CAPITOLO OTTO

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Furono le 17:30 quando Manu dovette ritornare a lavorare al bar dopo quella giornata di libertà passata con Simone. Quest'ultimo lo accompagnò con la macchina e rimase con lui al bar, sedendosi al suo solito posto accanto alla finestra. Matteo li guardava, li contemplava e doveva ammettere che insieme erano davvero molto belli, una coppia fuori dal comune. Erano proprio delle anime gemelle.
Il corvino si apprestò a preparare un caffè amaro per il castano anche se non glielo aveva chiesto. Era ormai abitudine farlo. Glielo servì e gli lasciò un sorriso andando a prendere altri ordini.
Simone lo guardava come svolgeva il suo lavoro, era davvero molto bravo e cordiale con la clientela. Bevve il suo caffè amaro con tutta tranquillità, come a godersi il momento.
Prese la lista delle paure di Manuel e mettendosi gli occhiali notò che ne mancavano cinque all'appello.

«Manuel.» lo chiamò.

«Aspetta un attimo Simò, sto servendo al tavolo n° 10.» disse senza voltarsi, ormai la voce del maggiore era sempre nei suoi pensieri e l'avrebbe distinta da tutti.

Il castano aspettò e sorseggiò un altro po' di caffè.
Dopo aver servito delle bevande alle sue clienti, raggiunse Simone al suo tavolo.

«Dimme.»

«Hai ancora cinque paure da affrontare, sei pronto per la sesta?»

«Adesso?» alzò un sopracciglio guardandolo.

«Mi piacerebbe ora. C'è molta gente a cui puoi stringere la mano.»

Sospirò e gli si formò subito un nodo alla gola. L'ansia lo divorava vivo al sol dover stringere la mano a qualcuno a mani nude.

«Non lo so, Simò. 'Nsomma devo lavorare...»

«E quindi?»

«Nu posso chiede la mano a qualcuno e stringerla, cioè sarebbe da maleducati.»

«Ti aiuterò io.» disse alzandosi dal suo posto, andando ad un tavolo qualsiasi.

«Mi scusi signorina, sono un medico e lui, il qui presente, è un mio paziente. Volevo gentilmente chiederle se potrebbe stringergli la mano?»

La ragazza lo guardò perplesso e accettò la proposta del medico. Manuel deglutì e sospirò avvicinandosi al tavolo precedente.

«Devi scusarme e che lui ha insistito...»

«Nessun problema.» rispose con cordialità la ragazza mentre aspettava che il cameriere le stringesse la mano.

Il corvino sospirò e con lentezza cercò di stringerle la mano.
La paura era tanta e cercò di trovare coraggio.
In un primo momento ritrasse la mano rinunciandoci, poi guardò Simone e poi la ragazza dai capelli biondo ossigenato prendendo a stringerle la mano.

«Bravissimo anche questa volta.» disse il castano dandogli un bacio sulla nuca.

«Spero che la prova sia superata.» chiese la biondina con una voce da quel che sembrava un'oca.

«Si certo superata in pie-»

Manu spalancò gli occhi a quel bacio così intimo sulla nuca, deglutì allontanandosi velocemente dal tavolo dove aveva superato la prova.
Dei brividi lo percorsero su tutta la spina dorsale e si morse il labbro inferiore come da vizio.
Fu finalmente sera quando quest'ultimo lasciò la chiavi del bar a Matteo andando via con Simone. Camminarono fianco a fianco e in silenzio almeno per dei minuti che sembravano davvero interminabile. Poi uno dei due parlò.

«Sei stato molto più coraggioso delle altre volte Manuel.»

L'altro di fianco a se sorrise a labbra chiuse, ascoltandolo semplicemente.

«Sei silenzioso, c'è qualcosa che non so?» si fermò alzandogli il mento con due dita guardandolo negli occhi.

«Non ho nulla, è tutto a posto.» sussurrò dolce imbarazzandosi per quella vicinanza che vi era tra i due.

«Sei un bel ragazzo.» disse di getto Simone, senza farsi scrupoli.

«C-Cosa?» fu sorpreso da quell'affermazione del maggiore.

«Sei un bel ragazzo.» ripetè, toccandogli le labbra con il pollice.

«Simò... che fai?» abbassò lo sguardo allontanandosi subito, non voleva essere toccato ma soprattutto ancora non era pronto a fare determinati passi.

«Perdonami, non volevo.» si rigirò tornando a camminare.

Anche il corvino tornò sui suoi passi seguendo il castano e quando arrivò a casa salutò Simone con una stretta di mano.

«A domani allora?» sorrise a labbra chiuse il maggiore.

«Si, a domani.» serrò le labbra e entrò in casa chiudendosi la porta con colpo di spalla. Andò in bagno e guardandosi allo specchio, si toccò le labbra dove poco prima le aveva toccate, quello che era, il suo Simone.

Mysophobia | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora