4. Bugie

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4.

"3... 2... 1... Buon anno!"
Esultanze, fiumi di prosecco che invece di essere bevuti venivano spruzzati sulla folla.
Sarah rideva entusiasta, saltellando, gli occhi chiusi e la schiuma dello spumante a bagnarle leggermente i capelli. E Joseph la guardava in disparte, un calice in mano da sorseggiare.
"Piange tutte le sere..."-un sussurro preoccupato, che quasi non riuscì a percepire. Marisol e Nicholas bisbigliavano.
"Ma dall'oggi al domani... forse sta sviluppando un'ossessione?-mormorò il ballerino.
Erano seduti in cucina, appoggiati all'isola, in penombra. L'orologio segnava le 00:13, pensavano di essere soli.
"No Nic, non credo sia ossessione, credo sia cuore spezzato."-sospirò.
"Ma non ce ne aveva mai parlato."-controbatté.
"Perché non lo sapeva, ma il suo cuore si. Da tanto."
Joseph si portò le mani al viso e si allontanò, e forse sbagliò; passò difronte alla stanza azzurra e sentì dei singhiozzi soffocati. Si sporse e la vide, raggomitolata, le spalle che tremavano.
"Ho visto lei, che bacia lui, che bacia lei, che bacia me!"
Sarah cantava e ballava, gli occhi lucidi per l'alcol. Sembrava spensierata, ed era la cosa più bella che Joseph avesse mai visto.
"Sei ridicolo."
Una voce lo affiancò, quella di Simone, con uno sguardo giudicante e forse anche leggermente alticcio.
"Ma che voi?"-gli rispose il Maestro, che ormai tanto maestro non si sentiva più.
"Dovresti vederti, te lo giuro, sembri disperato. La guardi, 'sta bocca aperta come un deficiente... ma ti svegli?"-proruppe, forse il coraggio e la sfrontatezza data da qualche bicchiere di troppo.
"Simò, te voglio bene, lo sai pure te: è piccola, lei si vuole divertire, io cerco un po' de stabilità."-sospirò.
"Boh senti, tu te devi scioglie npo', è Capodanno, non riesco a vederti sempre in disparte. Vieni, festeggiamo."
Senza aspettare una risposta, lo prese per il gomito trascinandolo tra la folla.
Le luci stroboscopiche illuminavano fiocamente quello che era il backstage di Capodanno in Musica, adibito ad una sala da discoteca. Si alternavano luci blu e viola, di cui Holden avrebbe fatto volentieri a mano, dato che gli stavano procurando un mal di testa allucinante.
Arrivarono dinanzi al bancone dove servivano l'alcol, e Holden ci trovò Martina, Christian, Gaia, Nicholas e Giovanni.
"Vi ho portato il maestro!"-proruppe Simone, strascicando un po' le o. Tutti esultarono, probabilmente con un tasso alcolemico troppo alto.
"Giro di shottini!"-esclamò Martina, iniziando a distribuirli.
"No per me no."-rifiutò Joseph, e dovette urlare per superare il rumore della musica.
"Non esiste un no! Siamo nel 2024, bevi!"-rise Martina, mettendoglielo con forza nelle mani.
Ci fu un coro di "bevi" e il Maestro sorrise, buttando giù tutto d'un fiato.
E quella sarebbe stata la scelta peggiore dell'anno. Ed era solo l'inizio.

