CAPITOLO 11

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VIOLET...

ERO INDECISA SE CHIEDERE AIUTO O MENO A JAMES. Già il fatto che ci riflettessi sù mi spaventava. Mentre mi decidevo sul dafarsi continuai il disegno. Quello che mi ero sesentata di dire ad Aria era che il disegno era riferito a una persona.

Finii il disegno, gli feci una foto per mandarla ad Aria ma sbagliai e la inviai a un altra persona. Quando vidi a chi l'avevo mandata mi maledissi mentalmente. Feci per eliminare il messaggio ma James fu velocissimo e visualizzò la foto.

Lui: Bello. L'hai disegnato te?

Rimasi imbambolata e rilessi almeno altre tre volte il messaggio. 

Io: Grazie. Sì, L'ho fatto io.

Lui: Sei bravissima. Lo fai per passione o come corso extra?

Io: Lo faccio per passione, cmq posso chiederti un favore?

Lui: Spara

Io: Ti ricordi della proposta che mi avevi fatto?

Lui: Quale? Pk mi sa di nn aver capito

Io: Quella sulla poesia

Lui: Umh si forse ho capito

Io: Perfetto! Quindi ci stai?

Lui: E in cambio cosa mi daresti?

Io: Boh, decidi te (Basta che non sia nulla di cui mi potrei pentire)

Lui: Facciamo, io accetto e ciò che mi dovrai dare in cambio te lo dico quando ci si vede.

Io: Ok, a domani JJ.

Mentre scrissi quel nomignolo sorrisi come una scema.

Lui: A domani Pantera.

Quando lessi come mi aveva chiamato feci un gridolino per la felicità. Era bello avere un amico maschio con questo rapporto. Ce lo avevo simile anche con Aaron e Jake ma non ci eravamo mai dati dei soprannomi. 

Certo io ed Aria chiamavamo Jake per il cognome, ovvero Walton, e si, lui era parente di quei Walton. Mentre Aaron lo chiamavamo semplicemente Aaron. Però non so se mi posso definire realmente amica di James. Lui è strano. A volte mi tratta bene, altre no, a volte è dolce altre è la persona più scorbutica sulla faccia della terrra.

È vero anche che io sono l'ultima persona sulla terra che si può lamentare delgi sbalzi d'umore di chiunque, essendo io in primis ad essere lunatica.

Andai a dormire.

Stavo in camera mia. Nella stanza accanto c'era mia mamma con il suo nuovo ragazzo. Decisi di mettermi a guardare la televisione. Presi il telecomando e l'accesi. Il compagno di mia mamma venne in salotto a passo pesante.

«Che cazzo stai facendo?» Fu brusco. Lui era sempre brusco nei modi tanto quanto nelle parole. «Guardo la televisione» Dissi semplicemente non capendo perché fosse tanto arrabbiato.

«Dammi il telecomando» La sua non fu una domanda, ma un ordine. Io feci dinegai con il capo. Lui sbuffò rumorosamente. Poi tornò in camera di mia mamma.

«Io mi sono rotto il cazzo di avere tra i coglioni quella bambina mongoloide! Che vada a vivere dal padre o vada direttamente al diavolo!» Urlò talmente forte che mi fece venire i brividi.

«Ma è solo una bambina Federic, e poi lo sai che il padre abita lontano.» Mia mamma aveva una voce pacata, come se sapesse che sarebbe bastato il nulla per far esplodere Federic.

«Non mi interessa, e lo sai bene" Disse ancora più minaccioso. «Non sarei mai arrivato a tanto ma... O me o lei Margaret. O me o lei.» E detto questo uscì dalla camera. Mi guardò storto, sapeva che avevo ascoltato. Uscì di casa sbattendo la porta. Corsi in camera di mamma che era scoppiata in un pianto.

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