"Nearco, prendi questa coppa e sollevala al cielo. Bevi, per amore degli dèi! Avrai tempo una volta morto, a non farlo più."
Biascicò un soldato con un sorriso euforico, porgendogli tentennante il recipiente, colmo di vino. Dal suo alito, già impregnato dell'odore pungente dell'alcool, per Nearco non fu affatto complicato immaginare quanto l'ubriachezza, tra i guerrieri, stesse iniziando a diffondersi rapidamente. Con la stessa precisione di una freccia pestilenziale scagliata da Apollo, Nearco era circondato dal propagarsi di quella condanna, senza lasciare scampo a nessun ogni uomo: il rumore sordo dei vasi straripanti delle bevande si poteva udire in ogni tenda, l'odore acre giungeva al suo olfatto quasi soffocante da ogni dove.
Ognuno, sorso dopo sorso, cadeva in quella trappola.
Non poteva capirli pienamente, ma poteva provarci; Nearco, della sua ignoranza, si riteneva fortunato. La sua vita consumò sbattuta dalla spuma delle onde, come maestro dei mari, a tal punto che la sua intera esistenza, lentamente, si tramutò in continue spedizioni; ma, a differenza loro, non fu costretto a reggere marce eterne scottato dall'arido deserto, non fu tormentato dagli animali selvaggi delle Indie, e non dovette patire le stesse perdite. E avendo presidiato per un periodo nell'esercito macedone, in qualità di generale scelto da Alessandro stesso, poteva ben compatire con quel dolore, e stabilire quanto non gli mancasse.
Potrebbe sembrare che, per un uomo come Nearco, definirsi un favorito dalla sorte sia paradossale. Forse, potrebbe anche esserlo; ma lui sapeva quanto quegli uomini fossero altrettanto devastati e provati dalle guerre, quanto la loro coscienza fosse altrettanto straziata, quanto quegli occhi, che ora vagavano scherzosi arrossati per le dosi di alcool, avessero visto gli inferi, senza muovere piede dalla terra.
Nel riflesso della goccia di vino che era residua nei boccali di ognuno di loro, si riconosceva quella voglia sfrenata di sfuggire dalla realtà. Di spogliarsi, insieme alle loro pesanti armature, della memoria dei loro peccati, di poter abbassare lo sguardo verso le proprie mani e non vederle più macchiate del sangue nemico, ma del più comune e innocente alcool. La speranza che, dopo l'ennesimo sorso di troppo, quella città straniera sarebbe svanita dalla loro vista, mentre loro avrebbero potuto sedersi ancora una volta in una taverna in Macedonia, rischiata solo dal chiarore della luna, per ubriacarsi per la spensieratezza, e non per l'affanno.
E chiaramente, il circolare di voci angoscianti sul sovrano... i soldati, in qualche modo, dovevano pur reprimere quell'incertezza, quel vero e proprio timore che stava avvolgendo le loro membra e il loro animo, su quelle che erano le sue vere condizioni.
Loro non erano nulla, non sarebbero mai stati nulla, se privati di Alessandro; così, neanche lui sarebbe mai potuto essere Alessandro, senza i suoi uomini.
Ma ora, il pallido bagliore argenteo non altro metteva in risalto se non lo stato disperato in cui versavano gli uomini. Chiazze scure di bevande si spargevano nel terriccio, quasi a voler dissetare l'arida erba solitaria non più d'acqua, ma di quell'apparente esaltazione estrema; cocci di vasi, elmi, spade, tutti disseminavano ovunque l'accampamento, perduti i loro padroni, in attesa di essere riconosciuti solo al giungere dell'alba di un nuovo giorno.
Nearco dovette reprimere un conato di vomito, non dovuto all'alcool, bensì a quello scenario disgustante a cui non aveva scelta, se non quella di assistere. Non aveva mai amato il vino, e ancora meno quando era ridotto in quelle condizioni.
Affioravano alla mente troppi ricordi, tanti quanto neanche il bere avrebbe mai potuto soffocare.
"No, grazie lo stesso, amico. Bevi tu per me, e io mi assicurerò di ringraziare gli dèi per la tua... gentilezza."
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Il tramonto di un dio
Historical FictionBabilonia, 323 a.C. Il palazzo reale era silenzioso. Erano perdute le discussioni lungo i corridoi illuminati dalle torce, perdute le risate che risuonavano nelle ampie sale, perduti sembravano essere persino i respiri, nella morsa indomabile della...