Silent Eyes || Holden Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora