12. ASPETTATIVE

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-Blaze-

Sinceramente, sapevo che lei aveva il suo club del libro e che avrebbe detto di no al mio appuntamento. L'avevo fatto apposta.

Non che non volessi passare del tempo insieme a Rylee, ma non potevo nemmeno venire meno ad altri impegni.

No, non mi piaceva che lei frequentasse quello, quel Luke o qualcosa del genere. Avevo visto come la guardava, di certo non come uno che vuole fare amicizia, più come uno che se la vuole portare a letto, almeno io lo percepivo in quel modo.

Comunque non potevo far altro che sopportare, e magari un giorno spaccargli anche la faccia... Doveva solo darmene l'opportunità. E comunque non ero geloso di uno come lui, poi.

Estrassi dalla tasca del mio giubbino in pelle e digitai il numero di mia madre. Sicuramente non avrebbe risposto.

Qualche squillo dopo, infatti, partì la sua schifosa segreteria telefonica. "Questa è la segreteria dell'avvocatessa Erin Water, se siete dei clienti si prega di dirigersi al nostro studio e prenotare un appuntamento, grazie"

No, cavolo, non ero un cliente, ero suo figlio.

Ho sempre difeso i miei genitori, quando Rylee diceva che loro non avevano sentimenti, ma in realtà aveva ragione in pieno. Poi lei aveva il diritto di odiarli, dopo il danno che avevano provocato a lei e a sua madre.

Se fossi stato in loro non avrei mai accettato di difendere quell'uomo, se così si può chiamare. Aveva abbandonato Rylee e sua madre, prendendosi tutto, anche i soldi e quando la madre di Rylee aveva chiesto il mantenimento, lui aveva ingaggiato i miei genitori.

I Water ancora più ricchi di prima, mentre una madre e una figlia con un conto al verde.

Chiamai mio padre, stessa cosa. Per colpa di quella segreteria telefonica prima o poi avrei spaccato il telefono.

Mi rimaneva solo Kevin. Lui almeno rispondeva sempre, poi non diceva nulla a parte sì e no.

<<Ciao Kevin, senti puoi informare tu i miei genitori che questa sera non ci sono>>

<<Ma oggi avete la cena di famiglia>> Perché proprio quando non doveva parlare parlava!

<<Appunto, è proprio per questo>>
<<Ok, cosa dico per scusare la sua assenza>> Mi grattai la testa per pensare una scusa in fretta.

<<Digli che ho degli allenamenti>>

<<Ok... Ci provo, anche se non so quanto ci crederanno, visto che ha usato questa scusa già dieci volte>>

<<Dai Kevin, non ti preoccupare, se non ci credono me la vedo io con loro>>

<<Va bene. Solo un'ultima cosa>> Roteai gli occhi. Oggi il nostro Kevin aveva voglia di dialogare. <<Le tengo al caldo la cena o mangia altrove>>

<<No, no, mangio fuori, stai tranquillo. Ah, e dì a mia madre di non aspettarmi>> Ma tanto non mi aspettava mai, anche senza che glielo dicessi.

<<Allora arrivederci>>

<<Ciao Kevin>> Chiusi la chiamata e rimisi il mio IPhone nella tasca della giacca.

Aprii lo sportello della mia auto dalla parte del guidatore e mi accomodai al posto del guidatore.

Accesi i motori. Forse l'unico momento in cui riuscivo veramente libero era quando la macchina andava a tutta velocità e l'aria del finestrino mi sfiorava il volto. La musica a pallettoni nella radio e il mio cervello che non poteva pensare.

Never Alone Again- Mai più soliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora