*scusate, l'ho ripubblicato perché avevo sbagliato una consecutio temporum.
11.
"Grazie."-gli mormorò, un leggero venticello che le spostava i capelli.-"Non so davvero cos'altro dirti."
"Ti ho solo aiutata, Sa'."
Con il dito le carezzava il braccio, lasciato scoperto dal top azzurro che indossava in quel momento.
"Come potrò mai sdebitarmi?"-soffiò, poggiando la testa sulla sua spalla.
"Non lasciarmi mai.""Ma perché?"
Sarah piangeva in Piazza Ducale, sotto uno dei tanti portici. Sentiva il freddo di dicembre nelle ossa mentre le lacrime che scorrevano sulle guance morivano sulla sciarpa che portava attorno al collo.
"Sei stato tu a combattere per me! Tu avevi detto che avevi paura io me ne andassi, tu avevi detto che sarei stata io a lasciarti!"-sbraitò, puntandogli un dito sul petto.
Leonardo lo guardava dall'alto del suo 1.84, gli occhi azzurri gelidi.
"Non ti amo più, Sa'."-fece semplicemente spallucce.
"No, io non ti credo."
Una smorfia le storceva il viso rigato di nero.
"È finita Sa'."-sottolineò, e Sarah vide tutte le promesse che le erano state fatte disintegrarsi al suolo. Sciogliersi come neve al sole.
"Ieri ero l'unica ragione per la quale vivevi."-mormorò sprezzante.
Eppure sembrava che al suo interlocutore non interessasse nulla.
"Mentivi."-disse solo poi, andandosene.Leonardo era il suo ex. Lui aveva 25 anni e lei 16, ed in realtà erano stati insieme appena tre mesi in cui però Sarah credeva di star vivendo una favola: sarà stato il fascino dell'età adulta.
Adesso, dopo quasi due anni, si rendeva conto che la sua fosse stata una semplice infatuazione.
Eppure quando sentì Joseph pregarla di non lasciarlo, le si gelò il sangue nelle vene.
Leonardo glielo diceva spesso, più volte al giorno, e poi lei si era ritrovata al cenone di Natale a nascondere le lacrime dai parenti mentre sorseggiava il brodo dei tortellini.
"Puoi non dirlo, Jo?"-disse a fior di labbra, la voce che tremava leggermente.
"Perché, piccolì?"-le mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio, guardandola intenerito.
Sarah sorrise a quel nomignolo che lui imperterrito continuava a darle.
"Perché voglio vivere il presente. Non pensiamo a cosa potrà succedere, pensiamo ad ora."
Joseph annuì semplicemente.
"Ora."-continuò Sarah, strascicando le a e buttando la testa all'indietro, le mani saldi sui fianchi di Joseph.-"Mi ha scritto Chri. Mi ha chiesto se ci sono per bere un po' stasera. Ci sono anche Villa e boh, credo Ava."
Joseph sbuffò buttando la testa all'indietro.
"Che gruppone..."-ironizzò.
"Daiii, tra un po' esce il loro pezzo, si vogliono divertire."-lo pregò, imbronciandosi e sbattendo velocemente le ciglia.
"Ma io non so invitato, giusto?"-alzò le sopracciglia, mentre teneramente le sfiorò il naso con il dito.
Sarah rise, arricciandolo.
"Non direttamente, ma come mio accompagnatore..."-gongolò.
"Vengo solo perché non me piace l'idea de tutti sti ragazzi. E anche perché voglio sta co te."
"Ma mica sono solo ragazzi! Sta anche Giulia, credo!"-la sua voce la tradì leggermente, perché quando pronunciò il suo nome, fuoriuscì anche un leggero disappunto.
Sarah adorava Giulia, si divertiva con lei e spesso si sentivano. Aveva imparato a conoscere il suo cuore privo di malizia e il bene incondizionato che era capace di donare, eppure c'era qualcosa dentro di lei che le diceva che lei fosse interessata a Joseph, in qualcosa che non si limitava alla semplice amicizia."Che c'hai?"-le chiese Joseph, la mano destra sulla coscia che strinse leggermente per attirare la sua attenzione, la sinistra sul volante. Girò il capo per guardarla, e la vide con gli occhi socchiusi e il capo poggiato sul finestrino; gli occhi stanchi e forse un po' tristi.
Erano di ritorno dal compleanno di Nicholas e avevano appena lasciato Giulia a casa.
"Niente Jo, sono stanca."-mormorò.
"N'é vero."-tagliò corto.-"Che c'è?"-insistette.
Sarah sbuffò leggermente, mettendosi dritta.
"C'era bisogno di accompagnarla?"-piagnucolò.
"Non te seguo. La dovevo lascià al locale?"
"Non intendo questo, ma c'era sicuramente qualcun altro con la macchina libera."
Non c'era tensione, né rabbia nella voce, solo i piagnucolii di quella che poteva sembrare una bambina di appena 9 anni.
"Giulia me l'ha chiesto, che dovevo fa?"-disse confuso, con le sopracciglia aggrottate, poi aprì leggermente la bocca e disse.-"Aaah ma tu sei gelosa."
"No, non è qu..."-iniziò, ma Holden la fermò iniziando a ridere sguaiatamente.
"Tu sei gelosa!"-esclamò ancora, scalando di marcia.-"Di cosa poi?"
"Non sono gelosa, ma mi sembra che lei ti stia troppo vicino."-borbottò, incrociando le braccia sotto al seno.
"Sa', Giulia me vole bene e basta."-ghignò, divertito dalla situazione.
"E perché puntualmente sta sempre nei tuoi pareggi? Tu le femmine non le conosci, evidentemente."-disse infastidita.
"Saré ma Giulia è così con tutti."-cercò di farla rinsavire.
"Si, è così con tutti. Poi ti invita al concerto di quel Luigi (Strangis, ndr), e poi smentisce una nostra presunta relazione sui social, e poi..."
Joseph la interruppe nuovamente:"Poi... poi... poi.... 'A cantava Irama 'sta canzone."-scherzò.-"Ma 'o voi capì che io non ce faccio caso perché guardo solo te?"
Sarah si ammutolì, abbassando il viso.
La luce del semaforo rosso le illuminava le lentiggini, e Joseph notò un piccolo sorrisino nascere sulle sue labbra.
"Riesci sempre a usare le parole giuste."
"È 'n talento!"-trionfò.
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Atelofobia; an holdarah fanfiction.
FanfictionHolden vive nel terrore del passato e del futuro e nell'incapacità di lasciarsi andare nel presente. Sarah vede ancora il mondo con gli occhi di una bambina, lasciandosi attraversare dalla vita. I punti di vista di due ragazzi ai poli opposti della...