CAPITOLO UNO

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Tutto cominciò otto anni fa al liceo, quando, durante un esperimento nell'ora di chimica, Manuel Ferro sviluppò una fobia di cui all'epoca non si conosceva la causa. I medici gli diagnosticarono col tempo una misofobia, ovvero una fobia di carattere ossessivo-compulsivo che porta alla persona un estremo bisogno di non contaminarsi con i germi e a non avere contatti fisici di nessun tipo, neanche a stringere la mano con qualcuno. Questo problema porta a Manuel un forte disagio, nel quale ha una necessità di mettersi sempre i guanti e a non godersi appieno la vita. Attualmente ha 24 anni e nonostante faccia il penultimo anno di università nella facoltà di filosofia, lavora part-time in un bar per guadagnarsi i soldi per l'affitto dell'appartamento in cui vive. Manuel è amato da tutti ma certe volte è davvero un rompiscatole. Ha un carattere ribelle, forte, molto spesso parla in mezzo quando non deve eppure è anche molto fragile e solo. Questa sua paura di infettarsi lo porta a non avere amici ma fortunatamente dopo aver accettato di lavorare ad un bar a Roma a cui serviva personale, aveva fatto amicizia con Chicca e Matteo. Ma un vero amico stretto con cui voleva tanto parlare, confidarsi, creare una profonda amicizia non ce l'aveva ancora. In un giorno piovoso, al Roma Cafè, notò un nuovo volto. Un ragazzo mai visto prima d'ora. Era alto, capelli castano scuro e ricci ed era vestito con capi d'abbigliamento molto eleganti avendo con sé la sua ventiquattr'ore di cuoio. Si sedette ad un tavolo accanto alla finestra prendendo tra le mani il menù plastificato.

«Hai visto chi è entrato?» disse Chicca che era accanto a Manuel a pulire un tavolo.

«Eccome se ho visto, sarà n'solito dottorino perfettino gne gne.» rispose sparecchiando il tavolino di fianco a quello di Chicca.

«Sicuramente, ma n'se ne vedono in giro belli e boni come quello.»

«Belli e boni? Chi sei e che ne hai fatto della Chicca che conosco?» la prese per il culo ridendo.

«La smetti di prenderme n'giro? Ho detto solo a verità.» gli stava dando un pugno sul braccio solo che poi ricordò che non poteva darglielo e quindi... «Sei n'deficente.» rispose infine.

Il riccio stava per dire qualcosa ma poi venne interrotto da Matteo che era dietro la cassa. «Manuel va a prende l'ordine.»

«Se vabbè Mattè.» Sbuffando, si apprestò ad andare vicino al cliente arrivato e prendere l'ordine. «Buongiorno, cosa ordina?»

«Buongiorno. Vorrei un caffè amaro e un cornetto vuoto.» disse il castano.

«Okè.» fece il corvino riccio andando a preparare l'ordine. Lo portò al tavolo del "bello e bono" come l'aveva chiamato Chicca dopo cinque minuti.

«Perché porta i guanti?» chiese curioso Simone, il quale non riusciva proprio a fare a meno di starsene al suo posto.

Manuel si pietrificò, nessuno mai gli chiese del perché indossasse i guanti. Deglutì a fatica, la bocca improvvisamente diventò secca. «Perché lo vole sapè?» disse un po' nervoso.

Simone notò l'evidente nervoso e silenzio che era calato tra i due solo per una semplice curiosità. «Scusa, sono stato troppo invadente. Non me ne volere, è che sono molto curioso e a volte non mi rendo conto che alla gente estranea può dare fastidio.»

«Ed io dovrei dì i fatti mia ad uno sconosciuto come lei?»

«Perdonami, sono uno specialista e volevo...» venne interrotto bruscamente.

«A me n'me interessa cos'è, non voglio aiuto da nessuno. A vita mia è gia abbastanza complicata pò se ce se deve mette anche lei co i suoi metodi da medico perfettino, passo.» gli sorrise sarcastico. «Le auguro na bona colazione.» disse lasciando il dottore di stucco andando direttamente a rinchiudersi in bagno. Poggiò le mani avvolte dai guanti neri sul lavabo e si guardò allo specchio cercando di fare dei respiri profondi. «Perfettone der cazzo. Se crede chissà chi. Coglione.»

Non voleva neanche minimamente pensarci di guarire da quella sua misofobia, poiché ormai era abituato, anche se era un male per lui vivere in modo strano e limitato.

«Ma te pare er caso?» Matteo entrò nel bagno guardandolo.

«Mattè n'tè ce mette pure tu, sto nervoso oggi eh.»

«Hai trattato quel cliente manco la schifezza, moderati o altrimenti sarò costretto a licenziarte.»

«M'ha chiesto der mio problema» sospirò «è n'argomento delicato che n'è voglio parlà co nessuno.»

«Te dico solo na cosa, pò fa come ti pare. T'ha chiesto solo se volessi aiuto, riflettece, prima de trarre conclusioni affrettate.» 

Spazio autrice.

Questo è solo l'inizio di
una lunga serie di avvenimenti.
Buona lettura!
Àkio ✿.

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