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Alissa

Mi siedo in spiaggia e guardo mentre il sole sorge, perdo sempre tempo quando sono qui, a piedi nudi nella sabbia a guardare mentre le onde si tirano per poi schiantarsi di nuovo sulla sabbia facendo cenno nella sua trappola. Come un gatto e un topo, come me e la vita. Dopo un'altra ora scrollo da tutta la sabbia e torno alla mia moto tornando a casa.

Ci sono molte auto nere nel vialetto e mi fanno subito alzare la guardia, un messaggio arriva sul mio telefono da Asher.

La tua famiglia si è fermata e sono tutti dentro, cosa vuoi fare?

Lascia fare a me, sto entrando.

Spengo la moto e mi tolgo il casco, la rabbia mi scorre nelle vene come osano cazzo presentarsi a casa mia, a casa mia. Vado verso la porta e la apro venendo accolta da 6 facce che mi fissano, 4 appartenenti ai miei cosiddetti fratelli e donatore di sperma.

Asher e Justin si precipitano da me e mi tolgono il casco e le chiavi, mi guardano facendo mille domande con gli occhi. Li faccio solo un rapido cenno e torno alle 4 facce che mi fissano.

"Bambina..."

Scuoto la testa al mio donatore di sperma, non sono la sua bambina non lo sarò mai, non lo sarò mai.

"Alissa vieni con noi, stasera andremo a New York".

"No"

"No? Farai come dice papà e verrai a New York. Salirai su quell'aereo." Alessandro è il prossimo a parlare

Ho ricordi vividi con Alessandro, Sandro era il suo soprannome ed era il mio secondo fratello preferito ma ora non ho i preferiti. Li odio tutti allo stesso modo.

"No"

Il donatore di sperma fa un passo verso di me e io ne riprendo uno. Il dolore gli lampeggia in faccia ma non riesco a trovarlo in me per preoccuparmi, non dopo tutto. Non sono stata cresciuta come una stronza.

"Cosa ti abbiamo mai fatto? Ti abbiamo mandato in una buona scuola che si è presa cura di te e ora siamo qui per prenderti perché nessun altro lo farà. Non puoi semplicemente essere grata per quello che stiamo facendo per te?"

Mi giro, non devo loro una spiegazione e sono sicura che non gliene darò una. Mi chiedo come sono stata creata da lui, come fa ad essere mio padre se è così delirante. Vedo sempre le cose così come sono, mi hanno mandato in una scuola di abusi dove sono stata torturata e scelta come "la favorita", ero un giocattolo, un'arma, un giocattolo finché non si sono annoiati.

Sono sfuggita a quell'inferno solo per essere rapita da un altro senzatetto prima di essere trovata dallo zio Justin scomparso qualche anno fa. Grazie a lui ho imparato a usare me stessa come arma ma a mantenere il controllo.

Li guardo mantenendo la mia faccia senza emozioni perché è quello che meritano, non meritano la visione delle mie emozioni. Noto che Emilio e Lorenzo non hanno detto nulla, il che è strano ricordo che avevano molto da dire quando ero più giovane, specialmente dopo quello che è successo.

"Andatevene"

Mi giro verso la porta e la tengo aperta mentre sto in piedi fissando davanti a me invece che a loro.

Si mettono in fila indiana e escono dalla porta ma non mi manca il cenno della testa che Alessandro fa a Emilio quando esce ma noto che Emilio gli fa scivolare un ago dalla tasca. Alza rapidamente il braccio pensando che sono distratta, ma schivo l'ago e gli torco il braccio dietro la schiena.

Si girano tutti e ora li ho tutti intorno a me, strappo l'ago dalla mano di Emilio prima di pugnalarlo al collo e spingere lo stantuffo. Guardo mentre colpisce il suolo ma sento una puntura nella mia gamba quando guardo in basso trovo che il bastardo me ne ha infilato un altro nella gamba.

Tutto diventa nero.

Dark Dreams di "LYNNDEH"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora