CAPITOLO DIECI

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Entrambi si guardarono ancora negli occhi dove però uno dei due parlò sussurrando e fu proprio Simone a farlo.

«Manu...»

«Oh! Dimme Simò.»

La loro vicinanza era strabiliante, i loro nasi presero a sfiorarsi tenendo gli occhi socchiusi e furono quasi sul punto di baciarsi, ma ciò non avvenne mai. Manuel abbassò lo sguardo e si allontanò un po' ma Simone capì perfettamente tutto. Il piccolo non amava i contatti fisici, ma per un buon motivo. La sua fobia gli impediva di fare quasi praticamente tutto quello che gli piaceva e Simone lo capiva in un certo senso. Si staccò facendogli un ampio sorriso dopo avergli alzato il mento con due dita.

«Rimani a cena.»

«Simò, non vorrei disturbà.»

«Dai, ceniamo qualcosa insieme. Non farti supplicare.»

«Va bene, okè, rimango.»

Il castano andò in cucina dove poi il corvino lo seguì. Manu si sedette al tavolo guardando Simone preparare la cena, ma voleva rendersi utile anche lui. Così, d'istinto si alzò e iniziò ad apparecchiare la tavola con fare elegante, come fosse una cena a lume di candela. La riordinò in tutti i minimi particolari, voleva che quella serata fosse perfetta. Manu teneva molto a Simone, di tanto in tanto lo guardava e il suo cuore riprese a battere come se volesse uscire dal suo petto.

«Posso aiutarti in qualcosa, Simò?»

Il maggiore si voltò guardandolo in viso.

«No- wow.» rimase sorpreso per la splendida tavola apparecchiata in ogni minimo particolare con perfino una candela accesa. «Allora questa dovremmo chiamarla davvero una cena a lume di candela.» rise.

«Non ride, me metti in imbarazzo.» sussurrò dolce il piccolo.

«Hai fatto davvero un ottimo lavoro, mi piace un sacco.» sussurrò di rimando mentre preparava della carne alla brace con un contorno all'insalata mista.

«Senti Manu...»

«Si?» lo guardò alzando un sopracciglio.

«Non fa nulla se mangiamo solo questo? Sai io a cena mangio poco.»

«Nu preoccuparte Simò, anch'io mangio poco la sera.»

Sorrise l'altro continuando a cucinare. Dopo poco prese i piatti in ceramica e posizionò la carne nel piatto di entrambi con l'insalata mista vicino, portandola poi a tavola.

«Spero ti piaccia, buon appetito.»

«È succulenta, sembra buonissima.»

Il castano prima di sedersi accanto al corvino andò vicino al frigorifero dove cacciò fuori una bottiglia di vino rosso dove l'aprì e ne versò metà nel suo bicchiere bevendolo un po'.

«Posso averne npo' anche io?» disse Manu guardando la bottiglia.

Simone annuì e gli passò il suo bicchiere.

«Cosa?»

«Bevi dal mio bicchiere.»

«No Simò, nu posso farlo.» sbuffò.

«Manuel.»

«Nu posso bere dal tuo bicchiere, me fa ribrezzo.» allontanò anche il piatto.

«Lo lascio davanti a te, finchè non ci bevi.»

Sospirò e si alzò andandò vicino alla finestra.

«E adesso che hai?» lo guardò da lontano. «Dai vieni a mangiare.»

«Simò, io volevo passà una serata tranquilla co te e nu volevo assolutamente superà un'altra prova.»

«Ma stiamo assieme, non ti ho chiesto nulla se non bere dal mio bicchiere. Dai torna qui, che la carne si raffredda e dopo non è più buona come adesso.»

Il minore andò nuovamente a sedersi e prese a mangiare la carne ancora cocente e l'insalata mista fresca. Poi gli venne sete. Guardò attentamente il bicchiere di Simone, sporchissimo, ma doveva superare anche questa. Alla fine aveva quasi del tutto finito con quella terapia. Lo prese tra la mano destra e stette per venti minuti buoni a fissarlo e a deglutire di continuo. Aveva una gran sete e quindi con tutto il coraggio che aveva in corpo anche questa volta, bevve dal bicchiere del castano.
Simone lo guardò sorridendo e gli applaudì.

«Sei stato bravissimo anche questa volta.»

«Cazzo Simò, c'ho messo venti minuti pe metterce tutto er coraggio mio. C'ho messo più der solito.»

«E quindi?»

«Nu volevo farte aspettà così tanto.» lo guardò sorridendo a labbra chiuse.

«Ah, non dire sciocchezze Manuelito.»

«Come?»

«Manuelito.»gli sorrise ancora «Mi piacciono questi nomignoli.» disse il castano fissandolo con dolcezza.

«Perchè me guardi in quel modo?» le sue gote iniziarono ad imporporarsi di un colore roseo che quasi quasi diventava rosso.

«Sei stupendo.»

Mysophobia | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora