5.

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Simo's pov

Finalmente ho fatto pace con dadda, stavo così male al solo pensiero di aver litigato con lui per il primo giorno di lavoro che è appena concluso, spero che però Riccardo non abbia visto nessuna di queste scene.

Subito dopo aver fatto pace con dadda, vado via dallo studio salutando tutti e sperando che Mickel domani ci sarà.

Esco, chiudo la porta, scendo le scale, inciampo e prendo una storta alla caviglia.

-RAGAAA AIUTOOOO, USCITEEEE- urlo mezzo sdraiato sulle scale.
-RAGA VI PREGO- ritento ma senza successo.

Sono 5 minuti che urlo ma nessuno esce, forse è meglio che chiamo qualcuno che sta dentro, mi sa che dallo studio non si sente chi urla fuori.

Chiamo riki ma, non risponde.
Chiamo Massimo, ma neanche lui risponde.

L'unica persona che rimane da chiamare, è dadda, spero che non senta il telefono neanche lui, perché per orgoglio non dovrei chiedergli una mano neanche se stessi per cadere giù da un burrone alto due milioni di metri seppur abbiamo fatto pace.

-Pronto Daniel D'addetta- che uomo d'altri tempi, risponde ancora con nome e cognome ai numeri sconosciuti? Beh, ha ragione però, almeno se lo chiama la polizia lo rintraccia subito, mossa astuta da parte sua.
-Dadda, senti sono io, Simone- gli dico per tranquillizzarlo, anche se ho la voce alquanto rotta.
-Si, dimmi pure- meno male che non mi ha ancora attaccato.
-Allora, senza dire niente a nessuno, esci, e aiutami, portami almeno fino alla mia macchina, mi sono stortato la caviglia scendendo le scale, ti prego non dire niente a nessuno, dadda, giuro che posso darti in cambio quello che vuoi- gli racconto in una situazione di panico assoluto, senza sapere neanche cosa sto dicendo realmente.
-Va bene a domani mamma- mi saluta dadda.
-Mamma? io non sono tua mamma, dadda, fallo ti prego, ho bisogno di qualc...- insisto, ma attacca mentre sto parlando.

Bene, dopo che dadda mi ha attaccato chiamandomi "mamma" starò tutta la notte sulla scala qua da solo, ad aspettare che qualcuno esca dallo studio.

dadda's pov

Simone, lo conosco da un paio di ore ma ho già capito che è maldestro, sa farsi male anche con i suoi stessi piedi, scendendo tranquillamente per delle scale, io non ho parole, ma non posso fare altro che aiutarlo.

-Dai ragazzi, io vado che devo ancora fare la lavatrice e pulire casa, me lo ha appena ricordato mamma Paola.- dico a riki e a Massimo.
-A domani- mi rispondono all'unisono.

Prendo le mie cose, chiudo la porta, scendo i primi scalini, ed ecco Simone.

-Dadda ti prego aiutami- mi prega Simone.
-Pronto soccorso daddettonico, arrivato!! D'altronde è il più efficace di tutti, però stai zitto, non vorrei mai che nessuno ci sentisse, che poi si fanno idee strane su di noi- gli dico a bassa voce, anche se non ci avrebbero sentiti ugualmente.
-Certo certo- bene, vedo che è d'accordo con me, già un passo avanti.

Lo prendo in braccio facendogli appoggiare la testa sul mio possente bicipite destro e facendogli rilassare le gambe, ora è la mia principessa, proprio cenerentola messo in questa posizione.

-Dadda- prova a parlare Simone.
-Zitto. Tra di noi non c'è niente- gli dico schiettamente, anche se non so neanche io perché stavo pensando che tra di noi ci potesse essere veramente qualcosa.
-Cosa? tra di noi? io non volevo dire quello- e meno male.
-Cosa volevi dire?- gli chiedo molto più gentilmente della risposta che ho dato prima, però guardandolo con gli occhi dolci, come se fossi dispiaciuto per avergli risposto male.
-Che ti voglio bene Dadda-
-Anche io Simone, però muto che ti porto a casa con la mia smart oggi, non puoi guidare in queste condizioni-

Forse è un pochino troppo presto per dire che voglio bene a una persona che conosco da poche ore, con la quale ho già litigato, ma fatto anche pace, però ne vale la pena se detto a Simone,

Riccardo's pov

Esco dalla porta insieme a Massimo circa dopo un quarto d'ora dopo di dadda,perché ormai eravamo gli ultimi rimasti lì.

Chiudo a chiave la porta dello studio e ce ne andiamo scendendo le scale rapidamente.

Apro il portone, e lo richiudo da fuori, ma vedo il riflesso dell'entrata, che fa rimbalzare il mio sguardo proprio sulla macchina che rispecchia, mi giro e la guardo.

Giro per un pochino di minuti intorno all'auto perché sono sicuro di averla già vista.

Ma si...è proprio quella di Simo.

-Massimo ma chi è andato via per prima dallo studio?- chiedo a Massimo anche se sono abbastanza sicuro che sia stato Simone ad andarsene per primo.
-Simone, perché?- infatti.
-Questa non è la sua macchina?- gli domando, anche se pure questo giro sono sicuro.
-Beh si, aspetta che lo chiamo- Massimo e le sue buone idee parte 12344321, se non lo avrebbe fatto lui, lo avrei fatto io, non ci vuole un genio.

Intanto che il telefono squilla guardo dentro la macchina, magari ha lasciato le chiavi dentro e non trovandole in tasca ha chiamato un taxi.

-Riki vieni qua che se simo risponde parli tu- mi distrae Massimo.
-Arrivo- gli dico andando verso di lui.

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