8. Scarabocchi

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8.

1 gennaio 2024
"Ora mi spieghi."-bisbigliò Christian, ma c'era un'urgenza nella voce, un tono duro.
Si trovavano nella stanza di Holden, quest'ultimo appoggiato alla testiera del letto, le cuffie abbandonate attorno al collo.
Mida lo guardava dall'alto, ai piedi del letto, in tutto il suo metro e novanta di altezza. Faceva quasi paura, nella penombra delle 17 di pomeriggio, il sole fuori dalle finestre che tramontava.
"Che te devo spiegà Chri, per poco nce so finito a letto."-mormorò, strofinandosi gli occhi con indice e medio.
"Rettifico: spiegati meglio."-ironizzò, l'angolo del labbro che prendeva una piega innaturale in una smorfia contrariata.
"Ma che ce sta da spiega? Nse capisce?"
In realtà Joseph sapeva bene che di comprensibile non c'era nulla, ma non voleva rendere vero ciò che la notte prima era successo. Credeva che non parlarne l'avrebbe reso meno concreto. Che avrebbe eliminato quel momento. Che poi davvero voleva dimenticare?
Davvero si pentiva di averla toccata, di aver potuto dire, anche solo per un attimo, di averla avuta? Davvero si pentiva di essersi sentito vivo, dopo tanto tempo?
"Jo sto cercando di capire se devo darti un pugno in un occhio, quindi spiegati prima che do per scontato che sei un coglione."
Il giovane schioccò la lingua.
"Stava a parlà co uno. Stavo ubriaco, m'é partito il nervo. M'ha so presa, se semo baciati e l'ho portata a casa mia."-disse conciso.-"Me so fermato quando ho sentito er telefono squillà. Lei ha pianto. L'ho fatta rimané a casa, abbiamo solo dormito."
"Ma..."-biascicò parole incomprensibili, che assomigliavano tanto a in che senso ha pianto, ma stai fuori, poi disse, chiaro:-"Ma a cosa stavi pensando?"-sbraitò, dimenticandosi della presenza di altre persone in casetta.
Holden abbassò il capo.
"Perché no, Joseph?"-gli chiese poi, cercando di essere ragionevole.
"Perché non la merito."-mugugnò.
"Si vabbé, queste cose le dicevo a quelle che mi volevo solo scopare."-sputò, guardandolo dall'alto, le sopracciglia aggrottate, una smorfia di sdegno stampata in viso.-"Non ti meno solo perché ci stanno le telecamere."
"Farebbe meno male."
"Stalle lontano. Non voglio più vederla stare male, non per un coglione come te."
E Joseph cosa avrebbe potuto rispondere se non che era completamente d'accordo?

27 maggio 2024.
Mida era steso sul letto matrimoniale del suo hotel a Bologna, mentre Gaia gli carezzava i capelli.
"Non sei stato molto carino con lei, Chri."-gli mormorò, mentre guardava i suoi occhi chiusi.
Gaia era semi-sdraiata sul letto, la testa poggiata sul palmo della mano, il gomito che lasciava un solco sul materasso.
"È così piccola Ga'. È come se non riuscisse a vedere tutte le cose negative che ha fatto."-sospirò, aprendo gli occhi e perdendosi in quelli della ragazza difronte a lui.
"Tu hai deciso di odiare Jo da quel primo gennaio. Io ho deciso di capirlo invece, come ho capito te."-qualche momento di silenzio, poi aggiunse.-"Non voleva viversi qualcosa di importante in un contesto che di vita ha niente. È tutto sfalsato là dentro, chi meglio di te può capirlo?"
"Ma lui non ci ha manco provato, a viversela."-controbatté.
"Perché siamo tutti diversi."-gli spiegò.-"Io credo che lui ci tenga davvero a Sarah. Ma soprattutto, credo che Sarah voglia solo un po' di supporto da una persona che considera suo fratello."
"Gaia ma gli amici non possono solo supportare, devono anche aprire gli occhi."-si portò un braccio sugli occhi, sbuffando.
"Chi non vuole aprirli, non li aprirà mai. Falla vivere, senza però appesantirle il cuore."-fece un mezzo sorriso, portando la mano sulla ricrescita della barba.
"Vorrei avere la metà del tuo cuore."-le mormorò. Le posò una mano sulla guancia, e Gaia si lasciò andare a quel tocco che tanto conosceva, ma che sembrava una novità in quegli ultimi giorni.
C'erano stati giorni in cui Gaia lo guardava in televisione, seduta sul divano, le spalle curve e la gamba stesa su un tavolino improvvisato difronte, contornata da cuscini. Lo ascoltava cantare e si sentiva quasi una fan, con una recondita speranza che lui potesse accorgersi di lei ad un instore.
Credeva, dentro di sé, di essersi immaginata i loro mesi di relazione e si sentiva una stupida ad amarlo ancora come il primo giorno, forse di più.
E poi Christian le aveva scritto, e in poco meno di due giorni tutto era tornato come prima.
Mida si protese verso lei e la baciò teneramente.
"Perché non parli un po' con Jo? Sono sicura che potreste capirvi, dopo tanto tempo."
"Perché devo essere sempre io a fare il primo passo?"-si lamentò. Si sentiva libero di essere un bambino, con lei.
"Perché sei una persona migliore di quella che ti ostini a far vedere, Chri."

Atelofobia; an holdarah fanfiction.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora