CAPITOLO 14

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VIOLET...

QUANCHE SETTIMANA DOPO LA SITUAZIONE ERA SEMPRE LA STESSA. I miei amici, diventati ormai solo compagni di classe, continuavano ad essere distanti. Nick non si era più fatto sentire, ma era meglio così. 

Andai a rileggere i messaggi che mi aveva mandato.

"Che fai ora torni a piangere?" o ancora "Ma stai zitta che l'anno scorso ti tagliavi" e alla fine della discussione se ne è uscito con "mi fai pena".  È reciproco fidati, gli avrei voluto rispondere ma constatai che era inutile continuare quella discussione. 

Durante il weekand che stava per arrivare ci sarebbe stata la festa del quartiere accanto a quello dove abitavo io. Ci sarebbe stata una cantante emergente a intrattenere tutti coloro che ci sarebbero andati. 

Ero indecisa se andarci o rimanere a casa dato che ci sarebbero stati sicuramente sia Nick, sia i miei ex amici e sicuramente anche James con il suo gruppo.

Io e James non ci sentiamo da ormai due settimane, a scuola ci rivolgiamo a malapena qualche parola e non mi saluta più.  Perché finisce sempre così quando mi affeziono a qualcuno?


JAMES...

Era due settimane che cercavo in tutti i modi di evitare qualsiasi rapporto con Violet, dodici giorni per l'esaltezza. Si era rivelata un impresa molto più difficile di quel che avrei mai pensato. Stando lontano da lei mi sono accorto che... mi manca, e tanto.

Nonostante i nosti incronti fossero più scontri mi faceva accendere una fiamma dentro che mi faceva sentire vivo. Come se con lei diventassi la migliore versione di me. 

Presi il mio cellulare e scrissi a Trevis.

Io: ei bro, che fai 'sto fine settimana?

Lui: oi, non ne ho idea. forse vado alla festa de quartiere, quella vicino a quel centro commerciale

Io: si si ho capito

Lui: voi venì co me?

Io: dipende con chi sei

Lui: mah, i soliti

Io: ovvero?

Lui: i ragazzi di classe, poi Marvin e Josh

Io: non li conosco ma va bene, tutto pr non rimanere il weekand a casa!

Lui: ok bro, ah domani a scuola porta un po' di fumo eh

Io: okok


Lanciai il telefono sul letto, ma col la mira che ho io finì sul pavimento. Spero solo che non si sia rotto.

 Ritornai a pensare a VIolet. Sono stato così determinato -e stronzo- sulla questione di ignorarla che ho perfino deciso di andare alla casa che mio padre usava per gli ospiti quando qualcuno ci veniva a trovare. Nonostante fossero morti da ormai più di dieci anni, e che io li ho conosciuti a malapena, mi mancano. La mia psicologa diche che a mancarmi non sono loro, ma la figura di una madre e di un padre. Secondo me non è così. Grazie a mia sorella non mi è mai mancato nulla, men che meno la figura di una madre.

Stavo sdraiato a guardare il soffitto contemplando il senso della vita quando mi arrivò una notifica sul mio cellulare. Era Maya. MI ricordai in quel momento che ci eravamo messi daccordo per questo pomeriggio, mi aveva chiesto di portargli delle pasticche "per studiare meglio". Almeno così mi aveva detto.

Mi incamminai verso la fermata dell'autobus più vicina e attesi che passassi. Dopo quaranta minuti ero al luogo che avevamo concordato per chat. Mi guardai intorno cercando Maya. Lei stava davanti a un portone d'ingresso. Mi avvicinai per dargli le pasticche e andarmene il più presto possibile. Tra meno di un ora avrei avuto un allenamento di potenziamento con la squadra.

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