Qualche bicchiere dopo, Holden era completamente andato.
Ora erano in cerchio, i ballerini si davano il turno per ballare sulle canzoni più disparate, ma c'erano degli assenti all'appello, e "stranamente" erano tutte le coppiette.
E poi Joseph si accigliò, scrutando la folla, e notò che mancava la piccola di casa.
Si irrigidì, girando su stesso e la intravide in disparte, mentre parlava con un ragazzo non ben identificato. Non sapeva se era lui a non conoscerlo o se l'alcol gli avesse dato completamente alla testa.
Senza pensarci due volte, andò da lei, e quando si bloccò davanti ai due ragazzi, che lo guardavano in attesa, lui si rese conto che non sapeva che dire.
"Piccolì 'che pe caso vuoi venì n'attimo co me?"-disse saldo, quasi sembrava sobrio. Ma Sarah si accorse dei suoi occhi stralunati. Annuì, salutando con un gesto della mano il suo interlocutore, seguendo il giovane fuori dalla sala.
Uscirono fuori, al freddo, e solo allora Joseph si rese conto che la ragazza aveva solo un body nero sottile addosso, le gambe fasciate perfettamente da un pantalone brillantinato. Notò la sua pelle d'oca sulle braccia.
"Damme n'attimo."-mugugnò, mettendosi una sigaretta tra le labbra ed entrando nuovamente all'interno del locale, per uscire due minuti dopo con il suo giubbotto tra le mani.
La trovò intenta a parlare con un altro ragazzo, e Holden si prese la sigaretta tra le mani e sbottò:"Oh e dateme tregua però, te ne vai?"
Sarah sogghignò mentre il ragazzo si allontanava velocemente, guardandolo di sbieco.
"Tiè piccolì, fa freddo."-le disse, mettendole il giubbotto sulle spalle.
Le sue labbra sfiorarono delicatamente il naso di lei e gli venne la pelle d'oca, ma Holden decise che era stata colpa del freddo.
Era stato obbligato da Martina ad indossare una camicia che, seppur a lunghe maniche, era troppo leggera per la stagione invernale, ma "bisogna essere eleganti a Capodanno!".
"Tu non hai freddo?"-le disse la ragazza, ad un palmo dal suo viso, la voce delicata.
"No, tranquilla."
E come glielo diceva che ogni volta che era vicino a lei, il suo cuore si scongelava e tutto il suo corpo era pervaso da un calore mai sentito prima?
Come glielo spiegava che avrebbe preferito morire assiderato piuttosto di essere spettatore di anche solo un suo brivido?
Si allontanò sospirando, prendendo l'accendino dalla tasca dei pantaloni e accendendosi la sigaretta.
"Perché siamo qui?"-gli chiese, appoggiandosi al muro e stringendosi nel giubbotto. Mugugnava un po' le parole, segno che probabilmente fosse ubriaca anche lei.
"Me irritano le persone che te ronzano intorno."-sparò, alzando la testa e guardando la luna.
"Che?"-disse, biascicando.
"Sei bella e le persone lo notano, e a me sta cosa nme piace."
I freni inibitori erano completamente andati e lui aveva deciso di dire qualsiasi cosa gli passasse per la testa.
"Scusami ma esattamente che vuoi da me?"
Sarah sbottò, mettendoglisi di fronte. Con gli stivali era alta quanto lui, forse si scartavano di qualche centimetro, ma lui distolse lo sguardo.
"Non vuoi provarci con me ma non vuoi neanche che io mi diverta, fammi capire?"-disse ancora, l'accento nordico marcato, poi gli prese il mento tra le mani, la barba ispida a solleticarle le dita:-"E guardami quando ti parlo!"
Holden incrociò il suo sguardo e schiuse le labbra. Si soffermò prima sui suoi occhi e li guardò così tanto che poté giurare di averci visto delle pagliuzze rossastre all'interno; poi spostò lo sguardo sulle lentiggini che sporcavano leggermente il naso, le guance arrossate per l'alcol; e infine guardò la sua bocca, piena e leggermente aperta.
"Se te guardo, me perdo."-boccheggiò.
"Ma vaffanculo."-sbraitò, spostando violentemente le mani dal suo viso e facendo per andarsene, ma venne bloccata dal palmo di Joseph sul suo petto che la fece nuovamente indietreggiare. Le mise una mano attorno al fianco e la avvicinò a sé. Respiravano pesantemente, le gabbie toraciche erano in sincrono mentre si alzavano e abbassavano.
"Non so se è l'alcol, io so solo che voglio che tu stia vicino a me."-le sussurrò ad un millimetro dalle sue labbra.
Sarah boccheggiò, incapace di rispondergli.
Joseph aveva sempre creduto di essere un uomo razionale, consapevole di ciò che bisognava o non bisognava fare e, soprattutto, coerente con le sue idee, saldo sulle sue decisioni.
Ma forse, tutto ciò che pensava di se stesso, era sempre stato una bugia, perché ora si trovava stretto a Sarah, i capelli di lei ad incorniciarle il volto inebetito e confuso, e Joseph pensava di avere tutto fuorché il controllo della situazione.
Sentiva le gambe cedere e il cuore, che credeva in mille pezzi, aveva iniziato a battere all'impazzata. Quasi credeva che Sarah potesse sentirlo.
C'erano tante cose di cui Holden credeva di essere sicuro, eppure una ragazzina gli aveva appena smontato tutto ciò che credeva essere vero, e che forse tanto vero non lo era mai stato.
"Che succede se te bacio?"-mormorò, leccandosi le labbra.
"Che io non mi stacco."-rispose Sarah, lo sguardo sulla bocca del suo interlocutore.
"Solo uno."-mentì a se stesso.
"Solo stanotte."
Un'altra bugia.
"Poi torna tutto come prima."
Bugia.
"Non te lo posso promettere."
Verità.
E Joseph la baciò, affondò una mano tra i suoi capelli, mettendola dietro la sua nuca e avvicinando il viso al suo.
Schiuse le labbra, approfondendo il bacio e sospirando tra un respiro e un altro.
Sarah gli allacciò le braccia al collo.
Probabilmente fu un bacio che durò pochi secondi, eppure Joseph credette di aver smesso di respirare per ore, morendo di conseguenza e portato nuovamente in vita dall'incantesimo che quella ragazza, non sapendo, aveva lanciato su di lui.
Si staccarono e si guardarono le labbra arrossate, gli occhi lucidi di lussuria.

Atelofobia; an holdarah fanfiction.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora