15. | STRONZATE |

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Theo's POV:

Quando mi alzai dal divano, sentii quel fottuto fuoco dentro di me bruciare. Avevo un'aria di indifferenza dipinta sul viso, ma dentro di me stavo covando una rabbia che minacciava di esplodere da un momento all'altro.

Mi stavo rompendo le palle di quella stupida e irresponsabile ragazzina.

T: «bro questa è una bella botta!»
Gridai ai ragazzi, cercando di mascherare la mia irritazione con un tono apparentemente neutro ma allo stesso tempo divertito.

Ero tentato di andarmene e mandare tutti a fare in culo, di lasciare quella banda di idioti e quella ragazzina che sembrava vivere in un mondo tutto suo.

Ma qualcosa mi tratteneva, un senso di curiosità, volevo vedere fino a che punto si sarebbe spinta.
Forse era solo la mia natura da stronzo, o forse era qualcos'altro. In ogni caso, decisi di restare, almeno per il momento.

Mi lasciai cadere di nuovo sul divano, cercando di ignorare il caos che mi circondava. Dovevo restare calmo, concentrato, non potevo permettere alla mia rabbia di prendere il sopravvento. Ma dentro di me c'era una tempesta pronta a esplodere, e non sapevo quanto sarei riuscito a tenerla a bada. Cazzo.

Fissavo Lisa dalla testa ai piedi, sembrava quasi impaurita dalla situazione al di fuori, ma quella maschera di indifferenza che si ostinava a tenere su, come se niente potesse scalfirla, mi faceva incazzare come un toro in gabbia.

Era chiaro che stava cercando di nascondere qualcosa, di tenere sotto controllo le sue emozioni, ma io non sono uno stupido.

Posso vedere attraverso le bugie e i giochi mentali. Ero tentato di farle capire che non mi importava un cazzo di quello che stava passando, ma la verità è che mi infastidiva il fatto che stesse fingendo di non darci peso. Come se fossimo tutti stupidi a non vedere cosa stesse succedendo. Ma non me ne frega un cazzo. Proprio per niente.

Io sapevo chi fosse Lisa da prima che si presentasse a me.

Amica stretta di Matilda, la mia ragazza di quel periodo, sempre appiccicata come una cazzo di sanguisuga. E poi, quando hanno smesso di parlare, il mio mondo è crollato.
Matilda era distrutta. Passava le giornate a piangere, a chiudersi in se stessa. Ogni volta che cercavo di avvicinarmi, venivo respinto. Sentivo il muro tra di noi crescere, e non sapevo come abbatterlo.

Era giovedì sera inoltrato quando ricevetti quel messaggio. Lo leggevo e ogni frase che i miei occhi scrutavano, mi lasciava un leggero brivido intorno alla schiena.

"Ciao Matteo,
So che questa sarà dura da leggere, ma devo dirti la verità. Non riesco più a continuare così. Ho bisogno di tempo per ritrovare me stessa, per capire chi sono senza Lisa e senza tutto questo dolore. Non è colpa tua, ma non posso continuare a stare con te mentre mi sento così persa.
Mi dispiace."

Ma che cazzo?! Era l'influenza di Lisa che l'aveva fatta a pezzi, e ora io dovevo pagare il prezzo?

Sentivo il sangue ribollirmi nelle vene. La prima volta che vidi Lisa, avrei voluto solo urlarle in faccia, darle la colpa per tutto. Il suo sguardo, il suo modo di fare come se niente fosse successo, mi facevano impazzire.

F: «Bro, a che pensi?»
Si girò Fiks cercando di guardarmi negli occhi scarsamente, con la testa ancora piena di quella merda che si era appena calato.

T: «A niente, solo stronzate»

Risposi, distogliendo lo sguardo da Lisa. In realtà, pensavo solo a quanto fossi un cazzo di idiota. Prima, avrei potuto darle la colpa per tutto il male che mi era capitato. Ora, ero solo incazzato.

Mi distrasse, facendomi sentire ancora più nervoso. Lisa, che probabilmente neanche sapeva chi fossi prima di incontrarmi, era ancora qui, davanti a me, con le mani sul viso e le ginocchia al petto. Ma sapevo che, alla fine, non era propriamente colpa sua se Matilda mi aveva lasciato.

T: «Bro, passami quella di bottiglia»
Dissi a Fiks, cercando di annegare la mia rabbia nell'alcool.
E così, i miei pensieri continuarono a vagare nella mia mente senza un collegamento ben preciso, provavo solo sensi di vuoto e continua rabbia.

Il ragazzo dai capelli rosa mi passò la bottiglia di birra sul tavolino e in meno di 3 minuti la finii.

Di scatto sentii un rumore comune, la porta di casa si stava aprendo, stavano entrando Daniele e Claudia.
In un secondo il mio umore cambio drasticamente.

T: «avete scopato immagino»
Dissi a Claudia ridendo, beccandomi uno schiaffetto sulla spalla da parte sua.

C: «ma smettila su»
Continuai a ridere notando Daniele guardarmi e cadere a sua volta in un sorriso sfinito.
In tutto questo, Lisa si era ormai tirata su da quel divano, facendo un suo strano sorriso, si vedeva lontano un miglio fosse strafatta.

D: «spero che non le abbiate fatto passare l'inferno!»
Disse Daniele, guardando Lisa un po' troppo attentamente, come se avesse la sua risposta scritta in fronte.

Subito mi venne l'impulso di parlare al posto di qualsiasi altra persona in quella stanza, anche se forse non ce n'era bisogno.

T: «non preoccuparti, è stata zitta e buona come un pesce»

Dissi adocchiandola, scatenando un conflitto ottico tra di noi, solo per provocarla e vedere come se la fosse giocata.

Paralizzata.
Immobile.

Non sembrava respirare.

Daniele la prese a ridere, l'unico che sibilò una risatina da commediante.

C: «che avete fatto?»
Chiese la mia adorata cuginetta, domanda insolita da parte sua, mai si era davvero interessata a qualcosa di cui si sarebbe scordata in meno di 10 secondi passandoci sopra.

Alzai lo sguardo, cercando di trattenere un sorrisetto divertito.
T: «Perché? Vuoi saperlo?»
Le chiesi con una nota di sarcasmo.
T: «Non è che ti interessi davvero, giusto?»

Lei arricciò il naso chiaramente infastidita dalla mia risposta.
C: «solo curiosità, tutto qui»

Mi avvicinai facendo un sorrisetto da cacciatore e le diedi una leggera pacca sulla testa.
T: «Curiosa, eh? Beh, abbiamo fatto qualcosa di noioso che non capiresti mai. Ora vai a giocare con le tue bambole»

La sua espressione si fece ancora più accigliata, ma non insistette. Si voltò e si allontanò, probabilmente già dimenticandosi della domanda. Sospiro di sollievo. Era stato troppo facile. Nessuno doveva sapere niente.

00:00

La mezzanotte era finalmente arrivata. Era ora di andarsene da casa di Danien. La serata era stata lunga e piena di stronzate e non vedevo l'ora di levarmi di torno.

Mi alzai dal divano, stirando le braccia come se fossi appena uscito da una scatola.
T: «Ragazzi, è tardi. Direi che possiamo anche sloggiare»
Dissi sfregandomi le mani stanco.

Plant e Fiks si lamentarono del fatto che fosse ancora presto, ma poi annuirono assecondando le mie intenzioni.
Lisa sembrava un po' persa, ancora mezza rincoglionita dalla roba che aveva sniffato. La guardai sbuffando.
Non riuscivo a togliermi dalla testa il casino di tempo fa, nonostante sappia che ciò che sto facendo è da ipocriti.

T: «Sai, Lisa, hai un talento speciale per mettere le persone nei guai senza neanche accorgertene»

Dissi freddo, senza mai raggiungere i suoi occhi.

T: «ci vediamo in giro, forse»

La vidi perplessa, non aveva un motivo per ragionare e sicuramente non l'avrebbe fatto per parlare con me.
Dalla sua bocca, uscì solo una lieve frase difficilmente traducibile.

L: «non sento da tanto questa leggerezza, è una maledizione»
Disse scrutandomi con gli occhi quasi lucidi.

Cosa cazzo stava dicendo?

⚠️Spazio Autrice⚠️
Capitolo stra corto, mi scuso per il disagio ma è davvero tanto difficile interpretare altri personaggi, però spero vi sia piaciuto lo stesso!💗

Al prossimo kapitolo guyss🫦🫦💗

Pepsi & Coca // TheøDove le storie prendono vita. Scoprilo ora