Dopo quella cena, Simone accompagnò Manuel al suo appartamento e il corvino non riuscì a dormire. Il sonno disturbato si espandeva sempre di più tanto da alzarsi, mettersi una vestaglia e uscire fuori al balcone. Simone era nei suoi pensieri. Sbuffò all'idea di non poterlo ancora toccare, di non avere ancora un contatto fisico solo come lui desiderava di più al mondo. Lo mandava fuori di testa. Un sentimento che ormai provava da un mese si era man mano ingigantito, tanto da farlo innamorare a prima vista del suo medico. Ripensò a quando si conobbero al bar quella mattina così tanto casuale e Simone aveva chiesto lui il perché dei guanti che metteva alle mani. Inizialmente era stato così tanto scortese e irascibile con lui da avere un colpo di fulmine dopo quell'incontro così casuale. Sorrise a labbra chiuse a quei pensieri che gli vennero in mente. Era passato tempo da quando Simone era piombato nella sua vita, che non riusciva a capacitarsene di essere quasi del tutto guarito. Rientrò dentro la stanza lasciando appena un po' aperta la finestra e aprì il cassetto del comodino contando i soldi che avrebbe dovuto dare a Simone alla fine della terapia. Erano 80 euro con cui aveva fatto un po' di sacrifici per conservarli, anche se il castano non aveva mai parlato del prezzo del trattamento. Li ripose nuovamente nel suo comodino e si rimise a letto.
Ti amo, disse in un sussurro inumidendosi le labbra. Chiuse gli occhi mettendosi un braccio sulla fronte e cercò di prendere sonno, ma non fu così. Per tutto il tempo si girò e rigirò nel suo letto e prese di sua spontanea volontà il cellulare. Controllò la posta elettronica e qualche messaggio. Entrò su Whatsapp e trovò un sms di Simone dove gli mandava una dolce buonanotte, che però non visualizzò. Sorrise ampiamente ed ora si che era più tranquillo e rilassato. Sapere che Simone era la sua priorità più grande, gli vennero i brividi su tutta la spina dorsale. Posò il cellulare e dopo un po' prese sonno proprio come un bambino. Il giorno seguente si svegliò tardissimo, ma poteva farlo dato che non aveva tra i piedi il lavoro e l'università. Furono le 15:30 quando aprì finalmente gli occhi e notò che era effettivamente pomeriggio. Ma improvvisamente qualcuno bussò al campanello del suo appartamento. Sperava tanto che fosse il suo Simone, perché aveva una gran voglia di vederlo.
E fu proprio così.
Andò ad aprire la porta con solo i boxer addosso e la maglietta nera avendo anche i capelli scompigliati. Ed eccolo: era l'amore della sua vita.«Simò!»
«Manuelito, ora ti sei svegliato?»
Annuì il piccolo facendolo entrare per poi chiudere la porta. «Avevo tanta voglia di vederte.»
«Davvero, Manuelito?» ridacchiò.
«Smettila di chiamarme Manuelito.» mise un piccolo broncio.
«Dai! Voglio solo stuzzicarti.» rise. «Beh, come vedi sono venuto. Dobbiamo completare la lista.»
«A che semo arrivati?»
«Alla penultima, cioè devi lasciarmi entrare nella tua stanza.»
«Ah, ecco, ahm.. si, certo.»
«Posso?»
«Ehm... nu voi qualcosa da bere?»
«Certo, un bicchiere di succo di frutta va più che bene.»
Il corvino gli prese l'indice della mano destra e lo trascinò con se in cucina, facendolo sedere al tavolo. Si avvicinò al frigorifero aprendolo e prese il succo di frutta versandolo in un bicchiere di vetro che aveva sul banco del lavandino e glielo porse. Lo fece per guadagnare un po' di tempo, non voleva che nessuno entrasse nella sua stanza, eppure doveva accadere: Simone doveva per forza entrare in camera sua. Finì il succo in un battibaleno che si alzò dalla tavola e guardò Manuel.
«Mi fai entrare adesso?»
Deglutì a fatica e lo guardò.
«Perché hai paura che entri nella tua stanza?»
«Non lo so, non ho mai lasciato entrà nessuno prima d'ora.»
«Sul serio?» spalancò gli occhi sorpreso.
«E secondo te Simò?»
«Quindi... in un certo senso, sarei il primo?»
«Beh...» storse le labbra, guardandolo.
«Andiamoci insieme.»
«C-Come?»
«Andiamoci insieme.» ripetè guardandolo negli occhi.
«Okè.» nel suo tono di voce c'era incertezza.
Manuel camminò davanti a Simone indicandogli la stanza. Mise la mano sulla maniglia e con un respiro profondo l'aprì entrandoci assieme al suo medico. Il maggiore rimase incantato da tutto quell'ordine quasi maniacale.
«E poi non volevi farmici entrare, eh?»
Scrollò le spalle e abbassò lo sguardo con imbarazzo.
«C'è un ordine impeccabile.»
«Te ringrazio.» si avvicinò poi al comodino prendendo i soldi nascondendoli dietro la sua schiena.
Simone era intento a guardare ogni minimo dettaglio della stanza quando poi si voltò perché Manuel l'aveva chiamato.
«Si? Dimmi.»
Gli porse i soldi. «So che n'hai mai parlato di un possibile pagamento del trattamento però ho conservato i soldi pe pagarti... e quindi, prendili, so tuoi.»
Lo guardò perplesso alzando un sopracciglio da quell'azione che non si sarebbe mai aspettata. «Mi dispiace ma non voglio essere pagato.»
«Ma Simo... hai fatto così tanto pe me, perché nu vuoi accettarli?»
«Perché questo trattamento l'ho fatto con il cuore e non per denaro.» lo guardò.
«Ma...» arrossì a quel che disse il maggiore.
«Niente ma, Manuel, tutto quello che ho fatto per te è stato bellissimo. Ti ho conosciuto giorno dopo giorno e devo dire che sei una persona stupenda. Dolce, gentile, a volte irascibile quando ti arrabbi, ma tutto sommato sei quel che sei, un ragazzo dal cuore d'oro.»
«Simò...» gli vennero gli occhi lucidi a tutti quei complimenti.
«Perciò, adesso voglio dirti una cosa che già avrei dovuto dirti tanto tempo fa.»
«Cosa?»
Si avvicinò a passo felpato mettendo alle strette il piccolo, facendolo indietreggiare. Lo poggiò con le spalle al muro. Inclinò al testa verso la sua sinistra e avvicinò le labbra a quelle di Manuel. Sentì così vicino il tepore delle sue labbra carnose e lo baciò. Manuel sgranò gli occhi in un primo momento e poi li chiuse lentamente muovendo e assaporando il dolce sapore delle labbra sottili di Simone.
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Mysophobia | Simuel
FanfictionDove Manuel Ferro è affetto da un disturbo di carattere ossessivo-compulsivo, la misofobia, che porta chi ne è afflitto ad avere un'esagerata paura di toccare oggetti per timore di infettarsi o di contaminarsi. Riuscirà uno psicoterapeuta di nome S...