CAPITOLO TRE

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La sveglia suonò alle 06:00 in punto e Manuel cadde dal letto prendendosi una bella botta sul pavimento.

«Mortacci tua! È a seconda volta che me capita, uffà.» Restò a terra per un po' e si stiracchiò per poi alzarsi. Andò in bagno a lavarsi e poi fece una piccola colazione come tutte le mattine; caffè amaro come la sua vita e tre biscotti all'avena e farro. Indossò nuovamente i suoi guanti neri in lattice una volta finito di vestirsi. Sbuffò improvvisamente e guardò le maniglie di casa sua. L'ultima volta che le aveva toccate era al terzo anno di liceo. Se solo non avesse avuto quella lezione di chimica, a quest'ora era del tutto normale toccare qualsiasi cosa. Ricordò le parole del dottor Balestra, sulla terapia dell'esposizione. Così fece giusto una prova prima di uscire di casa e avviarsi a lavoro. Si tolse il guanto dalla mano destra e con lentezza l'avvicinò alla maniglia. La toccò con ribrezzo che subito dopo andò a lavarsi nuovamente le mani e a mettersi dei nuovi guanti sterili. Uscì di casa andando a lavoro a piedi come ogni mattina. Arrivato a destinazione alle 07:45, aprì il bar iniziando a mettere in ordine e al proprio posto i tavoli con le sedie e ad accendere la grande macchinetta del caffè dietro al bancone. Chicca sarebbe arrivata alle 08:00 come sempre. Poi arrivò anche Matteo, chiedendo a Manuel un caffè decaffeinato macchiato. Manuel subito lo preparò, per poi poggiare la tazzina sul bancone.

«Sei mattiniero, oggi.» disse Matteo sorseggiando il caffè.

«È che me so svegliato pe terra come mio solito.» fece ridendo.

«Alla fine hai seguito er consiglio mio?» tornò sull'argomento della sua fobia.

«In realtà si, avevi ragione. Ho accettato che me aiutasse, mal che vada abbandono poi.»

«Hai visto? N'era na cattiva idea. Vedrai che ritroverai er tuo equilibrio.»

«Me lo augur-»

Poi vide entrare qualcuno.
Era Simone, ancor più bello di ieri. Aveva sempre un portamento serio ma al tempo stesso elegante, fuori dal comune. Come sempre, sedeva al suo solito posto accanto alla vetrata ma quella mattina c'era un sole splendido che illuminava il locale ma il suo sguardo cadde su quello di Manuel. I suoi occhi poi andarono a finire sulle sue mani che ancora una volta, erano coperte dai guanti.

«Sarà meglio che vai ad ordinare a quel tavolo.» disse Matteo «N'se fanno attendere gli ospiti.»

«Mattè accanna.» andò ad ordinare. «Buongiorno.» disse Manuel con un tono quasi dolce.

«Porti ancora i guanti.» rispose scazzato Simone.

«Ma nu te degni manco di un buongiorno eh?»

«Manuel, il tuo problema è serio e se non agisci subito potrebbe aggravarsi ancora.» fece Simone guardandolo da capo a piedi.

«Come se n'fosse già grave. Comunque io c'ho provato stamattina prima de venì qui.» si sedette al suo tavolo.

«E immagino che dopo averci provato hai rilavato le mani e rimesso i guanti puliti.»

Il corvino sospirò scocciato.

«Non si fa così Manuel.»

«Lo so, ma io ho paura de esse 'nfettato.»

«Propongo di fare questi esperimenti in mia presenza.»

«Cosa dovrei fà?» lo guardò.

«Prova a toccare la maniglia che è dietro di te. Ci sono io, non avere paura.»

«Il punto è che nu me fido di te, nsomma, ce conosciamo da poco.»

«Manuel ci farai l'abitudine. Su, prova a toccare quella maniglia.»

«E se nu ce riuscissi?»

«Non lo saprai mai se non ci provi.»

Manuel fece un profondo respiro, prese a togliersi i guanti da entrambe le mani, si alzò dal posto in cui era seduto e allungò lentamente la mano destra con un po' di timore. Quella maniglia. Quella fottutissima maniglia. «N'ce riesco Dottò.»

«Riprova ancora, Manuel.» gli si avvicino da dietro le spalle.

Manuel deglutì a fatica, fece un lungo respiro profondo prima di riprovare. Sentì il dottor Balestra dietro di lui, il quale era una marcia in più averlo accanto.

«Vai Manuel, so che puoi farcela. Credo in te e nelle tue capacità.»

«Come fa a crede in me?» girò il viso per guardarlo. Simone gli rivolse un sorriso dolce e a labbra chiuse. «Non ha importanza, ora devi toccare la maniglia. Altrimenti non ti scrollerai mai questo problema di dosso. Provaci, non aver paura.»

Con forza e coraggio, almeno per quello che ne aveva, Manuel lentamente toccò la maniglia. «Ci- Ci sono riuscito!» esclamò quasi contento.

«Bravissimo! Ora prova ad aprire anche quella laggiù ma con la sinistra.» disse riferendosi alla porta della toilette.

«Mh...» il corvino riccio fece la stessa cosa di poco fa e ne uscì fiero, però quella fierezza scomparve subito perché aveva un impellente bisogno di scappare a lavarsi le mani. Simone lo fermò per il polso. «Non serve che tu ti lava le mani, le maniglie sono pulite.»

«I-Io...»

Buttò i guanti di Manuel nel cestino e poi riparlò. «Non usare più questi guanti, non ti servono. Le tue mani sono bellissime alla luce del sole. Dunque parlando di altro, preparami un cappuccino con doppio zucchero e due cornetti al cioccolato.»

«D-Due?» si sorprese.

«Il secondo è per una persona speciale.»

«Chi?» fece il corvino alzando un sopracciglio.

«Tu.»

Mysophobia | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora