Il buio sembrava essere l'unica cosa ad essergli rimasta.
L'unica che, effettivamente, non lo aveva ancora abbandonato.
Non aveva mai avuto timore dell'oscurità, neanche da bambino. "Solo i deboli, possono temere ciò che non conoscono. I forti, non esitano ad affrontarlo. Tu, chi vuoi essere, Alessandro? Uno qualsiasi fra le folle, o colui che farà da guida a quegli uomini, reggendo la torcia che rischiarerà anche la tenebra più penetrante, anche l'ombra più massacrante, anche il cammino più impervio?"
Lui non voleva essere debole, non poteva esserlo.
Così fronteggiò la paura, volendo annientarla dal suo animo. Non gli sarebbe bastato cancellarla, perché prima o poi, sarebbe sempre riaffiorata; lui desiderava estirparla dai suoi sentimenti, per poter essere un uomo infallibile. Una macchina, alcuni potrebbero dire.
Qual'è la differenza, dov'è quel confine che stabilisce chi vive e chi non è dotato di vita propria? Non è forse anche la peggior emozione che scalda il proprio spirito e che fa tremare le membra, a ricordarci di essere umani? Quello, non era il cammino da intraprendere per diventare invincibili.
Era l'inizio della discesa verso l'abisso, da cui sarebbe stato non solo spogliato della paura, ma di ogni segno della sua umanità. L'ambizione di essere al di sopra di ciò che ci ha preceduto, fa crescere. Avere una motivazione per cui agire, una speranza in cui credere, una fiamma da custodire e da alimentare nel proprio corpo, una ragione per cui lottare e cercare, giorno dopo giorno, di essere la versione migliore di noi stessi, ci rende degli uomini migliori.
Ma delle altre volte, quando quell'aspirazione si tramuta in un'insaziabile sete di potere, di avidità, quando anche la cosa più grande non è più abbastanza, può soltanto indurci a crollare. A dover sopravvivere, non più vivere, nelle macerie delle speranze infrante. Ridurci nella versione peggiore, di noi stessi, e rendere ogni cosa bella un lontano ricordo, tanto felice quanto irraggiungibile.
E nessuna lacrima, in millenni di storia, ha mai restituito ciò che è stato perduto per una scelta sbagliata, per l'avvento della pazzia, per il semplice agire della natura umana. Una volta che qualcosa è perso, lo si perde per sempre.
Non bisogna aver paura di nulla, se non della paura. La sua morsa, quando ti afferra, ti trascina in profondità, fa scaturire in te i peggiori pensieri e i peggiori rimorsi, ma peggio di ogni altra cosa, ti blocca. Ma al contempo, ciò ci serve. La paura ci permette di sopravvivere, di comprendere quando una situazione pericolosa sta avendo la meglio su di noi, delle volte è proprio lei che muove la propria mano per salvarci dall'inevitabile.
Alessandro, aveva soppresso così tanto questa paura, da essersi dimenticato come suonava nella mente. Non solo quella che ti blocca, ma anche quella che ti salva e che ti apre gli occhi, anche nei momenti peggiori. Perché lui credeva alle parole che sempre gli venivano dette, e non voleva essere un motivo di delusione; sognava di essere un eroe greco, uno di quelli degni di Omero stesso. Ma lui, esisteva. Respirava, soffriva, gioiva, tremava come un uomo, non come un foglio di papiro, e aveva bisogno di quei sentimenti che da lui erano stati ormai sradicati.
La sua carne era vivida, il suo cuore pulsava, i suoi occhi scrutavano il mondo. Non era un'invenzione, lui era la cruda realtà.
Lui era un uomo, non un eroe.
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"Alessandro... perché hai fatto questo, perché a me?"
Mormorò una donna, con furia tra le lacrime, accasciandosi su una bara dorata. Aveva posato una torcia sulla parete, fievolmente rischiarando il suo volto, avvolto in un velo nero; tetra era anche la sua veste, che come la notte si diramava nel pavimento, privata delle sue stelle. Chiuse i pugni, colpendo più e più volte la superficie decorata, con disperazione; la sola risposta che ottenne, fu quella di un eco sordo, che risuonò nella piccola stanza. Gridò, ancora e ancora, soffocando i singhiozzi in un panno scuro, stringendo a sé quello che restava di suo figlio.
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Il tramonto di un dio
Ficção HistóricaBabilonia, 323 a.C. Il palazzo reale era silenzioso. Erano perdute le discussioni lungo i corridoi illuminati dalle torce, perdute le risate che risuonavano nelle ampie sale, perduti sembravano essere persino i respiri, nella morsa indomabile della...