Padre

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"No, fermo. Tu resterai qui, Laerte."

Disse sommessamente Alessandro, dopo essersi trascinato fino all'ingresso dei suoi locali. Si separò faticosamente dalla presa dell'uomo, che con il braccio circondava fermamente il suo busto; dovette serrare la mascella per smorzare un gemito di dolore, per non mostrare lo sforzo immenso che gli era richiesto anche solo per mantenersi nei suoi piedi.

"Raduna la scorta, voglio altri tre, quattro o... o non importa, tutti gli uomini che puoi avere, posizionali all'esterno delle mie stanze. Nessuno deve entrare da queste porte. Fate i soliti turni di ronda, se siete affaticati, e se il sonno vi assale; ma fa' in modo che non restino mai incustodite." Mormorò, per poi proseguire, "Nearco. Solo Nearco ha il mio permesso per accedere, nel caso si presentasse qui. Chiaro?"

Laerte gli diede una rapida occhiata, titubante, ma annuì.

Non avrebbe voluto vederlo varcare quella soglia da solo, essendo cosciente della gravità in cui versava la sua condizione. Aveva sostenuto una buona frazione del suo peso lungo il tragitto: segno nitido di quanto, probabilmente, avesse ormai perso una buona parte della sensibilità agli arti inferiori. In quanto guardia, la sua carica era quella di garantirne l'invulnerabilità; era al contempo, però, quella di dare ascolto alle sue parole, di non porre domande, e di limitarsi ad eseguire. E sebbene non sempre parziali, gli ordini di un re hanno la costante caratteristica del non essere discutibili.

Alessandro posizionò il palmo della mano sulla parete, percependo la polvere sbriciolarsi sotto il suo tocco e crollare nel pavimento, senza emettere suono. Deponendo una parte dei suoi sforzi sul muro, si mosse con un andatura instabile, trascinando i piedi nel pavimento, entrando nell'ambiente. Il respiro pesante scuoteva le sue membra, gli occhi erano socchiusi, nel tentativo di indursi a sostenere al meglio il dolore. Nulla sfuggiva all'occhio terrorizzato di Laerte, che nella sua impotenza, si ridusse a osservare in silenzio la sua figura dileguarsi nelle tenebre e nelle ombre. Non chiese nulla, non volle spiegazioni; si comportò esattamente come gli era stato insegnato sin da bambino, senza aver mai provato il brivido della ribellione. Ma in quella quiete, portava con sé un nuovo fardello nell'animo, spoglio di quella che era stata la sua unica certezza per anni: 

Anche la luce di un dio poteva cessare di ardere, estinguendosi nella notte, con tanta rapidità quanto quella di un uomo.

-

"Per gli dèi, la testa."

Sbiascicò il sovrano, sorreggendo la sua schiena alla fredda superficie alle sue spalle, con un sospiro pesante. Si resse il volto con le dita, stremato. Sentii il sudore che imperlava la sua fronte inumidire la pelle delle sue mani, mentre appiccicava al suo viso la polvere fine della terra che aveva imbrattato il suo corpo dopo che era crollato, nel tempio di Apollo.

Al solo pensiero, sentì l'ira accrescere nelle sue membra. Non avrebbe voluto, non avrebbe dovuto comportarsi così. Lui non poteva essere debole.

Non che ci fosse mai stata una scelta, riguardo ciò. Già quando aveva l'età solamente di un bimbo, era l'unico erede del padre; in quanto tale, già conduceva con sé enormi responsabilità e doveri. E, inevitabilmente, crebbe troppo in fretta. Si dice, molto spesso, che il peggior timore di un uomo non è la morte, ma bensì la vita stessa; lui poteva comprenderlo. Poteva capirlo, perché l'uomo è libero, e può essere sé stesso; lui, invece, era solo una proiezione di coloro che lo circondavano. Non era altro che un piano scritto su carta da altri, e trasportato nella vita reale; stava recitando un copione, scritto da chi lo chiamava figlio.

Ed ora, era ciò che aveva retto e non era decaduto dopo aver sopportato anni di manipolazione, di opportunismo, di gelosie.

Non aveva mai chiesto molto. Voleva ricevere amore, e non il dover trascorrere ogni giorno nell'agonia che, colei che chiamava madre, lo vedesse solo come uno strumento da utilizzare contro il padre; e non poteva sopportare la sola ipotesi secondo cui il padre lo amasse solo quando vedeva in lui qualcosa per cui essere fiero, per accantonarlo per il resto del suo tempo.

Il tramonto di un dioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora