CAPITOLO CINQUE

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Fu pomeriggio quando Manuel uscì di casa. Erano le 16:30 e aspettava Simone all'entrata del bar dato che si erano dati appuntamento la sera precedente. Aveva il pomeriggio libero e tutto il tempo a disposizione per provare a non indossare più i guanti e soprattutto cercare di toccare cose. Continuava a guardare l'orologio che ora segnavano le 16:40. Simone era leggermente in ritardo di dieci minuti. Si guardò le mani nude e senza guanti, aveva una voglia irrefrenabile di metterseli, la sua testa continuava a dire che c'erano germi ovunque ma era un pensiero del tutto infondato.

«Manu!» una voce in lontananza lo chiamò e mosse la mano salutandolo.

Era Simone che correva e ogni giorno sempre più affascinante e portamento cordiale nei confronti del suo paziente. Arrivò davanti a lui piegandosi in avanti portando le mani sulle ginocchia per riprendere un po' di fiato. «Scusami il ritardo, c'era un po' di traffico.» alzò poi lo sguardo e vide sorridere Manuel a labbra chiuse.

«Nu fa niente, possono capità dei ritardi.» rispose pacato guardandolo, marcando appena le labbra in un sorriso.

«Sei pronto?»

«Dove annamo oggi?» disse il corvino riccio aggiustandosi la tracolla.

«In libreria e poi al ritorno torniamo con il treno.»

«Ah...» si incupì.

«Sta tranquillo che andrà tutto bene con il mio aiuto.»

Annuì e insieme al più grande si avviarono ad una qualsiasi libreria di Roma. Entrandoci vi era una grande vastità di libri di ogni genere esistente. Camminarono fianco a fianco per non perdersi e Simone fece una domanda a Manuel fermandosi per un attimo.

«Il tuo genere preferito?»

«Thriller ma anche gialli, l'uno vale l'altro.»

«Bene allora dobbiamo andare nella sezione t, seguimi.» disse iniziando ad avanzare dove Manuel era dietro di lui con le mani che gli tremavano.

Il corridoio era lunghissimo e Manu si perse ad osservare la quantità di libri che vi era in quella libreria. Non prendeva un libro con le mani nude da parecchio tempo e rifarlo dopo tempo gli metteva un timore incredibile. Poi corse per raggiungere Simone che già era arrivato alla sezione dei libri thriller.

«Manu!» lo richiamò da lontano.

«Sto arrivando!»

Si mise di pari passo con Simone e guardò la colonna 4. «Devo... nsomma prende un libro?»

Annuì con un cenno al capo e lo osservò. La mano piccola e nuda di Manuel andò verso un qualsiasi libro e tremante la ritrasse.

«Ho paura, nu posso...»

«Piano, non andiamo di fretta.»

«Mh, okè.» Ci riprovò per molte volte e aveva sempre quella costante paura di contaminarsi. Quei libri erano stati toccati da migliaia di persone, gli venne il ribrezzo e spalancò gli occhi.

«Manu, ti senti bene?»

«Mmh, nu proprio.» fece un respiro profondo per poi espirare.

«Cosa c'è che non va? Non riesci a prendere il libro?»

Manuel si morse il labbro inferiore guardandolo. Un gesto spontaneo che non aveva mai fatto davanti a Simone. «Allora?» disse con tono dolce.

«Io... nce la faccio, devo usà i guanti.» dispiaciuto li prese dalla sua tracolla e fu fermato dal più grande che vi era accanto.

«No, Manuel.» fece una pausa prendendo dalle mani del più piccolo i guanti neri sterili. «Devi provare senza guanti.»

Sbuffò il corvino e lasciò i guanti al castano, portando la mano verso un libro con una copertina colorata.

«Ci sei quasi, tranquillo.» sussurrò Simone nel suo orecchio.

Un brivido percorse la schiena di Manuel e deglutì. Con cautela poggiò la mano sul libro scelto e lo sfilò via dallo scaffale.

«Bravissimo.» disse Simone contento.

«G-Grazie...» sorrise a labbra chiuse.

«Mh, "La verità sul caso di Harry Quebert" interessante.»

«L'ha letto?» lo guardò in faccia.

«No, ma ne ho sentito parlare.»

Poi Manuel si apprestò ad aprire la sua borsa a tracolla e ripescò i soldi ma fu fermato da Simone. «Non se ne parla, te lo pago io. Metti giù i tuoi soldi.» divenne serio tutto d'un tratto.

«Ma Simò...»

«E' un mio regalo per aver superato la tua quinta prova della tua lista.»

«Grazie... ma nu devi disturbarte così tanto.»

«Non preoccuparti. Possiamo andare a pagare e uscire.»

Percorsero nuovamente la libreria, Simone andò a pagare e Manuel lo aspettò fuori per prendere un po' d'aria. «Ora che facciamo?» chiese il corvino.

«Prendiamo la metro per tornare a casa.»

Manuel si irrigidì. Lui non prendeva mai la metropolitana, erano sempre molto sporche e solo l'idea di tornare a casa con quel mezzo gli aveva già messo molta ansia.

Mysophobia | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora