Padre e figlio

49 3 43
                                    


"Quale hai detto che è il tuo nome, ragazzino?"

Il giovane, udendo le parole dell'altro, trasalì. Non c'era altro suono al di là delle giunture della sua armatura che riecheggiavano ad ogni movimento, ad ogni passo che gli costava uno sforzo sempre maggiore, nel tentativo di restare al passo con le ampie falcate dell'uomo al suo fianco.

Le ciocche chiare si riversavano umide nella sua fronte, impregnate di sudore; ricadevano in un viso che, sebbene fosse ormai sbocciato nella bellezza giovanile, era già segnato indelebilmente dalle fatiche di una vita breve, ma abbastanza duratura per permettergli di affacciarsi alla sua crudeltà. Di un volto che, a discapito della sua naturale armonia, era già stato sfregiato da lame nemiche, da addestramenti estenuanti, dal fervore della guerra. Di una pelle per la quale persino la sensazione del sole, che nei mesi caldi si riflette e culla le guance chiare, era sconosciuta; intrappolata in quel bronzo che nascondeva i suoi tratti, rendendo il calore dei raggi un inferno cocente, ogni spiraglio di luce un tormento ardente, al quale mai però si era opposto. Serrando la mascella, nella sua mente bruciante dal metallo che lo rivestiva, udiva costantemente i soli insegnamenti del padre. Aveva ormai già deciso di soffocare i lamenti dentro il suo animo, di reprimerli, lasciandoli sfociare in una ferita interiore per cui soffriva nelle ore più buie, ma che anche nelle ore più splendenti era invisibile al mondo esterno; voleva, e doveva ascoltare invece quella che era la volontà appartenente al padre.

"Rendimi fiero, figlio mio.

Chiudi le tue palpebre al dolore, e fuggirà anch'esso con le tue paure, con le tue incertezze. Non c'è spazio per questo, nelle membra forti di un guerriero; il re vuole una guardia vigorosa, non cerca in te le debolezze di un uomo. Senti questo vento, che giunge dall'oriente. Mentre il biondo del tuo capo scompiglia e le tue vesti ripiega, alza il tuo sguardo; lascia che, con il suo flusso violento, strappi da te fino all'ultimo fiato della tua incertezza, che porti con sé il tuo timore, che con la sua irruenza possa renderti libero. Libero, audace, colui che non conosce alcun limite; sii la sorgente che scorre dal monte, segui ciò che il tuo padrone ti ordina e affronta la via con lui, ma non esitare ad essere irruente e violento mentre le tue acque scorrono senza freni, lungo il letto del fiume; sii un soldato, dimentica chi sei, finché indossi quell'armatura.

Ares veglierà su di te, figlio mio."

Il sopportare si era lentamente tramutato in una costante, sin da quand'era bambino; ancora non era cosciente, però, di come quella libertà tanto predicata dal padre, non era nulla che un illusione. Come se stesse inseguendo il nulla, perché da quel reggere le sofferenze, almeno finché avesse avuto respiro, non sarebbe mai stato libero.

Deciso a ignorare, come meglio poteva, la sensazione di terrore che faceva costante pressione nel suo petto, si affrettò a rispondere.

"Laerte, signore. Figlio di Deimos."

Udendo la sua risposta, l'impazienza che aveva pulsato nelle vene dell'uomo fino a quel momento sembrò frenarsi; esso si bloccò, al centro del corridoio, costringendo l'altro a fare lo stesso. Il giovane percepiva lo sguardo dell'uomo penetrare l'intero perimetro del suo corpo, dalla sua figura ricoperta dalla pioggia bronzea, al suo animo, intessuto nel solo rispetto verso quell'uomo; poi, scoppiando in una risata fragorosa, esso gli diede un colpo al petto, in segno della sua confidenza.

"Ah, il vecchio Deimos. Come dimenticarlo... con le sue capacità, sono stati assai pochi i soldati che hanno mai militato nel nostro esercito. Ma soprattutto, era fedele; probabilmente, tanto quanto io lo sarei solo al vino!"

Esclamò, mentre scrutava il giovane con nostalgia; non poteva negarlo, era identico al padre. Lo stesso taglio astuto e affilato degli occhi, le stesse labbra sottili, sempre ritorte nello stesso identico sorriso appena accennato; quello che, nel padre, poteva o nascondere la peggior scemenza mai compiuta da un uomo nell'intera Macedonia, o poteva venir utilizzato solo per evitare di riflettere esteriormente quella che era  la sua piena stima verso il sovrano, per la sua acuta devozione al suo lavoro.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 24 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Il tramonto di un dioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora